Magazine Ciclismo
"Le persone possono dubitare di ciò che dici ma crederanno a ciò che fai" (Lewis Cass)
Un sogno che si avvera quello del raid, un progetto che per anni ho coltivato e finalmente riesco a compiere. Un'esperienza che per me ha una valenza che va al di la dell'aspetto prestazionale ma rappresenta lo spartiacque tra il prima e il dopo e che introduce il mio nuovo essere biker. Finita la mia partecipazione alle gare e rimanendo comunque il mio dietro le quinte di diverse gare e iniziative relative, ecco che i raids, il "cicloalpinismo" (come lo chiamo io) rispecchia maggiormente il mio modo di essere ora, nel pieno dei miei cinquant'anni .
PREMESSA 1^ TAPPA
Per tutto l'inverno avevo studiato tracce e cartine, scambiato opinioni, disegnato vie di avvicinamento verso est, con peripli che poi mi avrebbero riportato a Verona, da dove sarei partito e ritornato. Poi, a febbraio inoltrato, la frattura della clavicola, in allenamento sull'XC di Tregnago aveva messo a rischio tutto ma un ottimo decorso mi ha permesso di riprendermi velocemente e quindi di fare poi più strada possibile con la bdc nel mese successivo. Poi anche la mtb per un altro mese con la quale ho macinato km ma sopratutto ore e dislivello. L'escursione disegnata dall'amico Alessandro, "Lessinia Braves", con la sua durezza, mi ha dato la convinzione definitiva che non ci sarebbero stati problemi di tenuta, ero pronto.
"La gara non è sempre del più veloce…ma per coloro che continuano a correre" Perché di tenuta si parla non di spunto, è inutile andare come treni per 3/4/5 ore quando poi alla distanza crolli. Devi stare 10 ore e più seduto in sella, pedalando regolare una bici pesante, senza fuori soglia e se non hai "chiappe di titanio" sei spacciato. Il fascino del raid, nella mia testa, era quello di poter andare lontano, in montagna, partendo da Verona, percorrendo sentieri e mulattiere, "spallando" la mtb nei tratti impossibili. "Porsi un obiettivo è la più forte forza umana di auto motivazione" (Paul J. Meyer) Tanti hanno - a parole - espresso la volontà di partecipare ma sapevo sin dall'inizio che sarei rimasto solo o quasi. L'inaspettata assenza di DS ed Erede per una settimana mi ha "regalato" la possibilità di allungare il raid di un giorno, portandolo a 3 e qui la difficoltà si è amplificata facendo sparire i pochi interessati ed aumentando chilometraggio e dislivello ma la sfida in queste condizioni è più stimolante ed io ci credevo. A pochi giorni dalla partenza ero solo ma come succede a volte nella vita "esiste un'isola di opportunità all'interno di ogni difficoltà" e vengo contattato da Andrea, un biker che avevo incrociato in passato a qualche notturna. Non conosco i limiti della sua tenuta ma basta poco per capire che non ci sarebbero stati problemi, il suo curriculum è di assoluto rispetto. Aduso ai lunghi viaggi farà l'intero raid con la sua 29 pollici "single speed" quindi unico rapporto, il 32x21. Basta questo dettaglio per sottolineare la solidità fisica e mentale di Andrea. Nei giorni precedenti la partenza ci siamo incontrati nel negozio che gestisce, poi per una pizza insieme e quindi eccoci pronti a partire.
LA 1^TAPPA
Da Verona al Rifugio BertagnolliRendez-vous alle 0800 a Ponte Florio e con noi si aggrega per il primo giorno un biker veronese, Bobo. Io e Andrea in modalità raid quindi tra mtb e materiale arriviamo ai 20 kg circa.
Conduco il trio attraversando per sterrati le dorsali e superando Montorio, l'Arcandola, San Briccio, Marcellise, Mezzane, Salita dei Cancelli e successiva discesa 3 Valli che ci porta a Tregnago. Sosta tecnica da Agostino per un saluto e rifornimento acqua e subito
Ago si accorge che la gabbia del mio deragliatore si era "fratturata" ed in 5' me la sostituisce. Grande e grazie ancora.
Foto ricordo a cura della Jenny e ripartiamo prendendo la salita che ci porta alla Croce del Vento.
Proseguiamo per la Ferrara dalla via più ripida e quindi verso Cunegatti e a seguire Venchi e San Bortolo dove facciamo la sosta panozzo e coca.
