La diagnosi di un aborto spontaneo è sempre un duro colpo per i genitori, un incubo, ma per molti una routine medica. Ci sono così tante gravidanze che finiscono prematuramente. In molti casi l’aborto termina anche con il raschiamento dell’utero ma non sempre è indispensabile.
Cosa succede durante un aborto?
Il raschiamento dopo l’aborto è una breve procedura chirurgica che rimuove i resti dell’embrione e la placenta nell’utero. Viene effettuato per prevenire l’infezione e sanguinamento prolungato. L’intervento viene di solito eseguito su una base ambulatoriale in anestesia generale. Il medico espande la cervice uterina e raggiunge l’utero per rimuove i residui. Per eseguire il raschiamento si utilizza come uno strumento un cucchiaio da raschiatura. Può anche essere fatto utilizzando un piccolo dispositivo di aspirazione elettrico. Questa operazione non dovrebbe richiedere più di 15 minuti. I residui possono essere anche analizzati per esaminare e verificare la causa dell’aborto.
Dopo un raschiamento il riposo è necessario
Dopo un aborto si dovrebbe stare a riposo, e non forzare nessun ritmo di vita normale. Un lieve sanguinamento dopo il raschiamento è normali, durerà qualche giorno fino a scomparire, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi. Se l’emorragia è pesante, e hai anche febbre e dolore contattate immediatamente un medico. In casi molto rari si possono causare lesioni nella parete uterina. Anche se queste lesioni guariscono da sole, si raccomanda di sentire un medico per monitorare il processo di guarigione.
Il raschiamento non è sempre necessario
La decisione di fare il raschiamento dopo aborto spontaneo dipende principalmente dallo stadio della gravidanza. Un aborto tra le settimane 6 e 8 può evitare il raschiamento, i residui saranno rimossi naturalmente nel giro di poche settimane con perdite di sangue vaginali. A volte capita che una donna non sa di essere alle prime settimane di gravidanza e l’aborto spontaneo passa inosservato.
Se la gravidanza è già avanzata, i medici raccomandano il raschiamento per evitare complicazioni e di interrompere la gravidanza il più presto possibile. La decisione a favore o contro l’aborto è totalmente individuale: alcune donne preferiscono prendere tempo anche per salutare il bambino e di optare per un aborto spontaneo naturale, privilegiando il tempo del lutto e addio al bambino. Altre donne, invece, non vogliono tenere una gravidanza non andata a buon fine nel proprio corpo e optano per un aborto con intervento medico il più presto possibile.
Quando bisogna fare il raschiamento dopo un aborto?
Questi casi richiedono il raschiamento:
Se dopo un aborto spontaneo in ottava-decima settimana, nonostante un aborto naturale resta della placenta in utero. I resti devono essere rimossi con raschiamento perché altrimenti la donna non può rimanere incinta di nuovo.
Dopo un aborto spontaneo naturale, il dottore controlla i valori di ormone della gravidanza gonadotropina corionica umana (hCG), che è responsabile del mantenimento della gravidanza. Se dopo l’aborto i valori ormonali vengono mantenuti, è necessario intervenire.
Anche in una gravidanza molare deve essere eseguito un raschiamento. Una gravidanza molare si verifica quando l’ovulo è fecondato, ma all’interno di esso l’embrione non si sviluppa.
Se il sanguinamento dopo un aborto spontaneo naturale dura più di una settimana ed è accompagnato da dolore forte.
Aiuto dopo il raschiamento
Dopo il raschiamento si può chiedere un supporto professionale. Si tratta di un duro colpo e di sicuro le ostetriche ospedaliere o il proprio ginecologo può darvi un valido sostegno e indirizzarvi ad un gruppo di sostegno. Leggete il nostro articolo come superare un aborto spontaneo