Quando si dice “un finale con il botto”. Già, perché così è stato il mio viaggio in Polinesia: dieci giorni in giro tra queste isole meravigliose, di cui gli ultimi tre nel posto che ho amato di più, Rangiroa, uno degli atolli più grandi del mondo (nella sua laguna potrebbe essere contenuta l’intera isola di Tahiti).
La mia grande attrazione per Rangiroa ha una spiegazione, e ve la racconto subito. Non era passata ancora mezz’ora da quando ero atterrata sull’isola che già mi ritrovavo ad indossare una muta, ascoltando le parole di un ragazzo italo-argentino che mi dava tutte le indicazioni per affrontare il mio “battesimo del mare”.
Tutto è avvenuto molto velocemente: maschera, pinne, gommone, Fernando, istruttore di diving da lunga data, che mi mostra i gesti per comunicare quando saremo lì sotto, e mi ritrovo in uno dei fondali più amati dai subacquei. Respiri brevi e ritmati, lui al mio fianco come una sorta di angelo custode, con quel suo sguardo rassicurante… una delle esperienze più belle della mia vita.
Una ventina di minuti alla profondità di quattro metri tra coralli e pesci. Le luci si spengono per accendersi in modo più diffuso e filtrato, gli unici rumori sono solo quelli provocati dal respiro, tutto è lento, quasi immacolato. Fernando mi tiene il braccio, poi mi lascia. Io so che lui è lì, proprio dietro di me, ma apprezzo il suo gesto perché mi permette di raggiungere un senso di libertà ancora più totale. Poi torno lentamente a galla piena di gioia e adrenalina. Ora forse capite bene perché Rangiroa non poteva fare altro che farmi innamorare.
A confermare questo sentimento ci si è messa anche la magnifica camera del nosto resort, il Kia Ora Resort & Spa: ampia, con tanto di giardino, piccola piscina privata, sdraio e una vasca da bagno all’aperto per godersi il relax nel migliore dei modi.
Il giorno successivo dovevamo fare un’escursione in barca alla Lagon Bleu, ma il mare mosso ha fatto cambiare i nostri programmi. La nostra guida ci ha assicurati che ci avrebbe portati in un posto altrettanto bello e siccome Rangiroa è nota per la sua interminabile distesa di motu, non avevamo dubbio alcuno.
In poco più di un’ora di navigazione abbiamo raggiunto Ile aux Recifs, un sito naturale a sud dell’atollo composto interamente da feo (affioramenti corallini). Scesi dalla barca abbiamo camminato per più di un’ora in questo posto incantevole contornato da acqua cristallina che fa da contrasto al bianco intesa della sabbia dei coralli. Arrivando in prossimità della parte esterna della barriera, si possono ammirare queste conformazioni coralline che, grazie al lavoro costante e instancabile del vento, hanno assunto forme quasi artistiche. Coralli che diventano statue, canali che si trasformano in piscine naturali, e poi è arrivato il mio primo incontro con il granchio del cocco, il più grande artropode terrestre del mondo. Le sue dimensioni non possono lasciare indifferenti e, a guardare la grandezza delle sue chele, non si fa certo fatica a pensare che riesca a rompere le noci di cocco.
I regali che mi ha fatto quest’isola non sono però finiti qui. Quella stessa sera siamo andati ad ammirare il tramonto sulla terrazza de Les Relais de Josephine, una pensione poco distante dal nostro resort che rappresenta una valida alternativa alle grandi e lussuose strutture convenzionali. La proprietaria di questa struttura ci dice che proprio di fronte alla sua terrazza, tutti i giorni, è possibile assistere allo spettacolo dei delfini che passano dall’oceano alla laguna.
Il giorno seguente, abbiamo avuto la possibilità di verificare quanto avevamo sentito. In barca nel canale, ci siamo ritrovati in mezzo alle danze sempre affascinanti di questi maestosi mammiferi. Abbiano poi terminato con la visita di Tiputa, un sonnacchioso ma piacevole paesino, nel quale le poche persone incontrate ci hanno accolto con grandi sorrisi, quei sorrisi distesi di chi il paradiso non è costretto a sognarlo, ma lo vive ogni singolo giorno.
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