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Reality sciò, avanti un altro!

Creato il 19 aprile 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Il Pd non finisce mai di stupire. Le elezioni per il Quirinale rappresentano la cartina di tornasole sullo stato di salute della leadership bersaniana. Una leadership effimera, ormai a tempo, logorata prima dal verdetto delle urne e poi da un'evidente miopia politica dell'intero gruppo dirigente. Intanto partiamo da un dato di fatto, che suonerà abbastanza ironico, ma che rivela in realtà una mesta situazione: ha impiegato meno tempo Santa Romana Chiesa a scegliere il proprio Pontefice in seno al Conclave di quanto ne sta impiegando il Parlamento italiano per selezionare il nuovo Presidente della Repubblica. E se valutiamo il contesto, ossia le dimissioni storiche di Papa Benedetto XVI e la situazione di difficoltà per il mondo cattolico, vien voglia di chiamare l'Onu per chiedere il soccorso dei caschi blu. O quantomeno di rivalutare storicamente l'esperienza di Porta Pia, non sia mai si potesse usufruire anche noi di un tedesco disposto perfino alle dimissioni.

Reality sciò, avanti un altro!

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Già questo dato, di per sé surreale, lungi dallo scatenare sorrisi sornioni, dovrebbe indurre a qualche riflessione sulla distanza che intercorre fra paese reale e paese legale. Il Partito Democratico ha completamente perso la rotta: sonda gli umori delle altre forze, brucia vecchi cavalli di razza nel falò della propria dignità, si espone al pubblico ludibrio dell'elettorato, presentando ogni giorno un candidato diverso, quasi stesse designando volti nuovi per un reality di grido e non già il vertice delle istituzioni repubblicane. Ieri Marini, oggi Prodi, domani chissà. Un brivido sale lungo la schiena. L'unico elemento costante è il disastro in termini numerici: ad ogni giro di valzer, il candidato di turno perde consenso rispetto al precedente, un autentico stillicidio che non si riesce ad arginare.Perfino Renzi entra in contraddizione: da un lato boccia la candidatura dell'ex presidente del Senato, ritenendola profondamente inadeguata allo spirito dei tempi; dall'altro sostiene l'ex presidente Iri, più o  meno coetaneo di Marini, con esperienze politiche speculari, ritiratosi dalla vita pubblica nel lontano 2008. La chiamavano “rottamazione”.Fosse finita qui, si potrebbe rinviare l'analisi alle calende greche, a quando lor signori decideranno di assumere davvero la responsabilità di dare un volto di garanzia a questa sciagurata nazione. Invece si gioca con gli arnesi della vecchia morale democristiana, si ripescano sofismi e trattative occulte, si cincischia perfino con le preferenze. Lo ha notato saggiamente Claudio Cerasa: «"R. Prodi". "Prodi Romano". "Prodi R". "Romano Prodi". "Prodi". Significa che le correnti del Pd si stanno contando». Un trucco vecchio come Loch Ness, utile per capire il peso e l'entità delle rispettive parti sedute al tavolo.Stupisce, in siffatto frangente, il silenzio di D'Alema, intercettato occasionalmente dai cronisti di Servizio Pubblico alla vigilia della seconda votazione elettorale. L'annuncio del suo viaggio in Cina, con tanto di visto mostrato alla telecamera, appare in stridente contrasto col momento d'emergenza vissuto dal paese e con le difficoltà di un partito costruito a sua immagine e somiglianza. Volgare pretattica?

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