Chiunque avesse pronunciato quelle parole e compiuto quei gesti sarebbe stato criticato, anche pesantemente e avrebbe perso credibilità. Ma già oggi ci sono le primarie del Pd in Lombardia e le elezioni politiche nazionali sono vicine: inoltre Berlusconi ci riprova e Ratzinger si sente ringalluzzito.
Ratzinger
Il presidente dell’Uganda Yoweri Kaguta Museveni ha sempre detto no alla legge voluta da Rebecca Kadaga
Ha ricevuto una signora che si chiama Rebecca Kadaga, la quale è andata a farsi fare propaganda elettorale proprio da Benedetto XVI. La trovata poco originale della Kadaga – ricorda metodi applicati da Adolf Hitler, giusto con la maggiore chiarezza, ferocia e semplicità del suo operato: dire e fare con disumanità in nome della razza ariana - è far approvare entro Natale una legge che punisca con la pena di morte i “gay recidivi”. Sarebbe per lei un “bel regalo di Natale”. E perché non con un’impiccagione dimostrativa subito a Natale? E’ dal 2009 che quella signora ci riprova con la sua legge inumana, incommentabile, bestiale, e ogni volta i suoi infernali propositi vengono respinti dal presidente dell’Uganda Yoweri Museveni, che senza immaginarselo nemmeno, forse, si ritrova su posizioni più cristiane del Papa. E’ incredibile e vergognoso che su questo tema si riesca a discutere. Questa è la condizione dei massmedia italiani: mettere il vero e il falso sullo stesso piano, ciò che fa bene e ciò che fa male sempre sullo stesso maledetto piano dove vince inevitabilmente il più forte. Chi dà notizie ha una responsabilità etica per quel che comunica, ha una coscienza. Servono voti e tutto quello che dice il papa più o meno va bene.
Ovviamente i crociati ci ricordano che la pena di morte esisteva solo nella prima versione della proposta di legge, poi bocciata dal presidente ugandese. Proprio perché bocciata, è stata modificata: ora la Kadaga vuole l’ergastolo per i gay pedofili o che trasmettono Aids. In breve: per la Kadaga bisogna punire il più possibile i gay, per quanto consente il legislatore ugandese.
Vaticaninsider e altri siti precisano che la Chiesa non è per la pena di morte. Bello. Purtroppo però l’attacco alla diversità sessuale è ben preciso nel discorso del capo di stato vaticano: le unioni omosessuali sono un chiaro “attentato alla pace” e inoltre “destabilizzano” la famiglia eterosessuale.
In un Paese civile si aprirebbe un dibattito sulle dimissioni del papa. Da noi Repubblica on line neanche ha dato la notizia (clicca qui per aprire la pagina: ci sono anche commenti meritevoli di lettura). Repubblica ha solo riportato il discorso del papa e ha registrato un video in cui Paola Concia (Pd) nota che “non si può parlare di pace con tanta aggressività” e sorride, anche perché “in Italia questi diritti delle persone omosessuali nemmeno esistono”,infatti non si possono sposare, “sono cittadini senza diritti” che invece in molti altri Paesi esistono senza che si sia sfaldata la società, che soffre di problemi diversi, legati all’economia.
Rebecca Kadaga si trovava ieri a Città del Vaticano per la giornata dei diritti umani, accompagnata da una delegazione politica del suo Paese. E lo stesso Ratzinger, ancora prima della benedizione della capopopolo forcaiola, aveva pronunciato parole astruse che consideravano l’esistenza dei gay come una “minaccia per la pace”. Francamente con tutte le guerre che sono in corso, le crisi economiche e i guai del pianeta Terra non so che minaccia rappresenti la diversità d’orientamento sessuale.
Resta poi il problema di come smaltire i cadaveri dei gay uccisi per legge in Uganda o morti in carcere condannati all’ergastolo, a seconda del potere che riesce a ottenere la Kadaga. Riciclare, farne saponette da rivendere nei negozi d’alta moda di Roma e Milano? A questo punto si aprono questi scenari.
Oltretutto nella Chiesa cattolica, come nelle altre grandi organizzazioni religiose, la pedofilia esiste, l’omosessualità pure. Sono dati di fatto che chiunque rileva, senza bisogno di essere anticlericale. Io non lo sono e riconosco ovviamente la libertà religiosa, che però non è l’unica forma di libertà e quindi inevitabilmente deve confrontarsi con chi non crede o è tiepido o segue altre religioni o comunque dice no alle curiose proposte del capo di stato vaticano.