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RAI e servizio pubblico siamo ben lontani dalla vittoria

Creato il 06 dicembre 2011 da Paz83

RAI e servizio pubblico siamo ben lontani dalla vittoriaNell’articolo di Repubblica sullo show di Fiorello (Il più grande spettacolo dopo il weekend) vengono riportate alcune affermazioni in merito di Lorenza Lei, direttore generale della RAI. Una in particolare ha attirato la mia attenzione:

“ha vinto Fiorello. Ha vinto la Rai e, posso dire con orgoglio ha vinto il servizio pubblico”.

No cara Lorenza, mi permetta di dissentire. Non ha vinto il servizio pubblico, anzi, siamo ben lontani dal poter anche solo pensare ad una affermazione del genere, a meno di non voler vedere in uno Show, uno solo, ben riuscito (con ascolti record è vero), della durata di 4 puntate, sul breve periodo di un mese su dodici, la completa e totale riaffermazione e rilegittimazione del principio di servizio pubblico della tv di stato. Mi pare un tantino presuntuoso, non trova? Servizio Pubblico per me è altro, o almeno non è solamente questo. Contiene in se valori, principii e dinamiche che sono al momento ben lontane da casa RAI. Servizio Pubblico è qualcosa di più, e vede nel caso specifico radiotelevisivo l’affermazione della TV come bene nazionale comune. Un bene in grado di raggiungere il maggior numero di cittadini con la maggior facilità possibile, quindi ad esempio mantenendo una visione neutrale delle piattaforme su cui esso può essere veicolato. Nello specifico possiamo tirare in causa l’abbandono di RAI dalla piattaforma SKY dove la logica è stata dettata più da dinamiche di mercato che altro. Questo ad esempio va contro il principio di servizio pubblico. Inoltre il Servizio Pubblico, ci viene sempre ricordato, proprio perché in teoria svincolato dalle leggi di mercato dovrebbe rifarsi solo ed esclusivamente ad una offerta qualitativamente e culturalmente più alta possibile, nell’interesse del cittadino e non dell’audience o dello share. In quest’ottica, e mi si perdoni se ci torno su, un vero servizio pubblico avrebbe interamente coperto ed approfondito la diretta della conferenza sulla manovra economica tenuta dal Governo Monti, proprio perché evento di interesse e rilevanza nazionale, essendo peraltro correlato  al periodo di crisi che colpisce la nazione nella sua interezza, quindi evento di rilevanza fondamentale. Questo però non è accaduto. In questo caso la tv di stato che dovrebbe farsi fornitrice e garante di quel servizio pubblico, pagato oltretutto dai cittadini mediante un canone (ricordiamolo) non ha adempito alla sua funzione: la diretta, per quanto riguarda la RAI è stata coperta solo da RaiNews24 che è fruibile su digitale terrestre o in streaming via internet. Di fatto questa condizione ha potenzialmente tagliato fuori tutti quei cittadini nelle cui zone di residenza non è ancora avvenuto lo switch off o dove la copertura della rete internet non arriva o non è tale per potenza di servizio offerto a garantire un’ adeguata fruizione della diretta streaming. Al contrario, una diretta coperta su una delle tre reti generaliste avrebbe garantito una copertura completa verso il maggior numero di cittadini. Questo è solo un esempio. Cito quindi il direttore di Rai News 24, Corradino Mineo, che qualche giorno fa diceva pressapoco così: la RAI dovrebbe cominciare a investire nel suo enorme potenziale di risorse umane e non, interne, incentrando una parte del suo sforzo sulla formazione e preparazione, perché solo così si valorizza il suo grande patrimonio. Anche questo è servizio pubblico. Invece spesso la RAI si appoggia o appalta all’esterno cose che con un pochino di coraggio potrebbe fare internamente. Mineo sottolineava anche l’inadeguatezza dei mezzi a disposizione delle redazioni locali, sottolineando la necessità di un ammodernamento di quel comparto informativo che oggi risulta quindi poco competitivo incidendo negativamente sulla qualità e le tempistiche dell’informazione RAI. Altra puntina di coraggio servirebbe alla RAI per quanto riguarda l’offerta culturale, sparpagliata in parte sul digitale e in parte ad orari vampireschi. Se vogliamo parlare di vittoria, futura, del servizio pubblico radiotelevisivo allora è necessario trovare la volontà di osare, inserendo nelle fasce civili del palinsesto generalista segmenti di programmazione che adesso non trovano spazio intasate come sono da un offerta di solo puro enterteinment trito e ritrito. Senza considerare tutta la questione politica.  Insomma, non basta a mio avviso uno show dei record e 5 minuti di intelligente ma comunque leggera disquisizione sul profilattico per parlare di vittoria del servizio pubblico. Siamo ancora lontani.


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