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E poi francamente non solo ceramica, ma tutto quello che l'artigianato locale in stoffa, corda, raffia, lana e legno è capace di esprimere, amache, tende, cappelli, giochi, scarpe, scialli, ponci, borse e avanti così. A mio figlio Francesco, nemico acerrimo del consumismo, qui gli verrebbe una sincope.
Del paesino non trovo molto da dire, è minuscolo, come al solito la grande piazza centrale con la chiesa e qualche stradina intorno, ma turistico da far paura, solo una lunga fila di negozi e negozietti senza soluzione di continuità e gremito di folla all'inverosimile soprattutto la domenica che è proprio il giorno della nostra visita.
Pare che Raquirà abbia ricevuto un premio come il paese più curato e pittoresco; io di onorificenze gliene avrei date due, una quale "tempio del kitsch" che impera sovrano a partire da quelle orribili sculture in terracotta in piazza con tanto di bambino fontana che zampilla finta pipì e una per "il tripudio di colore" che ammanta di chiassosa allegria muri, case, insegne, ogni anfratto del paese e persino i pantaloni viola degli uomini e i vestiti rosa e lilla delle signore; e questo si che mi è piaciuto tanto!
Tra laghetti cristallini e eserciti di mucche da latte che a 2500 metri di altezza pascolando beate popolano la lussureggiante valle di Ubaté, in poche ore di autobus si arriva a Zipaquirà, cittadina ricca di storia a circa 50 chilometri dalla capitale, la meta più popolare delle gite di un giorno da Bogotà. Il must da visitare è la straordinaria Cattedrale del Sale, surreale architettura d'arte e di ingegneria nelle viscere della terra, "La Primera Maravilla de Colombia" come indica un cartello e mentre uno scalatore si diverte ad arrampicare verso l'alto in una struttura proprio accanto all'ingresso, noi iniziamo la discesa agli inferi. Sempre così va il mondo, c'è chi scende e c'è chi sale avrebbe detto Catalano di "quelli della notte" gran cultore di ovvietà.Per scavare questo particolarissimo santuario sotterraneo sono state estratte circa 250.000 tonnellate di sale. Si scende fino a 180 metri sottoterra lungo un percorso di 14 cappelle che rappresentano le varie stazioni della Via Crucis delle ultime ore di Gesù per finire nella tre navate della cattedrale vera e propria collegate fra loro da aperture significanti vita e morte di Cristo. Nella navata centrale si trova la più grande croce al mondo conservata in una chiesa sotterranea; tutta illuminata dal basso offre un effetto veramente straordinario. La tradizione che ha portato a realizzare questo luogo di culto così particolare è direttamente connessa al duro lavoro nelle miniere: a causa della sua pericolosità, nel tempo si sono iniziati a erigere altari per la preghiera, culminati poi in questa realizzazione grandiosa. Già prima dell'arrivo degli spagnoli il sale rappresentava un'importante fonte di ricchezza per la zona e il nome della località, Zipaquirà, viene dal termine Zipa, la massima autorità della comunità Muisca. Sulle montagne circostanti a Zipaquirà ci sono due cattedrali sotterranee scavate nel sale, la prima fu aperta nel 1954 e poi chiusa nel 1992 per ragioni di sicurezza; al suo posto tra il 1991 e il 1995 è stata costruita questa attuale che abbiamo potuto ammirare oggi.
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