RAZZISMO IN ITALIA - Uno studio approfondito

Creato il 10 settembre 2013 da Societydoesntexist

Fenomeno in crescita, particolarmente vissuto in Italia. Da un lato, la causa è da ricercarsi negli avvenimenti degli ultimi anni (grandi migrazioni dall'Africa del nord dovute a crisi di Regime ecc) che le autorità italiane non sono state in grado di affrontare, dall'altro nelle linee politiche intraprese dal governo, nelle dichiarazioni e insulti di diversi leaders parlamentari, che non poche volte a causa di tali comportamenti sono entrati in attrito con la comunità politica europea. Dell'osservazione del fenomeno se n'è occupata la Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) che nel 2012 ha presentato il suo rapporto sull'Italia - 2012.
I GRUPPI TARGET 
Il rapporto definisce i gruppi target, quei gruppi, cioè, più vulnerabili perché presi di mira dall'odio razziale.Tali gruppi, specificamente per l'Italia, sono essenzialmente tre:
1) Gruppi ROM;Il clima generale nei loro confronti è profondamente negativo, aggravato dalle varie disposizioni legislative che mancano di coerenza. Tale situazione espone i Rom ad abusi particolarmente gravi. - La situazione dei Rom per quanto riguarda l’alloggio, che non sembra essersi migliorata, bensì aggravata in questi ultimi anni, è stata denunciata a più riprese non solo dall’ECRI, ma anche da altri organismi internazionali, tra cui il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, il Comitato consultivo della Convenzione per la protezione delle minoranze nazionali e l’Alto Commissario per le minoranze nazionali dell’OSCE.
2) Migranti, rifugiati e richiedenti asilo:- Migranti in situazione regolare;Scarse le vie d'integrazione offerte dalle autorità.- Rifugiati e richiedenti asilo;I richiedenti asilo continuano a vivere in condizioni difficili e d’indigenza, inducendo i tribunali di alcuni paesi dell’UE a farsi carico e a bloccare il loro rinvio in Italia, secondo quanto stabilito dal regolamento Dublino II. Spesso le autorità italiane non si sono fatte carico delle necessità dei rifugiati e non hanno tutelato i loro diritti.
Nel febbraio 2012 la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che, respingendo in alto mare migranti e richiedenti asilo africani, l’Italia aveva violato gli obblighi sanciti dal diritto internazionale di non rimandare le persone in paesi in cui potrebbero subire abusi.
Amnesty International 
- Migranti in situazione irregolare;L’ECRI nota con preoccupazione che continuano a pervenire rapporti di maltrattamenti di persone detenute nei CIE, in alcuni casi, delle persone sarebbero morte senza avere ricevuto assistenza medica. La situazione si presenta molto grave. La mancanza di un adeguato controllo esterno e il difficile accesso per le organizzazioni che operano a favore dei diritti umani, per gli avvocati e i giornalisti, gettano i CIE in oscurantismo preoccupante.
- Espulsioni in virtù delle disposizioni relative alla lotta contro il terrorismo;In numerose occasione le autorità italiane hanno proceduto all’espulsione di stranieri extracomunitari dal territorio, in particolare in virtù delle disposizioni del suo diritto mirante a rafforzare la lotta contro il terrorismo (malgrado le misure provvisorie indicate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo).
3) Comunità musulmane.Colpite da pregiudizi.
Come ricorda l'ECRI nel suo rapporto, nell'Italia di oggi, la maggior parte degli sforzi compiuti per sensibilizzare il vasto pubblico sulla necessità di combattere il razzismo e l’intolleranza sono condotti dall’UNAR (l'ufficio Nazionale per la lotta al razzismo). Per l'UNAR la situazione dell’Italia è estremamente preoccupante: nel 2012 son aumentati i casi segnalati di razzismo e discriminazione, in crescita del 61% rispetto all’anno precedente. Bisogna poi tener contro dei casi che non vengono segnalati o denunciati. Il 40 % delle persone che hanno denunciato di essere stati oggetti di discriminazioni etnico-razziali ha meno di 35 anni.
LGBT
Il 30 aprile 2013 il dipartimento per le pari opportunità in collaborazione con l'UNAR pubblica la strategia nazionale 2013-2015 per combattere razzismo e discriminazione presenti in Italia. A differenza dell'ECRI, il rapporto della UNAR si concentra sulle discriminazioni nei confronti delle persone LGBT, fenomeno in forte aumento.

