Negli anni fra il XX Secolo e il XXI Secolo, dopo la contrapposizione ideologico-militare avutasi nel corso della Seconda Guerra Mondiale (tra il Nazismo e il Comunismo) e dopo la successiva “Guerra Fredda” (tra il “Blocco Ovest” e il “Blocco Est”), i rapporti russo-tedeschi sono giunti gradualmente ad una fase di grande collaborazione economico-politica, facendo della Germania il partner europeo più vicino alla Russia (entrambe si opposero alla guerra USA contro l’Iraq, nel 2003). Analizzando il settore energetico (in particolare quello del gas naturale, argomento di questo articolo), risulta evidente la simbiosi economica russo-tedesca, messa in evidenza dall’accordo per la costruzione del costosissimo gasdotto sottomarino Nord Stream (Russia-Germania), tre-quattro volte superiore alla spesa che si sarebbe sostenuta rafforzando il già esistente gasdotto Amber (passante via terra per la Polonia); ma considerando il fatto che ormai le linee dei gasdotti vengono disegnate in base a logiche che esulano dall’aspetto puramente economico, risulta anche evidente l’obbiettivo (strategico) geopolitico di Mosca: rafforzare la propria posizione nei confronti dell’Europa (e di conseguenza degli Stati Uniti), a discapito degli Ex-Satelliti URSS (Polonia e Bielorussia, in particolare).
Questo rapporto Mosca-Berlino viene visto con forte preoccupazione (e sfiducia) anche da Washington, con forti interrogativi sull’intensità di questa interdipendenza economica, sulle sue basi politico-culturali e sulle sue conseguenze (strategiche) geopolitiche: che potrebbero vedere la Germania stessa, attratta dalla sfera russa, allontanarsi da Inghilterra e Francia. Un ulteriore motivo di preoccupazione è datato marzo 2009, quando la Germania ha voltato le spalle al progetto UE (auspicato anche dagli USA) del gasdotto Nabucco, il quale mirava all’importazione di gas direttamente dall’Asia Centrale (passando per la Turchia), evitando di passare per la Russia: l’unica vera soluzione per allentare la dipendenza da Mosca.
L’importanza e l’efficacia dei rapporti “bilaterali” di una forza preponderante nei confronti di altri attori più deboli risulta evidente anche in vari trascorsi storici; nel IV Secolo AC, la Repubblica Romana utilizzò la strategia dei rapporti “bilaterali” nei confronti delle città vicine, impedendo loro di coalizzarsi in modo ostile contro di lei, potendole così controllare, dominare ed inglobare. Nel 338 AC, nella Battaglia di Suessa Aurunca, la Repubblica Romana riuscì a sbaragliare la vasta coalizione nemica formata dalle popolazioni di montagna degli Appennini Centro Meridionali (Volsci, Aurunci, Sidicini) alleate con le città della Lega Latina (che avevano abbandonato la Repubblica Romana, dopo il Sacco di Roma del 390 AC, ad opera dei Galli, guidati dal condottiero Brenno), imponendosi come forza egemone dell’Italia Centrale e riuscendo ad espandersi fino alla Campania Settentrionale (chiamata “Lazio Aggiunto”). Da questo momento in poi, per mantenere sotto controllo le città conquistate, la Repubblica Romana non impose più regole “multilaterali” (uguali per tutte le città, come accadde nel 496 AC, con il Trattato di Cassio), ma stabilì diversi trattati “bilaterali” (diversi per tutte le città della Confederazione Italica: Municipia, Civitates e Coloniae), che si possono riassumere con la seguente formula: concessione di più privilegi (bottino di guerra) in cambio di maggiore fedeltà (soldati). Molti osservatori individuano in questo cambio di strategia della Repubblica Romana uno dei tasselli fondamentali che favorirono la sua trasformazione da forza locale in potenza mondiale (l’Impero Romano).
Un riferimento storico che potrebbe, invece, mettere in evidenza l’inefficienza dell’utilizzo di azioni “multilaterali” di una forza preponderante nei confronti di altri attori più deboli (oltre al già citato Trattato di Cassio della Repubblica Romana, del 496 AC), si può trovare nella Grecia Antica con la Lega Delio-Attica, nel V Secolo AC. La Lega Delio-Attica fu una confederazione marittima costituita da Atene con varie Città-Stato greche, durante la fase conclusiva delle Guerre Persiane, nel 478-477 AC; stabilita in funzione anti-persiana (in seguito alla battaglia di Micale), inizialmente venne utilizzata per sostenere le spese della guerra, ma in breve tempo divenne lo strumento in mano ad Atene per trasformare le Città-Stato greche più deboli da alleate in suddite: sottoponendole tutte (in egual misura) a pesanti tasse, seguendo uno schema “multilaterale”. Secondo lo storico Tucidide (contemporaneo della Guerra del Peloponneso, che lui descrisse nella sua celebre opera), quella che doveva essere un’alleanza militare si era ormai trasformata in “Archè”: il dominio della città più importante (Atene) sulle città vicine (Lega Delio-Attica). Atene tentò di utilizzate la Lega Delio-Attica come contrappeso al predominio di Sparta nella Grecia Antica; ma l’utilizzo del già citato schema “multilaterale” di Atene nei confronti delle Poleis della Lega Delio-Attica si rivelò controproducente (come un boomerang): Sparta sfruttò il malcontento di queste Poleis e nel 431 AC dichiarò guerra ad Atene, in nome della libertà delle Città-Stato greche, vincendo la Guerra del Peloponneso, nel 404 AC. Però, dopo la Pace di Antalcida (del 386 AC), Sparta fece lo stesso errore, commesso in precedenza da Atene, opprimendo le Poleis ed utilizzando nei loro confronti lo stesso schema “unilaterale”; così, nacque la Seconda Lega Delio-Attica guidata da Atene, che sconfisse Sparta nella Battaglia Navale di Nasso (376 AC) e nella Battaglia Navale di Alizia (375 AC), estromettendola definitivamente da tutti i mari.
Ovviamente, questi esempi storici non possono strutturare una regola valida per ogni situazione geopolitica, perché si tratta di diversi contesti geoeconomici, in epoche profondamente diverse, però è curioso notare il sapiente uso di metodi “bilaterali” utilizzati da Mosca nei confronti dei singoli Stati dell’Unione Europea, diminuendo la già debole coesione dell’UE, ponendosi efficacemente come potenza preponderante: “Divide et Impera” (“Dividi e Domina”).