Ravenna: sgominata banda italo-albanese pronta a tutto

Creato il 05 marzo 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale

Un sodalizio tra albanesi e italiani, quasi tutti residenti sul litorale ravennate, con i primi che comandavano e gli altri che facevano da intermediari. La droga arrivava dall'Albania sul porto di Bari. Da qui i corrieri la portavano a Ravenna da dove veniva per lo più distribuita sulla Riviera adriatica. Tutto, fortunatamente, stroncato da un'indagine della squadra Mobile ravennate (sezioni Seconda e Quarta) coronata da 11 ordinanze di altrettante misure restrittive, quasi tutte applicate nelle prime ore di oggi, che si vanno a sommare agli otto arresti eseguiti nei mesi scorsi nell'ambito dello stesso procedimento e ai 23 indagati a piede libero. 
Nel bilancio dell'inchiesta figurano anche il sequestro di una pistola clandestina, di diversi mezzi usati per il trasporto dello stupefacente e di sei chili di droga tra eroina e cocaina per un valore di circa 200 mila euro, Il Gip ravennate Monica Galassi, su richiesta del Pm Isabella Cavallari, ha disposto la carcerazione per sei giovani albanesi e per un italiano, un 57enne originario di Acerenza (Potenza) ma residente a Lido Adriano, sul litorale ravennate; i domiciliari per altri due giovani albanesi e per una ragazza romena sentimentalmente legata a uno del gruppo; e l'obbligo di firma per un secondo italiano, un 44/enne originario di Vittoria (Ragusa) ma residente sempre a Lido Adriano. 
L'operazione che li ha portati nei guai è stata battezzata «Liberty» dal nome del bar di Punta Marina Terme, sempre sul litorale ravennate, all'interno del quale il 30 aprile del 2010 si era verificato un regolamento di conti che aveva dato origine all'inchiesta. Nell'occasione, un giovane albanese era prima stato colpito con un oggetto metallico, presumibilmente un manganello telescopico, da un suo connazionale. Quindi era entrato un terzo albanese che aveva tentato di sparare all'uomo già a terra ma non c'era riuscito perchè l'arma si era inceppata. Si trattava di una pistola clandestina: una Crvena Zastava calibro 7.65 con matricola abrasa, caricatore, sette cartucce e un silenziatore artigianale di 22 centimetri. E se non aveva sparato - avrebbe poi stabilito la Scientifica di Bologna - era stato perchè era stata custodita sotto terra e l'umidità l'aveva inceppata. L'arma era stata sequestrata il 5 agosto del 2010 quando altri albanesi erano arrivati da Milano per chiedere la Zastava al fine di regolare un conto nel capoluogo lombardo. 
Prima di quel momento - siamo al 10 giugno - c'era stato l'arresto di due persone arrivate a Ravenna da Matelica (Macerata) per acquistare quasi mezzo chilo di cocaina. In un altro caso gli acquirenti finiti in arresto erano arrivati da Pavia. Ma l'apice dell'indagine risale al 21 settembre 2010 quando il corriere, un trapanese in arrivo da Bari, era stato intercettato dalla polizia con due chili di eroina. Non vedendolo arrivare. gli albanesi erano andati in fibrillazione temendo che l'uomo fosse spartito con la droga. E avevano persino pensato di torturare i suoi parenti e i suoi amici per farsi dire dove si trovasse.

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