Magazine Diario personale

Raschio il fondo del barile.

Creato il 03 aprile 2012 da Suster
Raschio il fondo del barile.Io non amo lo shopping.
Sì, avete letto bene: io odio, lo shopping, direi se fossi il puffo brontolone.
Così il sottotitolo di questo post potrebbe essere, per esempio: I hate shopping, ma in realtà poi mi annoio pure a parlarne in un intero post dedicato, di questo argomento.
E che palle, mo ve lo dico, i post che parlano di shopping!
Non mi piace la parola, non mi piace che ormai la gente la consideri un'attività a tutti gli effetti (i miei hobbies sono: fare shopping...), mi mette in crisi quando me lo impongo, e non la considero un'attività sociale. Tipo: andiamo a fare shopping con le amiche! Yuhùùù!
No, io invece ci vado da sola, come una ladra, nei ritagli di tempo, quando la giornata si preannuncia schifosetta e tanto vale metterla a frutto così, ché non ci ho più pantaloni decenti, tutti mezzi distrutti, o troppo larghi, o macchiati di candeggina, o stinti, o non mi sono mai stati bene ma ho sempre pensato che magari, prima o poi, li metto, e continuano a occupare spazio vitale nei miei scatoli di cartone.
E poi cadi nella distorsione percettiva del "non ho nulla da mettermi" quando in realtà non sai più dove infilare la roba, ad ogni nuova raccolta del bucato dallo stendino, però non trovi mai niente e ti sembri sempre una barbona, o una hippie stagionata, e se poi ti dovesse capitare si sa mai un colloquio di lavoro, così a ciel sereno? Come ci vai? Coi jeans rosa con le toppe degli animali? O con i corsari da Alì Babà bordeaux?
Va be', adesso basta, alla fine ci vai, a fare 'sto cacchio di shopping, ma non ti diverti neanche un po', anzi, un po' ti deprimi, è sempre stato così.
Fai i conti con la tua fisicità, fai i conti con il gusto imperante corrente che non coincide quasi mai col tuo, e soprattutto fai i conti con la tua disponibilità finanziaria, e scopri che dopo, quando secondo gli esperti fashion victims l'acquisto appena effettuato dovrebbe rilasciare nel tuo cervello in astinenza la sua brava dose di endorfina da desiderio di possesso materiale appagato, tu ti senti un pochino più depressa di prima, a pensare che stai a spendere soldi in vestiti che non saprai dove infilare, che domani saranno tutti pieni di peli di Panza e patacche di yogurt e moccio di pupa, e siccome non hai voglia di fare l'orlo ci farai il risvolto in fuori e te li ritroverai sotto le scarpe.
Ma comunque per fortuna i saldi sono proprio agli sgoccioli, e non c'è quasi più niente, così eviti anche di dover scegliere e ti accontenti di quel pochissimo che c'è.
Raschi il fondo del barile, cerchi solo la taglia giusta, il modello non è proprio il tuo genere, ma ti adeguerai anche alla caviglia stretta, tu che dalle medie hai giurato fedeltà alla zampa di elefante, ma ora basta, e ti accorgi con stupore che non ti stanno poi male, anche se la commessa ti guarda strano perchè solo tu puoi acquistare merce in saldo invernale a fine marzo, o ai primi di aprile e ti chiede se non vuoi vedere qualcuno di questi bei "tranch" (???) della nuova collezione. Che glie ne frega a lei, lo dice solo perchè le dicono di far così, ché uno poi per non fare la figura del morto di fame, si sente quasi in dovere di far finta di essere interessato.
-No, grazie, mi servono solo i pantaloni. ... è... per lavoro.
Menti, spudorata, anche se non ce n'era bisogno.
- Ah, che lavoro fai?
Ma che glie ne frega a lei? Non è che mi ha sgamato il bluff, e ora mi vuole smascherare e costringermi a comprare quel tranch? Siccome non so poi mentire tanto, e mi sento crescere il naso, dico l'unica cosa per cui mi siano mai serviti dei pantaloni neri:
- La cameriera in un ristornate.
- Ah, e dove? Qui in città?
- ... No.
