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Rajoy si gioca la spagna

Creato il 29 novembre 2012 da Tnepd

RAJOY SI GIOCA LA SPAGNA

I centoundici morti della fabbrica di Ashulia in Bangladesh ci danno concretamente il senso di cosa sia la modernità nelle relazioni industriali auspicata dal governo Monti. Per un residuo di dignità sindacale, Susanna Camusso si è rifiutata di apporre la sua firma al cosiddetto accordo sulla produttività annunciato la settimana scorsa. Il testo dell’accordo, dopo un’enunciazione retorica sull’importanza della contrattazione collettiva, di fatto la liquida a favore della contrattazione di secondo livello, cioè quella aziendale. In pratica è un suicidio del sindacalismo confederale; un suicidio che coinvolge la stessa Confindustria, che sino a qualche anno fa era ancora uno dei maggiori potentati italiani, mentre oggi ha poco a che fare con l’industria, ed è ridotta ad una delle tante agenzie di lobbying dei poteri finanziari. Un lobbismo di “secondo livello”, o addirittura meno.
Lo scopo del cosiddetto accordo è di confinare la contrattazione collettiva nell’ambito della mera ritualità, trasformando le contrattazioni aziendali in ricatti caso per caso nei confronti dei lavoratori. L’accordo non colpisce solo il lavoro, ma va a mettere in difficoltà lo stesso sistema della piccola e media impresa, che, senza contratti collettivi, si troverà sempre più esposta al sindacalismo giallo controllato dalle malavite locali, a loro volta più o meno tutte irretite da poteri sovranazionali, dalla NATO alle compagnie multinazionali. Risulta sempre più chiaro che il vero contenuto degli slogan sulla “produttività”, la “flessibilità” e la “modernità” riguarda il controllo criminale sull’economia, una criminalità che trova i suoi centri dirigenti e le sue protezioni nelle grandi agenzie internazionali, come l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), il Fondo Monetario Internazionale e la stessa ONU, come ha dimostrato la vicenda del traffico di organi umani in Kosovo.
Il complotto forse non esiste, ma le associazioni a delinquere (“criminal conspiracy”, in inglese), invece esistono eccome. Del resto, quando si mettono in discussione le relazioni sociali fondamentali come l’occupazione, l’istruzione, le pensioni e la sanità, su cos’altro può fondarsi una società se non sul crimine organizzato?
Anche in Spagna il primo ministro Rajoy si affretta ad affossare quel che rimane dello Statuto dei Lavoratori vigente, che verrà rivisto al ribasso per permettere l’assunzione di personale ricattabile e sottopagato. Ciò per attirare i famosi “investimenti internazionali”. C’è in atto un piccolo accordo con l’azienda di Stato francese Renault, ma il piatto forte riguarda il gioco d’azzardo, con la costruzione di una “Eurovegas” da parte del magnate internazionale del settore, Sheldon Adelson. Secondo alcuni commentatori Adelson può essere considerato una sorta di redivivo Meyer Lansky, il boss del gioco d’azzardo a Las Vegas negli anni ’60, la cui figura fu adombrata nel personaggio di Hyman Roth del film “Il Padrino- Parte Seconda”. [1]
Sino a qualche anno fa la Spagna era considerata dai media come una locomotiva economica dell’Europa, un modello da imitare. La Guerra di Spagna sembrava un ricordo vago e lontano, una follia ideologica da lasciarsi alle spalle; roba utile giusto per i film di Ken Loach. Oggi invece la Spagna si trova nuovamente ad essere bersaglio di un’offensiva colonialistica; ed ancora una volta l’aggressione coloniale dall’esterno trova i suoi referenti ed i suoi punti di appoggio nelle oligarchie interne.
