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RASSEGNA STAMPA/ “Caro amico ti scrivo”: Giletti omaggia Dalla con il prezioso contributo delle Teche Rai

Creato il 23 novembre 2012 da Iltelevisionario

RASSEGNA STAMPA/ “Caro amico ti scrivo”: Giletti omaggia Dalla con il prezioso contributo delle Teche RaiRassegna stampa dedicata alla trasmissione di Rai1 Caro amico ti scrivo presentata da Massimo Giletti, promosso in prima serata dopo il successo del talk della domenica pomeriggio L’Arena. Il conduttore ha omaggiato in questa prima puntata uno dei più grandi artisti della musica italiana, Lucio Dalla, attingendo all’immenso patrimonio delle Teche Rai. Come scrive Luigi Galella in un articolo su Il fatto quotidiano, “Caro amico ti scrivo esprimeva un potenziale enorme, depresso nella realizzazione. Manca la struttura. La capacità di tenere insieme e selezionare una materia generosa di spunti. Bisognava invece scegliere: tagliare, approfondire, esaltare. Costruire una narrazione e non procedere per frammenti. Oppure, se si era frastornati dalla multiformità dell’oggetto, limitarsi a presentarne i doni che ha offerto, azzerando quasi ogni commento”. Il programma ha vinto la serata con appena 4 milioni di telespettatori e poco meno del 15% di share.

L’omaggio di Giletti a Dalla. Senza eleganza

(A fil di rete di Aldo Grasso – Corriere della Sera) Ma, secondo voi, esiste una qualche affinità elettiva tra Lucio Dalla e Massimo Giletti? Intendo, ovviamente, tra le canzoni di Lucio Dalla e il modo di condurre di Massimo Giletti. Queste serate speciali che Rai1 dedica ad artisti che non sono più tra noi sembrano funerali cantati, operazioni di cattivo gusto senza un minimo di eleganza filologica o di rispetto per il trapassato.  Giletti fa rimpiangere Paolo Limiti, che almeno sapeva di cosa stava parlando, senza bisogno del gobbo. «Caro amico ti scrivo» è stato il peggior ricordo che si potesse tributare a Dalla, con la complicità di «colleghi» come Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Gino Paoli, Patty Pravo, forse curiosi di sapere cosa verrà riservato loro in un lontanissimo futuro. Il più deludente è stato Vecchioni, che ormai si è specializzato nel ruolo di ideologo delle commemorazioni funerarie (elogia fino all’inverosimile i cantautori, badando bene a non pronunciare mai il suo nome, nella speranza che sia il pubblico a fare due più due). Tanto per capirci, Vecchioni è quello che spiega le cose a Giletti. E ho detto tutto. Tanto per capirci, Venditti legge una lettera scritta a Lucio post mortem, giusto per parlare di sé. Non tutti i cantautori hanno una figlia che si dedica alla cura della memoria e così il povero Dalla (nell’attesa che i parenti si mettano d’accordo) si deve accontentare di Giletti, che, per l’occasione, imita spudoratamente Fabio Fazio, o della finta diretta con Sabrina Ferilli, o del repertorio che, per fortuna, funziona sempre. Patty Pravo, ormai puro spirito, ci ha ricordato che con Lucio ha avuto una passione solo intellettuale. Prodotto da Rai1 e trasmesso dall’Auditorium Rai di Napoli (mercoledì, ore 21.10), «Caro amico ti scrivo» era firmato da Massimo Giletti, Salvo Guercio, Giancarlo De Andreis (figlio di Paolo, ex dirigente Rai), Tiberio Fusco. I prossimi agnelli sacrificali saranno Domenico Modugno e Lucio Battisti. Rip.

Ricordando Dalla con Dalla

(Cose di tele di Alessandra Comazzi – La Stampa) Dopo un «Affari tuoi» da 500 mila euro, l’altra sera su Raiuno (li ha vinti il valdostano Mauro Ghiraldini), è arrivato Massimo Giletti, con il primo di quattro speciali dedicati a grandi della musica «leggera» italiana, in onda dall’Auditorium della Rai di Napoli: ha cominciato con Lucio Dalla, seguiranno Modugno, Battisti, Mia Martini. Con poca spesa, in totale produzione Rai, Giletti ha vinto la serata con 4 milioni 57 mila spettatori. Il conduttore, aduso ai successi dell’Arena e ai suoi mix di argomenti e ospiti, ha realizzato, regista Giovanni Caccamo, un programma che era, sì, celebrativo e vagamente agiografico, ma sostenuto da canzoni ovviamente meravigliose, da testimoni piacevoli (da Vecchioni a Venditti, da Shapiro a Patty Pravo, Alessio Boni, Sabrina Ferilli in collegamento, padre Barzaghi che parlava della sua fede e Gino Paoli delle sue bugie): ma l’asso nella manica è stato Lucio Dalla medesimo. Gli autori hanno scovato, nel pozzo dei desideri che sono le teche Rai, memorabili filmati d’antan, lui che scherza con una scimmia come fosse un alter ego, lui con la mamma dal Mago Zurlì, lui con De Gregori, e cantano «Ma dove vanno i marinai» ed esplode la nostalgia nei cuori. Non c’erano tutti, i suoi talenti: non c’era per esempio Samuele Bersani. Ma Bersani in tv ci va proprio di rado, «perché – dice – mi sento spaesato».

Il gilettismo sbiadisce anche la memoria di Dalla

(La Teledipendente di Stefania Carini – Europa Quotidiano) Caro Lucio Dalla ti scrivo, così mi distraggo un po’, e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò. La televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione, ma sappiamo che in fondo non accadrà. Basta vedere come ti hanno ricordato su Raiuno, martedì sera. A officiare c’era Massimo Giletti, pronto per una serie di futuri speciali commemorativi. Sì, la memoria storica del paese gli è stata definitivamente appaltata: qualcosa ancora qui non va. Perché la memoria è cosa da maneggiare con cura, se non si vuole mortificarla, ridurla, banalizzarla. La memoria è ad esempio nello splendido materiale delle Teche Rai che pure, per fortuna, è stato in parte mostrato durante la serata. Ma tra quelle vivide immagini e Giletti era l’abisso. Non era l’idea dello show, la sua costruzione, a essere terribile, era il suo inverarsi in stonature e pressapochismi, era il suo essere avvolta in una patina di gilettismo che tutto placava. Quasi meglio il Giletti che si infervora a L’Arena che questo garante del ricordo come bigino senza anima. Capace di rendere Dalla un cantante “sentimental”. Solo qua e là appariva il ricordo di un altro Dalla, ma era più nostalgia “di quando eravamo giovani”. O una sorta di bizzarria d’artista. Come quando Giletti chiedeva «È vero che Dalla veniva preso per un barbone?» senza spiegare poetica e estetica di quegli anni. Lo chiedeva come un anziano di fronte ai capellone di ieri e di oggi. Non c’era contesto e mancava anche il testo, quello di Dalla e delle sue canzoni. Il senso sfuggiva, annegato dall’occhio umido di Giletti versione “il peso del ricordo” e poi nelle lacrime fluenti della Ferilli, in straniante collegamento forse preprodotto o in differita. Tutto così vuoto, e invece la musica di Dalla è piena. E va bene far sentire le sue canzoni interpretate da altri, ma vorremmo non fossero scempiate. Ma poi un monumento della musica deve essere ricordato solo da chi, coetaneo, gli è sopravvissuto? Perché deve sempre essere tutto così mortifero? Per fortuna a un certo punto è comparso il giovane Pierdavide Carone, con Dalla all’ultimo Sanremo, il migliore sul palco. Perdonateci, ma talvolta sogniamo. Sogniamo grosse novità. Sarà che per una memoria viva basterebbe confezionare omaggi documentari con prezioso materiale d’archivio, interviste sensate, omaggi canori freschi. E senza grandi disturbi qualche conduttore sparirà. Vedi caro amico cosa si deve inventare per continuare a sperare.

