Raul Gonzalez Blanco, per anni bandiera e capitano del Real Madrid, appende gli scarpini al chiodo all’età di 38 anni, dopo una lunga e prolifica carriera.
Sembrava impossibile ma è successo. Una pagina del calcio mondiale si chiude per sempre: Raul Gonzalez Blanco appende definitivamente gli scarpini al chiodo all’età di 38 anni.
![Raul lascia il calcio con l’ennesimo trofeo Raul, per anni bandiera e capitano del Real Madrid. Photo credit: JuanJaén / Foter.com / CC BY-SA](http://m2.paperblog.com/i/305/3056855/raul-lascia-il-calcio-con-lennesimo-trofeo-L-xtd0tV.jpeg)
Raul, per anni bandiera e capitano del Real Madrid. Photo credit: JuanJaén / Foter.com / CC BY-SA
Raul decide di far terminare la sua carriera proprio nel modo in cui ha vissuto tutti i suoi lunghissimi anni da superstar del calcio mondiale, ovvero con la vittoria di un trofeo. Poco importa se il trofeo in questione è “solamente” la coppa della Nasl, cioè la seconda lega calcistica degli Stati Uniti dopo la MLS. La finale play-off è stata vinta per 3-2 contro i rivali dell’Ottawa Fury. La compagine di Raul, che è stata anche squadra di altri grandi immortali del calcio come Pelè (ora Presidente) e il Kaiser Franz Beckenbauer, si impone grazie ad una tripletta di una nostra vecchia conoscenza, Gaston Cellerino, transitato dalle parti di Livorno, che regala la vittoria ai suoi siglando una storica tripletta.
Raul si dice addolorato di lasciare il campo da gioco e probabilmente lo attende un radioso futuro da dirigente sportivo, magari al Real Madrid, squadra della quale è stato anima e corpo per lungo tempo. Più di 500 partite giocate con i Blancos e più di 200 reti siglate con una squadra che Raul, ironia del destino, porta anche nel nome: Blanco.
Due destini legati a doppio filo, quelli di Raul e del Real Madrid, che potrebbero ritrovarsi ancora una volta uniti nel futuro, se appunto, come tutti pensano, l’ex capitano dei Galacticos ricevesse un’offerta dall’attuale Presidente Florentino Pérez per andare a ricoprire un ruolo di dirigente. Per adesso però non ci resta altro che applaudire il secondo miglior marcatore della storia della Nazionale spagnola e mettere nel registratore qualche vecchia cassetta così da poter rivivere ancora una volta le imprese e le gesta di un campione che, in un modo o nell’altro, ha fatto crescere una generazione di calciatori spagnoli e non.
M.S.
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