Scrolla in basso per la versione in italiano
Among the readers I know, Chase Williams fans included, I asked Claudia Peduzzi – avid reader and reviewer for Italian literary blog Reader’s Bench – to write a guest post here on Daily Pinner. She gladly accepted… and I’m glad too!
I asked her to give me some insight about what readers want from the publishing world generally speaking, and that’s her idea about it. Enjoy!
Since ebook publishing was born, a new phenomenon comes out between aspiring self-publisher. It’s what I usually call the battle of the have-nots. Authors act like they are part of a gymnastic team: all for one, one for all when battling against big publishers and everyone against everyone when it’s time to sell one more copy of their own masterpiece.
Readers are the victims of that: they are supposed to be always right but at the very end they are ignored by the traditional publishing companies (which are more keen on quantities than qualities) and fooled by indie writers, who try everything to get a positive review from them.
If – unpleasantly – a reviewer dares to rate a self published book with less than five stars on Amazon (rating I personally put not very often) the risk is to be labeled as ignorant, superficial person and so on.
I am a lucky reviewer as it happened only few times to me and most of the indie authors I met have showed a good attitude and was open to critics.
Last year I enjoyed mainly self published books – I review for an Italian literary blog and they needed someone who could review indie authors.
My experience was positive and I have noticed a huge improvement – within only a year – in the book quality delivered by self pub authors. I can state that their level of quality has reached (and sometimes overcome) the official publishing companies one.
As a simple reader I have summed up the elements that in my opinion are important to be successful in the literary world.
EDITING: there’s no such thing as typos and grammar mistakes. I consider them, as a reader, like an offence. Period.
They mean that the author did not have time to read again what he wrote. It’s like the author is underrating the reader’s reading skills.
I acknowledge that self pub ebook editing is improved recently, while traditional publishers are releasing horrendous books full of typos. Good to me I buy their books only when on offer, otherwise I would claim for tons of refunds.
SHOW DON’T TELL: It’s like your friends’ endless tales about their last holidays. Lots of writers make this mistake and drag me to abandon their books, although their plots are interesting. I don’t want to hear a story, I want to live it. I want to forget of being in my living room or on a public transport (that’s why I love reading on a plane, it’s the best reading room to me). I want to feel myself being in the jungle. I love looking through the characters eyes and trying to think as they do to predict their actions.
THE BAKED BEANS APPROACH: International authors do this more often than Italian authors. In Italy, writers use a complicated and pompous language to show their writing skills. On the contrary, foreign authors go smooth and simple. The difference? If you go smooth you don’t build a wall between you and the reader. My high school teacher used to say: read again what you have written and don’t be afraid of using the scissors. Quality is not directly proportional to the number of pages.
SAGAS AND TRILOGIES: One thing is creating a character and make him live several adventures. Another thing is interrupting the story in the thick of it, forcing the reader to buy the other books. At the beginning of this strategy era, it had its promotional sense: I give away the first part of my story and if you like it you can buy the rest. Nowadays it became a sly trick: you buy what you believe is a novel but you end up buying also the second volume, because you have to know how the story goes on and terminates.
Authors tend to pull out in long plot repetitions when doubting that some readers are reading the second volume without having read the first one. That may take lots of pages in writers’ storytelling. My fault, I have a very good memory and I find those repetitions extremely annoying. At the very end, I read a lot of first volume sagas, bought as much second volumes and abandoned them after the very first chapters.
Hearing the word “trilogy” is enough to me to stay away from that author/saga.
I can not define myself as an “average reader”, nor for the number of book I read per year or for favourite genres, however I believe to have enough experience to understand readers’ requests.
My observations are not aimed strictly to self publishers; nevertheless, I think that traditional publishers as well should have a look at the indie market and do an examination of conscience.
In my opinion, self published ebooks sell well not only because they are cheap, but also because they are original and creative. Traditional publishers never risk and once they discover a successful niche they keep publishing the same old things, often supporting not talented authors.
Perhaps not all the aspiring authors should release their own novels, but I am generally happy that lots of them have done it. I wish them all the best and success, to traditional publishers face.
–
Tra i tanti lettori, affezionati di Chase e non, ho chiesto a Claudia Peduzzi, accanita lettrice e recensitrice per Reader’s Bench, di scrivere un contributo su questo blog, e lei ha accettato volentieri.
Le ho chiesto di darmi un’idea di cosa vogliono i lettori dal mondo dell’editoria in generale: questo è il bel contributo che mi ha lasciato. Buona lettura!
Da quando è decollato il mercato dell’editoria digitale è iniziata quella che chiamo una guerra tra poveri, ossia tra tutti gli aspiranti scrittori che hanno scelto la strada dell’auto pubblicazione. Come nelle squadre di ginnastica artistica “uno per tutti” contro le major dell’editoria e “soli contro tutti” per vendere una copia in più.
