La domanda più complessa alla quale rispondere è quella del “perché scrivere”.
Anche per una ragione ben precisa: la risposta cambia col trascorrere del tempo.
Raymond Carver risponde in modo differente a una tale questione, poiché non è un sasso.
Ciascuno di noi vive, invecchia, cambia… E un certo tipo di risposta si modifica, oppure cambia radicalmente.
Scrivevo di Carver dunque. Lui rispondeva in vari modi. Perché è un gesto che amiamo, diceva.
Oppure, perché è impossibile smettere. Perché è bello.
O ancora, perché potrebbe cambiarci la vita.
Che ti piaccia o no, se tu vuoi essere editore di te stesso, devi costruire il tuo brand. E la costruzione di questo elemento, deve passare attraverso una serie di domande.
Carver era un brand (anche se magari non lo sapeva), ed era riconosciuto, e posizionato ottimamente. Non solo il cliente sapeva della sua esistenza (d’accordo, non tutti: però hai compreso cosa voglio dire), ma era anche in grado di definire con buona precisione dove egli si trovava.
Diciamo, per amore della brevità, che era un minimalista (definizione che a me non piace, non piaceva nemmeno a lui). Su questo tornerò tra poco.