Rapina a Cerveteri ( Rm), morto il titolare. Quando l’hit del momento è il canto di un revolver

Creato il 09 agosto 2011 da Yourpluscommunication

Alle 14.00 di oggi, al distributore della Erg al chilometro 43.300 della Via Aurelia, a Cerveteri , vicino a Roma, si è consumata l’ennesima tragedia criminale. Mario Cuomo, il titolare della pompa di benzina è stato colpito alla testa da un proiettile e nel trasporto al San Camillo è deceduto. Il fratello Carlo è stato portato d’urgenza all’ospedale ed è stato operato. Le sue condizioni rimangono gravissime. Avrebbe dovuto compiere 62 anni domani Mario Cuomo, padre di Alessandro che insieme alla moglie hanno assistito al fatto. Una rapina, come tante altre in questo periodo, ma con la differenza che non esiste più nessuna remora a sparare, a sparare per uccidere. Ed è quello che è successo oggi, quando due uomini, presumibilmente italiani, con il volto coperto dal casco hanno cercato di sottrarre l’incasso al titolare. Mario Cuomo ha reagito e il malvivente seduto dietro allo scooter ha iniziato a premere il grilletto, parecchie volte, colpendolo a morte e ferendo alla spalla il fratello. Sono i carabinieri di Ladispoli che dirigono le indagini e sentono i testimoni, tra cui la signora Wang Lei, titolare di un ristorante cinese vicino al distributore, che dice: «Mario era lì per terra, con tanto sangue intorno alla testa. Carlo invece aveva ancora gli occhi aperti. La moglie di Mario si disperava, c’era anche il figlio Alessandro, che lavora con loro. I carabinieri e l’ambulanza ancora non erano arrivati». La signora Ling è subito uscita dal locale quando ha sentito gli spari e le urla di un secondo testimone che probabilmente ha visto i rapinatori fuggire. Morire per 1000 euro, questo era l’incasso, che volevano rapinare. Mille euro per la vita di una persona, quando la crisi, anche quella umana, colpisce il valore di un respiro. A Roma e provincia si ascolta sempre più spesso la stessa canzone, l’hit del momento è il canto macabro di una pistola. E chi l’ascolta, sempre più spesso, non sente più niente dopo.

Alessandro Ambrosini


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