Chi soffre è il lettore – quel cliente che dovrebbe avere sempre ragione – ignorato dalle grandi case editrici, per le quali conta solo la massa, e circuìto dagli autori indie, che con tutti i mezzi cercano di strappargli una recensione positiva. Se disgraziatamente un recensore osa attribuire a un indie meno di cinque stelle su Amazon (voto che personalmente riservo solo alle letture che mi hanno veramente entusiasmato, limitandomi generalmente a quattro se il giudizio è positivo) rischia di essere tacciato di incompetenza, ignoranza, ecc. Fortunatamente ho incontrato pochi di questi maleducati e solo un paio di persone mi hanno espressamente chiesto “o cinque stelle o niente” (magari le meritavano, ma non ho letto i loro libri per principio). La maggioranza ha dimostrato un atteggiamento aperto al dialogo e al confronto.
Lo scorso anno, un po’ per curiosità, un po’ perché era necessario per il blog letterario al quale collaboro, la maggior parte delle mie letture ha riguardato ebook di autori indipendenti. L’esperienza è stata positiva e, dopo un solo anno, ho notato un notevole aumento nella qualità del prodotto offerto, che attualmente ha raggiunto, se non addirittura superato, quella delle case editrici ufficiali.
Da semplice lettrice ho cercato di riassumere in un breve elenco quali elementi secondo me sono importanti per avere successo:
EDITING: Niente indispone quanto gli errori grammaticali e i refusi. Io li considero un affronto personale. Rileggere è solo questione di voglia e non farlo, lasciando errori grossolani, equivale a sottovalutare la capacità del lettore di accorgersene. Riconosco che ultimamente l’editing degli ebook auto pubblicati è migliorato, mentre sono le case editrici ufficiali a metterne in commercio di pietosi, talmente pieni di refusi che, se non li acquistassi solo in offerta, chiederei il rimborso.
SHOW DON’T TELL: Niente annoia più del racconto delle vacanze da parte degli amici. Molti scrittori compiono lo stesso errore e, anche se la storia sarebbe interessante, il lettore non viene coinvolto, si annoia e, nel mio caso, abbandona il libro. Io non voglio sentire una storia, voglio viverla. Voglio dimenticarmi di essere seduta nel mio soggiorno, sul terrazzo o su di un mezzo di trasporto (adoro volare proprio perché lo ritengo l’ambiente di lettura migliore al mondo) e sentirmi, ad esempio, in mezzo alla giungla. Mi piace vedere attraverso gli occhi dei protagonisti e cercare di ragionare come loro per prevederne le mosse.
THE BAKED BEANS APPROACH: Il consiglio è diretto agli scrittori italiani, che dovrebbero prendere esempio da quelli anglosassoni. Per dimostrare il proprio valore i nostri autori ricorrono ad un linguaggio aulico e ampolloso, infarcito di improbabili aggettivi, che risulta ridicolo e ottiene il risultato opposto: allontana il lettore invece che invogliarlo. Ricordo sempre cosa ci diceva la professoressa di lettere al liceo: rileggete e non abbiate mai paura ad usare le forbici. La qualità non è direttamente proporzionale al numero di pagine.
SAGHE E TRILOGIE: Un conto è inventare un personaggio e renderlo protagonista di una serie di avventure, un altro è interrompere una storia sul più bello per costringere il lettore ad acquistare le parti successive. All’inizio aveva un senso promozionale: ti regalo la prima parte e, se ti piace, spero comprerai il resto. Adesso è diventato un subdolo trucco. Compri quello che credi essere un romanzo e scopri che non finisce e che dovrai acquistarne un altro. Nel dubbio che qualcuno legga il secondo volume senza conoscere il primo, gli autori tendono a dilungarsi nel ripetere le parti che ritengono indispensabili, cioè quasi tutto. Mea culpa, sono dotata di buona memoria e trovo le ripetizioni insopportabilmente noiose, ma il risultato è che ho letto diverse prime parti, quindi comprato altrettanti secondi volumi, che ho poi abbandonato dopo i primi capitoli. Ormai basta la parola Trilogia a farmi scappare a gambe levate.
Non posso definirmi un lettore medio, né per numero di libri letti all’anno, né per generi prediletti, però credo di avere un minimo di esperienza sul campo e di saper interpretare le richieste della maggioranza. Le mie osservazioni non sono dirette esclusivamente agli autori indipendenti, anzi ritengo che le maggiori case editrici dovrebbero osservare la crescita del mercato indie facendo un serio esame di coscienza. Io credo che se gli ebook auto pubblicati vendono bene il motivo non è solo il prezzo più basso, che per altro conta perché rende il rischio di una eventuale delusione maggiormente accettabile, quanto l’originalità delle proposte. Le case editrici non vogliono rischiare e, scoperto un genere che ha successo, propongono sempre la stessa cosa, spesso anche appoggiando autori di scarso valore letterario.
Forse non tutti gli aspiranti scrittori avrebbero dovuto tirare fuori dal cassetto i propri manoscritti, ma nel complesso sono contenta che molti l’abbiano fatto e spero che abbiano il successo che meritano, alla faccia delle case editrici ufficiali.
Ti potrebbe interessare anche questo! / Posts you might be interested in
- Parlare bene dei libri letti fa bene alla salute – Speaking well of books is healthy
- Recensione, Luce dei Miei Occhi / Rewiew: A Cry in the Shadows, Giulia Beyman
- Andare a vivere su Marte, il ‘Punto di non ritorno’ / Life on Mars, the point of no return
- L’Amerikano, un affresco sugli Stati Uniti / Telling the United States