La tecnica del furto delle case dei poveri attraverso finanziamenti e mutui truffaldini da parte delle banche, aveva conosciuto un notevole sviluppo in Spagna, ma questa tecnica era stata inventata e messa a punto con successo negli USA. Questa truffa immobiliare presenta come controindicazione il fatto che, dopo aver spolpato fino all’osso la popolazione più povera, gli speculatori e le banche siano costretti a rifilarsi bidoni reciprocamente, oppure a ricorrere all’aiuto soccorrevole dello Stato. Così, mentre il governo Rajoy scatena gli ufficiali giudiziari, gli sfratti per morosità sui mutui crescono in modo esponenziale, i procedimenti di pignoramento dal 2008 ad oggi sono arrivati a 350.000 secondo dati ufficiali, e il fenomeno dei suicidi per chi perde il lavoro o la casa ha raggiunto un livello endemico. Il tutto mentre il numero di abitazioni invendute e vuote in Spagna ha superato il milione di unità.
La ricetta di Rajoy per risolvere la “crisi” è stata la solita: i “tagli lineari”, cioè riduzione delle deduzioni fiscali, riduzione dei fondi per la Scuola, la ricerca scientifica, la salute e la disoccupazione; e, contemporaneamente, rifinanziamento con soldi pubblici degli istituti di credito che hanno mandato in malora l’economia spagnola con le loro truffe. Qui il governo spagnolo perde la sua durezza e si intenerisce fino a promettere alle banche ben sessanta miliardi di euro. Ma il fatto che la “crisi” sia uno slogan/pretesto per creare povertà e che la povertà sia un business, diventa ancora più chiaro se si pensa che, in un paese ridotto allo stremo, la manovra finanziaria prevede incredibili incentivi per il gioco d’azzardo.
Mentre l’opinione pubblica spagnola viene distratta dalle velleità secessioniste della Catalogna, ecco come Rajoy ha pensato di giocare veramente le sue carte. Sheldon Adelson aveva posto precise condizioni per il faraonico progetto di Eurovegas, che il governo Rajoy si è affrettato ad accettare. Dopo un tira e molla con la Catalogna, si è deciso finalmente che Eurovegas sorgerà nelle vicinanze di Madrid con sei casinò, dodici resort, nove teatri e cinema, e tre campi da golf; un bel progetto per chi deve tirare la cinghia. In effetti gli incentivi del governo permetteranno di dedurre le perdite al gioco dalle vincite, mentre l’Ibi (l’Ici spagnola) per le case da gioco otterrà esenzioni fino al 95%. Roba da fare invidia alla Chiesa Cattolica nostrana.
Non c’è dubbio che Adelson porterà in Spagna una ventata di nuova moralità, visto che per i suoi casinò di Macao il magnate risulta già coinvolto in inchieste che riguardano rapporti con la mafia cinese e lo sfruttamento della prostituzione. Il magnate sarebbe anche un magnaccia.[2]
Ma si tratta di marachelle, di birichinate, ed alla fine si scoprirà che la colpa è tutta dei Cinesi; e magari ci si dirà pure che l’FBI si è ricordata improvvisamente di questi peccatucci solo perché Adelson aveva dato i suoi finanziamenti elettorali a Romney invece che ad Obama. Queste inchieste dell’FBI in effetti sanno molto di cortina fumogena, di espediente per placare quella parte di opinione pubblica che fa fatica a digerire personaggi come Adelson. Il vero problema infatti è un altro. Non si capisce perché debba esistere un “magnate” del gioco d’azzardo. Quali competenze, quali capacità manageriali, quali know-how, sarebbero necessari per impiantare un casinò? Mica è uno stabilimento della Volkswagen.
Gestire il gioco d’azzardo in realtà non richiede nessuna competenza; semmai la “competenza” consiste nell’accaparrarsi questa gestione, cioè nell’impedire materialmente ad altri di soffiarti l’affare. Non per niente il gioco azzardo in passato o era un affare del crimine organizzato, oppure era un monopolio dello Stato. Oggi capita però che lo Stato ed il crimine organizzato si mettano d’accordo per gestire insieme il business; ed è appunto il caso del “cartello” (o “criminal conspiracy”?) Rajoy-Adelson.

[1] http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2011/11/09/visualizza_new.html_641915733.html
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.huffingtonpost.com/2012/06/29/sheldon-adelson-prostitution_n_1638439.html&prev=/search%3Fq%3Dsheldon%2Badelson%2Bprostitution%26hl%3Dit%26tbo%3Dd%26biw%3D1440%26bih%3D809&sa=X&ei=IOyxUI3JEMj5sgaejoHgAw&ved=0CFsQ7gEwBQ


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