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Rambaldi e l’ET italiano

Creato il 11 agosto 2012 da Albertocapece

Rambaldi e l’ET italianoE’ morto Carlo Rambaldi creatore di mostri e di alieni, di fiabe moderne e di cuori in gola nella placenta dei cinema. Chi ha meno di quarant’anni pensa subito a Et,  ”telefono casa” e a quelle odissee tra horror e noir di Dario Argento, ma il meglio della fantascienza e del giallo, Rambaldi lo ha dato nella realtà italiana: pochi forse ricordano che fu proprio lui a costruire il manichino con cui si cercò di stabilire dalla traiettoria di caduta, cosa fosse davvero accaduto a Pinelli, precipitato da una finestra del quarto piano della questura di Milano. Un manichino fra i tanti i cui fili erano tirati da forze oscure. Correva l’anno 1969.

Sta di fatto che della strage di Piazza Fontana, a seguito della quale l’anarchico fu arrestato, non si sa ancora nulla o quantomeno non c’è una verità acclarata. Tanto che nel 2009 Napolitano, nel rituale ricordo  disse:  comprendo il peso che la verità negata rappresenta per ciascuno di voi, un peso che lo Stato italiano porta su di sé (…) La riflessione è necessaria perché ciò che è avvenuto nella nostra società non è del tutto chiaro e limpido e non è del tutto stato maturato. Continuate a operare per recuperare ogni elemento di verità“. Peccato che proprio il Quirinale sembri non aver preso atto di queste parole e stabilito che la presidenza della repubblica  è sollevata dall’obbligo della verità.

La lunga inchiesta concluse che al momento di quel tragico volo per Giuseppe Pinelli e per la vita italiana, il commissario Calabresi, nel frattempo assassinato, non si trovasse  nella stanza dell’interrogatorio, nonostante alcune testimonianze contrarie e una serie di incredibili contraddizioni di coloro che erano presenti. Così insomma alla fine si stabili che la caduta dalla finestra si era verificata a causa di un malore. Come si vede la probabilità dell’arrivo di un’astronave aliena è una bagatella in confronto a questa sorprendente tesi: la fantascienza italiana rimane insuperata alla faccia di Spielberg.

Ma insomma sarebbe stato molto opportuno, per molti se non per tutti che  la strage di piazza Fontana  avesse una matrice anarchica e dunque ci si concentrò su personaggi che non c’entravano nulla: la realtà era altrove, in quel groviglio di golpismo neofascista e servizi segreti che vivevano come una sanguisuga su quell’Italia contesa tra  i due mondi e  in cui le aspirazioni di apertura democratica si scontravano con uno status coloniale. Una realtà storica che tuttavia non ha ricevuto un pieno riconoscimento in sede giudiziaria visto che l’agente Zeta, alias Guido Giannettini, alias golpista nero, filo conduttore dell’ ambiente in cui navigavano i Freda e i Ventura fu assolto in secondo grado e in contumacia. Peccato davvero che non sia stato Rambaldi a creare  il  parassita del “Terrore della Sesta luna” così da rendere tutto il senso della nostra grottesca “scienze fiction”.

E chissà cosa potrebbe inventarsi, quale effetto speciale immaginare, per ricreare un’Italia dove gli eredi di quel mondo, dallo scialbo “orfanello”, come lo chiama Rondolino,  oggi alla guida de la Stampa e da marzo prossimo con tutta probabilità del Corriere, alle vibranti cariche, ai tecnici stragisti di diritti, agli ex giovani italioti almirantiani dello stampo di Fini & C che oggi si preparano alla santa alleanza con Pd e Sel, si ritrovano in un appassionante immobilismo gattopardesco. Tutti pronti a proteggerci dalla bomba della verità.


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