Magazine Cinema
di Behn Zetlin (USA, 2012)
con Quvenzhanè Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly, Lowell Landes
VOTO: ****/5
Hushpuppy per mangiare deve spezzare i granchi a mani nude. Ha nove anni e un padre malato, alcolizzato, violento, capace di respingerla e scacciarla come un cane, ma anche di insegnarle a stare al mondo. Un mondo fatto di miseria e depressione, in uno dei luoghi più ostili e inospitali che esistano: siamo in Louisiana, nelle paludi del sud, dove uragani e maremoti si abbattono in continuazione nella 'grande vasca', ovvero l'area più esposta alle alluvioni, che sradicano come fuscelli le precarie casupole di lamiera. Re della Terra Selvaggia è stato definito dai più come una fiaba moderna: in realtà è un film durissimo e feroce, girato con taglio documentaristico, che trasporta lo spettatore neutrale ed economicamente privilegiato in un contesto da Inferno dantesco, ben reso dalla traballante camera a mano e dalla fotografia sporca e 'caldissima'...
Hushpuppy è l'unica protagonista di un racconto fantastico e iperrealista allo stesso tempo. E' lei l'anima e il 'centro di gravità' del film: uno scricciolo insignificante ma pronto a lottare come un leone per la sopravvivenza, mostrando i muscoli come le ha insegnato papà: lei non perde mai la calma, nè cade nel panico, nemmeno quando manda involontariamente a fuoco la misera roulotte dove vive, piena di ricordi della madre fuggita chissà dove... La ragazzina vorrebbe raggiungerla, cercarla, ma prima c'è da accudire un padre morente che, a modo suo, la sta preparando al 'dopo', inculcandone nella mente il desiderio di non fuggire da quella terra selvaggia, dove sarà destinata a diventare Regina.
La piccola protagonista, Quvenzhanè Wallis, è la più giovane candidata all'Oscar della storia. In realtà, diciamolo chiaramente, non è che la sua parte ci faccia gridare al miracolo (anche perchè parla sempre in voce off) ma è chiaro che lei è il simbolo di un'America che nessuno ha il coraggio di mostrare: un'eroina dei bassifondi, povera, piccola e scura di carnagione, quasi una Vergine Maria di una storia cruda e terribilmente laica, dove però il misticismo affiora comunque in un contesto socialmente e culturalmente depresso, fatto di rituali antichi e azioni dettate dall'ignoranza e dalla paura del 'diverso' (vedi l'allucinante fuga dall'ospedale).
Re della Terra Selvaggia è un film che noi occidentali faticheremo molto a capire, non c'è dubbio. Troppo distante dal nostro modo di vivere e di pensare. Però è una pellicola importante, anche se faticosa, perchè in questi 95 minuti si toccano temi importanti e universali quali il rispetto per l'ambiente, la dignità di ogni essere umano, la critica dura a un'economia che, esattamente come le alluvioni, spazza via gli strati più bassi della scala sociale. A meno che qualcuno, anche la persona apparentemente più debole e indifesa, non abbia il coraggio di andare incontro un gregge di bisonti inferociti...
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