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- E te, te... qual è l'ultimo libro che hai letto?
È una domanda che mi piace sempre. È una domanda che mi piace ancora di più se ho terminato un libro da poco cosicché me lo ricordo ancora bene e ne posso parlare compiutamente. È una domanda che mi manda in sollucchero se a tutto questo aggiungiamo che il libro appena finito è pure un ottimo libro.
- Open, di Andre Agassi.
E poi mi sono lasciato trasportare. Prima lentamente, ho sondato il terreno raccontando gli episodi forti, dell'odio di Agassi per il tennis, di suo padre, del drago sparapalle, di Connors agli Usa Open, di Brooke e di Steffi, ho parlato insomma della polpa della mela.
Poi, visto che l'auditorio reggeva bene e che l'argomento, seppur esposto a femmine pressoché digiune di tennis (l'Anto e mia moglie) non pareva suscitare sbadigli, son passato agli episodi meno forti, ma comunque pregnanti della storia, i pantaloncini di jeans, la Bollettieri Academy, i capelli dell'Andre, le sue cadute e le sue risalite, l'entourage, esponendo così le bucce.
Ma negli occhi del mio pubblico la fame non accennava a placarsi e allora ho proposto pure i torsoli, tirando giù tutto quello che mi ricordavo del libro, dall'acqua di Gyl alle auto sportive, dalla collina dei serpenti ai ratti da fango, dagli slam vinti alle ricorrenti batoste inflittegli da Sampras, dal borsone portato da solo al cortisone, da Boris Becker a Benjamin Becker.
Ero in trance, parevo Tim Roth in Reservoir Dogs quando prova il monologo, avete presente? Son sicuro che avevo pure quella faccia lì, sapete, quella un po' ebete che hanno gli innamorati quando si guardano.
Quasi quasi mi viene la voglia di andare ad alzargli il voto a Open.
Alla fine son dovuto andare a prendere il libro perché volevamo vedere/rivedere le peraltro poche foto pubblicate e dopo ancora ci siamo pure sparati mezzora di Youtube sul nostro uomo.
La rivalità con Sampras è stata uno dei punti di riferimento della mia carriera. Perdere con Pete mi ha provocato un dolore enorme, ma alla lunga mi ha reso anche più forte. Se lo avessi battuto più spesso, se fosse comparso in una generazione diversa, il mio palmares sarebbe migliore e potrei essere ricordato come un tennista migliore, ma varrei meno.
.....
(parla di una vittoria qualunque)
Lo sconfiggo in sessantanove minuti. I giornalisti lo definiscono un massacro. Mi chiedono se mi dispiace averlo battuto in quel modo.
Rispondo: Non priverei mai nessuno dell'esperienza istruttiva di perdere.
Ridono.
Ma io sono serio.
(Open - Andre Agassi - J. R. Moehringer)
E voi che state leggendo?
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