Fine. Sono scappata, vergognandomi un po' per aver millantato un lavoro da cameriera inesistente. Potevo dire che facevo la rappresentante di marketing, se proprio volevo inventarmi un impiego, o l'usciere nei tribunali. Quello sì sarebbe figo.
Ma dopo aver raschiato il fondo del barile mi sento appesantita.
Mi sento così stanca ultimamente che la stanchezza mi pare l'unico mio stato d'animo.
Mi stupisco che la gente vedendomi non mi legga in faccia una stanchezza assoluta, che forse in realtà è solo un'idea mia di stanchezza, che magari fuori non trapela.
Stanca in genrale, di niente in particolare.
Stanca della faccia scura del Beduino, dei suoi sospiri sfogliando la posta arretrata, dei suoi pensieri che anche quando non parla glie li leggo in fronte, su quella fronte corrugata in uno stillicidio di linee orizzontali all'ennesima multa per la spazzatura del 2009, e ci leggo: "Chi me lo fa fare di stare in questo paese, massacrarmi di lavoro per non avere mai un soldo, farmi il fegato grosso di bile, salassi di tasse, permessi su carta bollata pure per scaracchiare in terra, norme contraddittorie che sembrano fatte apposta per non poter essere osservate e riscuotere sanzioni, e in sostanza farmi fottere da tutti?"
E il brutto è non avere alternative valide da proporre. Il brutto è non avere un piano B.
Pensi di rimetterti a studiare? Sei matta? Chi te lo fa fare? E poi a che serve?
La verità è che quella è forse l'unica cosa che sai di saper fare bene, ma ora non c'è più tempo: urge un piatto pronto.
Allora ci provi, metti in gioco le tue competenze, anche se ti chiedi a chi possano interessare... ne hai?
Uff... ci sono luoghi che hanno il potere di mandarti l'umore sotto le scarpe.
Uno di questi: l'Informagiovani (ma fino a quando si ha il diritto di essere giovani?). Soprattutto quando la tipa allo sportello è acida e ti risponde a minchia, come se tu dovessi conoscere la dislocazione di tutti gli uffici cui lei avrebbe il compito di instradarti. La cortesia, io medito, dovrebbe far parte del suo lavoro come condizione sine qua non.
E va be'. Cerchi invano informazioni, e ti canti in testa "I don't wanna wait in vane for my job", trovi l'aula dove due anni fa sostenesti l'esame della Provincia e vedi gente riunita. Chiedi se sono lì per l'esame della provincia, ché tu è per quello che sei venuta, anche se ancora non te lo vuoi confessare. No: per la cassa integrazione.
Ah, ecco. Risposta deprimente. D'altro canto, cosa credevi, che la usano solo per quello quell'aula?
Giri chiedi sali scendi e te ne vai carica di stampati ed elenchi, indirizzi e scadenze.
Avresti ancora da fare la spesa, e poi devi fare il bucato in lavanderia.
Non ce la puoi fare perchè hai meno di un'ora e poi vai a prendere la pupa al nido.
Allora niente: ti siedi e guardi i tuoi panni girare piano nell'oblò, e poi centrifugare veloci, e ci rimani davanti ipnotizzata. Rosa celeste turchese fucsia verdino, un bucato molto colorato, quasi niente di nero o di grigio. No: mai diviso il bucato per colori, tutto dentro, anche i bianchi, chè ogni ciclo mi costa 4 euro mica niente.
Aspetti e un poco leggi, ché ti eri portata il libro appresso apposta, e va bene così.
Tanto il giorno dopo pioverà, ma tu ancora non lo sai, e ti illudi che domattina ritirerai i panni asciutti dallo stendino.
Pensavate che avrei parlato solo di shopping?
No, quello non era ancora il fondo del barile.
Ma mi piace girare e girare e perdere il filo logico, seguendo solo l'iter dello stato d'animo.
Per fortuna che oggi almeno piove, così posso crogiolare la mia arrendevolezza in un grigiume solidale.
PS.
Per Roba da gatti questa settimana segnalo il post di Eu.
Mi rimetto ai contributi esterni. Io a 'sta botta ho dato forfait.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :