La trovata di Simona all’Isola dei fumosi
(A fil di rete di Aldo Grasso – Corriere della Sera) Esiste anche un eroismo da cabaret, un’estrema unzione da commedia. Per sopperire a un deficit d’ascolti Simona Ventura è sbarcata sull’isola, sulla «sua» isola dei fumosi. Voleva dimostrare a quei naufraghi un po’ anemici, a quegli intossicati di celebrità, a quei clandestini dello snebbiamento di che pasta è fatta una vera conduttrice: incurante del caldo, dei chili di troppo, dell’irreparabile, Super-Simo è sbarcata in Honduras e si è caricata sulle spalle un fardello di prevaricazioni, di liti, di fame, di maldicenze, di noia, insomma di vita quotidiana (Raidue, martedì, ore 21,10).
Eccola, un calcio al make up, non proprio come mamma l’ha fatta, ma pur sempre in versione «nature» (oddio, una gonfiatina alle camere d’aria qualche ciclista l’ha data); eccola tuffarsi finalmente nel mar dei Caraibi (e del secondo Paese più povero delle Americhe), giubbotto salvagente blu e arancione, i capelli raccolti in preghiera. Con Super-Simo è tutta un’altra cosa: i fumosi sembrano persino dismettere il loro sudario liso.
Però (c’è sempre un però), la regina si è giocata male la carta che aveva in riserbo, forse per un sussulto di ritegno. Per farla breve, Super-Simo doveva comunicare a Nina Moric che l’ex marito Fabrizio Corona, in compagnia di Belén, aveva portato il figlioletto Carlos a Eurodisney, senza il consenso materno. Qualcuno vedeva già configurarsi un reato, una specie di rapimento. Qualche malignazzo, su Internet, gridava alla messinscena, visto che il ragazzino era felicissimo della gita (e di Belén) ed è stato poi riaccompagnato dalla nonna materna. Se Super-Simo si fosse comportata da professionista della tv del dolore avrebbe allestito uno spettacolino della sofferenza. Invece tutto è filato liscio, anche perché Nina, con quella bocca, non può dire ciò che vuole. Intanto dallo studio la Parietti sentenziava: «Se io avessi dovuto darla a quelli che se la meritavano sarei rimasta vergine». A cosa si riferiva?
Così l’ “Isola” tradisce la vera Rai
(di Mirella Poggialini – L’Avvenire) Può esser davvero soddisfatta, Raidue, dei 5.157 mila spettatori che hanno fatto volare al 20,30% di share un programma in crisi come l’Isola dei famosi? Un apparente successo basato sull’attrattiva discutibile dell’arrivo in Honduras di Simona Ventura e sull’attesa delle reazioni di Nina Moric impegolata nell’ennesima faida famigliare – il figlioletto usato come richiamo – nei confronti di Fabrizio Corona? Squallori a iosa e noia a profusione, nell’ennesima edizione, l’ottava, del reality basato sul pettegolezzo, le liti e le eliminazioni: esempio di quanto la tv servizio pubblico dovrebbe evitare invece cavalca alla brava per contendere alla tv commerciale un pubblico di bocca buona e di curiosità morbose. Scaduto a livelli sconfortanti, il reality dei cosiddetti naufraghi e dei cosiddetti “famosi” (vale a dire personaggi da rotocalco) ha creato non pochi problemi, sinora, ai suoi autori, considerati i bassi livelli di presenze che lo hanno siglato. E’ indicativo e negativo, tuttavia, che l’aumento dell’audience coincida, una volta di più, con scandaletti “familiari” e provocazioni becere, per non citare l’apparizione imbarazzante di un agitata Simona Ventura armata di un pesce sviscerato e pronta a rovesciare le regole del gioco nel tentativo di pilotare le noiose eliminazioni di cui il programma si nutre. Stupisce che il pubblico italiano ancora segua programmai, i reality, che il resto dell’Occidente ha messo in cantina, e che si appassioni a trame prevedibili ma sempre intessute di volgarità ed esibizioni imbarazzanti e rissose: segno che la tv “che ha insegnato l’italiano agli Italiani” come si è tanto ripetuto celebrando i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, ora insegna ben altro e sollecita interessi e curiosità quanto meno squallide.
Finti naufragi per salvare l’Isola dei famosi
(La Teledipendente di Stefania Carini – Europa Quotidiano) Il rapimento Simona Ventura sbarca sull’Isola. Totalmente devota alla missione dello share, pur di salvare la sua creatura finge di diventare, almeno per qualche giorno, un naufrago come gli altri. È forse la prima volta che una conduttrice varca in modo così plateale la soglia del campo da gioco del proprio reality. A questo punto, la Marcuzzi dovrebbe almeno allestire un’ecografia all’interno della casa del Grande Fratello. SuperSimo aveva anche il compito di dare alla Moric la brutta notizia, il “rapimento” scopo Eurodisney del figlio da parte di Corona. Saputa la verità, la Moric afferma che Corona deve essere un buon padre, e che suo figlio l’adora. La bomba non ha fatto esplodere la bambola, ma il primo piano della Moric, devastato dalla paura e anche dalla chirurgia, è forse stato uno dei momenti più tremendamente veri di questa stagione.
Il confine È fluido ormai il confine tra reality e realtà, perché questa ha superato qualsiasi messa in scena. È ipereality. Il naufragio sull’isola allora è più dolce del nostro quotidiano, nel quale subiamo continui rovesciamenti tra palco e retropalco, realtà e finzione, immaginario e giudiziario. Sull’isola o al Gf tutto appare più tranquillo, i ruoli più definiti, le finzioni più realistiche. Il reality è ormai meno ambiguo del nostro reale. Eppure, nella confusione dei piani, qualche differenza persiste. Almeno per qualcuno. Vero: la Ventura si è lanciata dall’elicottero in acqua sfoderando un ginnico stile delfino. Ma poi è apparsa in short luccicanti e zeppe ad hoc. Ovvero, è apparsa subito come una non naufraga: non solo non era seduta con i concorrenti, ma in pratica ha condotto lei la trasmissione facendo fuori l’insulso sostituto Savino.
Il caso Ruby Pensate se davvero Belen, dopo Eurodisney con il figlio della Moric, si ritrovasse a testimoniare al processo Berlusconi insieme a George Clooney. Fossimo in un paese serio, culturalmente avanzato, devoto alla democrazia spettacolo come da più parti si dice, il processo Bunga Bunga sarebbe una docufiction in onda sul canale di gossip E!. Quando Micheal Jackson fu processato per pedofilia, le telecamere furono escluse dall’aula, ma la tv ricostruì le udienze con attori. In Italia però il legal drama non tira, tanto che sappiamo più come funziona il sistema americano che il nostro. Grave lacuna culturale. Forse siamo un paese che non crede alla giustizia dei tribunali, e perciò mettiamo in scena al massimo le intercettazioni e soprattutto le confessione dei poveracci (da Rosa e Olindo a Michele Misseri). Il protagonista blasonato è sì in diretta, ma fuori dalle aule, festante su ben altre isole. Dalla confusione tra reality, realtà, ipereality, si salva solo chi ha in mano il potere. Che sia conduttrice o cavaliere.
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