I tuffi al cuore per Lucio Dalla, un miracolo delle Teche Rai

(di Massimo Bernardini – Pubblico) Saranno le Teche Rai a salvare l’azienda? Saranno un pugno di talpe d’archivio (qui Susanna Checconi ed Elisabetta Pierelli con gli autori Guercio, De Andreis, Fusco, il maestro Serio e il regista Caccamo) capaci di districarvisi grazie a montatori talentuosi (qui Cauli, Centomani, Emilio, Semeraro), a trarre dal “vecchio”, vino nuovo per la programmazione? Dopo 120’ di Caro amico ti scrivo, la kermesse condotta mercoledì sera da Massimo Giletti su Raiuno dallo storico auditorium della Rai di Napoli per 4 milioni telespettatori in gran parte anziani e di modesta cultura (share del solo 14,89, a un soffio da Chi l’ha visto e su e giù da Ris), la domanda si fa certezza. Messo tutto in fila, prima “orsacchiotto” incommestibile per i grandi show (solo Sanremo gli rendeva giustizia), poi segno forte di una Rai di ricerca e alternativa, infine consapevole autore/artista che si mette in gioco nei programmi più larghi e popolari, il Dalla per la tv è davvero un patrimonio singolare. E dall’anima profonda, paradossalmente spirituale. Sì, d’accordo, è quello della testimonianza del padre domenicano che ti racconta (un po’ impudicamente per la verità) come andava a fare la comunione il bimbo-adulto Lucio. Ma è soprattutto quello dell’idea profondamente cristiana del valutarsi nulla (Domenico Sputo, amava firmarsi nelle performance più belle regalate agli amici) e dunque nel volersi giocare ovunque rischiando immagine e reputazione.  Non che Dalla non fosse consapevole del suo valore (se rivedete la gara musical-teatrale di “grammelot” con Fiorello capite che a un certo punto lo vuole proprio stracciare), ma lo(si) reputava “spazzatura” – come dice San Paolo – di fronte all’Amore con la A maiuscola. L’altra sera gli amici Vecchioni, Venditti, Pravo, Fegiz, Iskra Menarini, Vittorio Grigolo, Shel Shapiro – convocati da un insolitamente contenuto e non ammiccante Giletti – non è che abbiano aggiunto granché al di là di affetto, stima e commozione (meglio le lacrime e le parole finali sincere della Ferilli o il solo riapparire di un vecchio leone come Gianfranco Baldazzi, della vera complice Piera Degli Esposti, dell’antiretorico Gino Paoli, del giovane talentuoso Pierdavide Carone). Era rivedere Lucio, la sua lucida/folle genialità lungo quasi un cinquantennio, che ci procurava continuamente pericolosi tuffi al cuore.

Rai1, l’affettuoso ricordo di Dalla

(L’indice a cura di Mirella Poggialini – Avvenire) Ci sono personaggi che attraverso i media diventano familiari, al di là delle loro competenze e abilità: per una loro capacità di comunicare empatia, per una vitalità che diventa attrazione e legame, e offrono un sorriso di complicità quando appaiono sul video o sulla carta. Sportivi e artisti, o i tanti che la tv propone nelle case come presenze amiche. Lo si verifica soprattutto quando una fine repentina li allontana e li nasconde, lasciando rimpianto senza interrompere quel flusso di emozione che li aveva resi parte anche minima della nostra vita. È accaduto, un anno fa, per Lucio Dalla, non solo cantautore in grado di tradurre con graffiante dolcezza le nostre emozioni: voce amica, personaggio di intensa vitalità resa con originale vena fanciullesca e immediatezza spontanea. E lo ha testimoniato, con sobria semplicità, la trasmissione di Rai1 che Massimo Giletti ha condotto mercoledì sera, interrogando sui loro ricordi amici e colleghi di Dalla: Caro amico ti scrivo (4.057.000 spettatori e uno share del 14,89%) ha riunito Vecchioni e Venditti, Piera Degli Esposti e Patty Pravo, Sabrina Ferilli e Gino Paoli, e con altri ancora ha intrecciato un mosaico di ricordi e affetti, di aneddoti buffi e tenere memorie, in cui “l’elfo Dalla”, come lo ha definito Gino Paoli, che lo lanciò nel canto, è apparso nella sua inimitabile vivacità di invenzione. Un ricordo affettuoso e non banale, nel quale gli amici hanno mescolato sorrisi e rimpianti. Sullo sfondo di una città-madre, Bologna, in cui Dalla ha vissuto e amato, aprendosi al mondo e alla poesia con costante freschezza. E mentre si snodavano le sue canzoni, e la sua voce nello sfondo richiamava antichi brividi, i colloqui sono stati sereni, le domande semplici, le risposte dense di memore affetto. Una cerimonia degli addii che la musica rende un arrivederci, un modo semplice ed efficace per conservare un ricordo e renderlo messaggio costante.


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