L'UNAR affronta tale tema presentando il contesto politico-legale moderno in cui si svolge:
1) Il contesto Internazionale
"Lasciate che lo dica chiaro e forte: le perone lesbiche, gay, bisessuali e transgender hanno gli stessi diritti
umani di qualunque altra persona. Anche esse sono nate libere e eguali"
 New York l'11 dicembre 2012 - il Segretario Generale UN Ban Ki-moon
Nel 2008 Francia e Olanda, anche a nome dall'Unione europea, hanno presentato una risoluzione all'Assemblea Generale dell'ONU recante la richiesta di abrogazione delle leggi che criminalizzano le persone in base al loro orientamento sessuale o all'identità di genere, e la fine delle discriminazioni nei confronti delle persone LGBT. La risoluzione ha avuto il sostegno di 94 Stati e l'opposizione di altri 57. Nonostante l'ampio consenso raccolto, non si è ancora giunti alla sua adozione.

Legenda a piè di pagina*


Il 17 giugno 2011 la Commissione dei Diritti Umani dell'ONU ha adottato la risoluzione 17/19. La risoluzione condanna la violazione dei diritti umani delle persone LGBT.
Anche l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) ha adottato più risoluzioni per combattere la discriminazione e la violenza nei confronti delle persone LGBT.
2) Il contesto europeo

