Il gruppo dei fratelli Gallagher (non Liam e Noel, ovviamente, bensì Mark e John, venuti ben prima dei loro più famosi omonimi connazionali fondatori degli Oasis, sia anagraficamente che musicalmente) penso sia uno dei più sottovalutati della storia del rock. Tra i più importanti esponenti della NWOBHM, furono autori, agli inizi, di ben tre bombe a mano una dietro l’altra: Rock Until You Drop (1981); il capolavoro, nonché il loro miglior album di sempre, Wiped Out (1982) e All For One (1983). Negli anni successivi pubblicarono diversi altri album, alcuni buoni, altri delle mezze cacatine, ma niente di eclatante in nessuno dei due sensi. Riscossero un buon successo sia in patria che fuori e possono vantare di essere stati tra le influenze di vari gruppi che hanno poi fatto la storia, tra cui i Metallica, che durante il tour americano del sopracitato All For One gli fecero da spalla insieme ad Exodus e Anthrax. Mica cazzi, insomma. Ora mi soffermerei un attimo sulla figura di John Gallagher (non c’entra niente nemmeno con il suo omonimo dei Dying Fetus, tra l’altro), voce/basso dei Raven, il maggiore dei due fratelli. Un tempo ce l’avevo tra gli amici di merdbook. In pratica questo, che non è molto lontano dai sessanta, si presenta oggi come un misto tra Enzo Paolo Turchi, Alvaro Vitali e la strega di Biancaneve e su facebook non faceva altro che condividere foto di culi femminili che scattava in giro per il mondo o scatti di lui insieme a puttanoni non ben identificati, ubriaco e sudato a merda. Hail a lui, insomma.
Vabbè, ma come cazzo è ‘sto ExtermiNation? La risposta è stupidissima ma tant’è: spacca. È proprio bello e non c’è niente di particolare da dire. Più che un album è una lezione di stile e potrebbe essere tranquillamente inserito in un ipotetico manuale su come fare un album come si deve pur essendo in giro da oltre trent’anni e, per giunta, senza un centesimo in tasca (parliamoci chiaro: i Raven nel 2015 non se li incula più nessuno). In poco più di un’ora, questi tre vecchi (oltre ai fratelli Gallagher, membri fondatori, c’è Joe Hasselvander alla batteria, con loro dal 1988) prendono vari pezzi della loro lunga carriera, li mettono insieme e vi sbattono in faccia ExtermiNation: mid-tempos granitici, i soliti spettacolari assoli ignorantissimi del vecchio Mark, pezzi più sparati, melodia quanto basta, cori ottantiani e una produzione da paura: moderna senza essere di plastica, ma nel contempo potentissima. È pieno di autocitazioni questo disco, sia nei testi che nei riff, ma vaffanculo, è tutto roba che spacca, quindi va benissimo così. Leggendo il testo di Fight, la mia preferita dell’album, ho ringraziato gli dei del medalz di essere cresciuto con questa roba. I Raven non inventeranno niente a ‘sto giro e di innovazione qui non c’è traccia. Cazzo, sono vecchi e hanno già dato. Però si può invecchiare bene, rimanendo se stessi e mantenendo due cardini dell’esistenza di ogni essere umano degno di questo appellativo: dignità e coerenza. E che quei babbioni di merda degli Iron Maiden prendessero appunti. Se ti piace il metal, hai il dovere morale di non ignorare questo disco. E basta.