Ripartiamo e ci apprestiamo a pedalare in posti veramente magici che ci porteranno, via Sentiero dell'Orco e via Bosco delle Fate, ad attraversare cascate e ruscelli
fino ad arrivare all'asfaltata che poco dopo lasceremo per prendere i sentieri che ci porteranno a nord, verso il Vajo dei Sengi Rossi e quindi Lovati, dove poi andiamo ad agganciare la strada che ci porterà al Rifugio Bertagnolli. Sull'asfalto in salita, recuperiamo, i km e le ore sono passati ed il peso aggiuntivo si sente, eccome, ma la gamba gira bene.
Dal Rifugio Bertagnolli al Rifugio BattistiLa sosta al Bertagnolli arriva al momento giusto perchè la fase di avvicinamento è stata faticosa ma la parte veramente dura deve ancora iniziare. Ciacole con un paio di avventori e con il gestore, una fetta di torta, coca fredda e si riparte. Prendiamo il sentiero meno diretto che porta al sentiero Milani e una volta incrociato, si va a sx, direzione Passo Scagina. Giornata di sole stupenda, calda ma non asfissiante perchè oramai siamo in quota, pedaliamo lungo lo stretto e a volte esposto sentiero, scendendo la dove gli scarichi di
roccia non permettevano il passaggio in mtb. Arriviamo alla Scagina e qui prendo la decisione, per questioni di orario, di tagliare per il Passo Ristele e non per il Passo della Lora, tanto saremmo dovuti scendere dalla mtb in ogni caso, una decisione comunque non facile. Quindi Passo Ristele in discesa, fino ad agganciare il Sentiero degli Alberi che ci avrebbe portato al Battisti. La prima parte del sentiero che parte da Passo Ristele è brutale, pressoché proibitiva da fare con la mtb in spalla/spinta, ma fatto con attenzione, fattibile. Terminata la 1^ ora di spallata ecco che incrociamo il sentiero e rimontiamo in sella pedalando verso il Battisti per la fine della 1^ lunga e difficile tappa.
Arriviamo e Marco, il gestore (con il quale avevo parlato nei giorni scorsi) ci attende all'ingresso del rifugio.
1^ Notte al rifugio Battisti
L'idea originaria era di fare cena e colazione al Battisti e di dormire in tenda. Il peso eccessivo della tenda di Andrea e le previsioni (sbagliate) di brevi piovaschi pomeridiani mi avevano convinto a cambiare programma e di usare il Battisti come base per dormire e mangiare. Entrambi soci CAI, io e Andrea usufriamo di uno sconto e quindi alla fine è stata la scelta migliore. La vita in rifugio (quelli veri) è spartana ma è quella che piace ad entrambi, senza fronzoli. Stanzetta con letto a castello, bagno in comune con tutti, zuppa d'orzo, polenta, funghi e formaggio... e Weissen. Ci scappa la doccia prima di cena ma la stanchezza è tale per cui alle 2130 stiamo già dormendo. Ci attende la seconda difficile tappa, la Rifugio Battisti - Rifugio Papa a/r.
I dati della 1^ tappa- Km 70- Dislivello in mt: 2735- Ore pedalate: 8h 52'- Ore pedalate in salita: 5h 32'- Pendenza media in salita: 13%- Altezza minima: 71 mt- Altezza massima: 1648 mt- Massima pendenza: 22%- Minima pendenza: -35%- Calorie: 5760
CONCLUSIONI SULLA 1^ TAPPA
La prima tappa, seppure pianificata, rimane sempre la più difficile, sopratutto a livello psicologico. Se anche hai pianificato tutto rimane sempre la possibilità di un errore, di una valutazione sbagliata in termini di tue reali possibilità, di scelta di materiali e di compagni di avventura. Ma un raid, e nella fattispecie la 1^ tappa, non si può affrontare da solo per la difficoltà di alcuni tratti che, in caso d'incidente, caduta, guaio meccanico serio, ti espongono a rischi troppo elevati. Col passare delle ore invece si instaura un eccellente feeling con Andrea e pedaliamo insieme con lo stesso passo e scambiandoci storie ed opinioni. Scopriamo di essere entrambi animati da una volontà di ferro e come diceva Macchiavelli "dove c'è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà".
A domani per la storia della 2^ tappa.
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