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Il Consiglio d’Europa (COE) è più volte intervenuto per promuovere azioni tese a realizzare il rispetto e il pieno godimento dei diritti umani da parte delle persone LGBT.
Nel giugno 2011 il Commissario per i Diritti Umani ha pubblicato una relazione dettagliata, contenente un’analisi socio-legale, sulla condizione delle persone LGBT in tutti gli Stati membri del COE.
L’azione svolta dal COE a difesa dei diritti delle persone LGBT è particolarmente efficace anche grazie alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), la quale opera sulla base della Convenzione firmata a Roma dagli Stati membri del COE nel 1950.  Particolare importanza riveste in ambito sovranazionale l’Unione europea, che nel 2000 ha adottato la Carta dei Diritti Fondamentali dei cittadini dell’Unione europea, avente effetto giuridico vincolante nell’Unione a partire dal 2009. In essa è contenuto il divieto di discriminazione anche in base all’orientamento sessuale della persona umana e il riconoscimento generale del diritto di sposarsi e costituire una famiglia. Anche il Trattato sul funzionamento dell’unione europea, nel suo articolo 10, contiene un generale principio di lotta alla discriminazione fondata sull’orientamento sessuale nella definizione e nell'attuazione di tutte le politiche e le azioni dell’Unione.
3) Il contesto italiano
Se è vero che il rapporto ricorda che il legislatore italiano è intervenuto più volte per tentare di rimuovere le discriminazioni nei confronti di persone LGBT, è anche vero che tuttora l’ordinamento italiano non prevede una normativa specifica per i reati di omofobia e transfobia.
Per quanto riguarda il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso, numerose proposte di legge in materia di riconoscimento del matrimonio tra coppie dello stesso sesso, unioni civili, coppie di fatto, sono state depositate alle Camere nelle diverse legislature, senza tuttavia giungere mai ad approvazione.
IL CONTESTO POLITICO SOCIALE
Se L'ECRI articolava il suo rapporto lungo la descrizione dei gruppi target, il rapporto 2012 del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa (Nils Muižnieks) procede invece a indicare quei fenomeni e quei  contesti che promuovono l'odio razziale nella penisola, ovvero:1) La scarsa protezione dei diritti umani di gruppi etnici quali Rom e Sinti;2) La scarsa tutela dei diritti umani dei migranti, compresi i richiedenti asilo,         in correlazione   - L'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari;3) La presenza di discorsi xenofobi in campo politico.
Xenofobia: fenomeno politico-mediatico 
• Particolare la situazione italiana contraddistinta da una classe politica che non è aliena all’uso di discorsi razzisti e xenofobi in ambito istituzionale.
Scrive l'ECRI:
Alcuni responsabili politici, tra cui dei membri del governo, sono giunti a proporre la segregazione degli stranieri nei trasporti pubblici o a scuola, ad applicare l’epiteto di “animali” ai membri di certi gruppi minoritari e a definire come un’“invasione” l’arrivo in Italia dei richiedenti asilo.
Il discorso razzista o xenofobo riflette politiche e misure discriminatorie o contribuisce alla loro adozione; l’insieme di questi fattori alimenta l’intolleranza, la discriminazione razziale, la xenofobia e il razzismo presso la popolazione e tende a legittimare tali fenomeni. Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, da parte sua, parla di grave preoccupazione riguardo il continuo utilizzo di discorsi razzisti e xenofobi nei confronti di Rom e Sinti nel dibattito politico italiano. Il Commissario dichiara di ritenere strettamente correlati i crimini d'odio all'incitamento all'intolleranza. Consiglia di condannare e a punirne l'utilizzo, mettendosi in regola con le politiche generali dell'ECRI e affrontare quanto livellato dalla legge 85/2006, che modificando il vecchio codice penale allevia la pena per chi commette atti xenofobi**.
L'Italia ha così  violato ripetutamente la Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (ICERD) firmata nel '68 ed entrata in vigore nel '76.
• Nei media, i Rom e i migranti sono in particolare associati ad attività criminali e di conseguenza a una minaccia per la pubblica sicurezza. Quest'abuso avrebbe portato l'UNHCR a sostenere la Carta di Roma (un codice di condotta verso cui si dovrebbero attenere i giornalisti). La portata della Carta è tuttavia limitata  e  copre soltanto certi gruppi minoritari.
• Nel rapporto 2011 Human rights watch definisce la risposta dello stato italiano tendente alla "minimizzazione del problema" e parla di "retorica anti-immigrati e anti-Rom" protratta dalla classe politica italiana, confermando quindi quanto detto dalle altre organizzazioni internazionali.
CONCLUSIONE
Quello di educare il cittadino italiano alla vita civica e sociale è un lungo lavoro, che richiede pazienza, sforzo e dedizione istituzionale. Il Governo non può rallentare il suo impegno ad invitare alla tolleranza e deve oggi impegnarsi come non mai.
Scrive Federica Mogherini, eletta nel Partito Democratico nella XVI Legislatura:Si tratta di un lavoro culturale, prima ancora che politico e sociale, per liberare il nostro Paese da un provincialismo soffocante e connetterci alla realtà globale in cui viviamo.

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La mappa elaborata dal World Values Survey presenta, per Paesi, il tasso di razzismo e discriminazione.


Note:
*

**- La durata massima della pena di reclusione è passata da tre anni a diciotto mesi ed è stata introdotta la possibilità di una pena pecuniaria fino a 6.000 euro. 
Legge 85/2006Art.2.(Modifiche all’articolo 3 della legge13 ottobre 1975, n. 654)1. Il comma 1 dell’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:«1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell’attuazione dell’articolo 4 della convenzione, è punito:a) con la reclusione fino a un anno e sei mesi chiunque, in qualsiasi modo, diffonde idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o motivati dall’identità sessuale della vittima;b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o motivati dall’identità sessuale della vittima».2. Al comma 3 dell’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, le parole: «o religiosi» sono sostituite dalle seguenti: «, religiosi o motivati dall’identità sessuale della vittima».

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