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Realtà Aumentata.. la realtà più reale?

Creato il 12 febbraio 2013 da Nonnaso @NonnaSo

Da qualche giorno non vedo che parlare della  “nuova realtà aumentata” (e delle dimissioni del Papa, anche) e mi sento come se d’un tratto mi fossi svegliata in un qualche film di fantascienza tipo Blade Runner, Il Quinto Elemento, Equilibrium, o peggio… Matrix (andiamo: quanti di voi non hanno pensato almeno una volta non essere veramente qui, ma di essere solo proiezioni di piccole pile umane che nel frattempo se ne stanno nel loro bozzolo, piene di tubi, a vegetare?). Oppure, potrei essermi svegliata trasformata in Ultraviolet, o Aeon Flux… ma no, eh? Quello sarebbe chiedere troppo.

future city

In ogni caso: ci siamo svegliati, ed è già il Terzo, forse Quarto, Millennio. Siamo avanti. Siamo all’era della realtà che non basta, e va aumentata.

Vediamo come (perché francamente, anche io mi sto chiedendo: “già faccio fatica a vivere in quella normale, che cosa c’è da aggiungere ancora?”).. Beh, a quanto pare: tante, tante cose.

Partiamo allora dalla definizione: “La Realtà Aumentata (Augmented Reality) – AR è un sistema di grafica interattiva che permette di intervenire su un flusso di immagini video live, modificando la realtà con l’aggiunta, in tempo reale, di contenuti ed animazioni virtuali.

Ok quindi abbiamo già capito che:

  • È un artificio, creato manualmente manipolando contenuti della realtà che noi vediamo, ma su un piano virtuale (fiuuu… ok allora la mia realtà reale rimane intoccata, in un certo senso è sempre lì, calda e gnucca e rassicurante, per me..).
  • Che è un meccanismo che si attiva “al momento” – live – ovvero quando a noi serve, ne abbiamo bisogno, quando noi lo cerchiamo
  • Che “abbellisce” un prodotto o una serie di prodotti, e ne aggiunge.. contenuti e animazioni.

In inglese, qualcuno la chiama “Realmore” ovvero “Reale di più”… le adv promettono “total immersion”, manco fossimo in un resort alle Maldive, pronti a immergerci con maschere pinne e occhiali alla scoperta di un nuovo, emozionante mondo, rimasto finora a noi nascosto e ancora tutto inesplorato… ehi, ma un momento. Da come la mettono si tratta proprio di questo. E non ci viene la curiosità di esplorarlo davvero? In fondo basta solo esser dotati di uno smartphone o tablet di ultima generazione, e il gioco è fatto: la realtà sta tutta intorno a noi (e senza voler rubare al parole al noto spot pubblicitario) e la Realtà aumentata ci si nasconde immediatamente DIETRO.

Si, dietro. Solo che non la possiamo vedere (se non abbiamo il tele-tablet)

La realtà aumentata insomma aggiunge cose a quello che noi vediamo: spiegazioni, chart 3D, plastici, qualche bell’effetto speciale, la possibilità di fare praticamente qualsiasi cosa (di quelle possibili e “inserite nel programma”) in tempo reale, quando ne abbiamo voglia. Forte.

I lookbook delle collezioni diventano 3D o 4D, e gli manca solo di poterci far percepire la consistenza dei tessuti di quel che vediamo, per sostituire completamente la realtà… ma no, restano pur sempre delle fichissime, superavanzatissime, ma sensorialmente deprivanti, repliche della realtà.

Barbie-Augmented-Reality-Closet-1

Un bel paradosso: ti danno di più su uno o due sensi, ma ti tolgono qualcosa al tempo stesso. E allora dove sta il divertimento? A noi che interessa, direte?

A meno che non mi permettano di entrare in un negozio e vedere una mia proiezione olografica (magari migliorata) che indossa tutti i vestiti della collezione senza il fastidio (o divertimento?) di dovermi veramente spogliare e rivestire in camerino, cosa mi interessa di migliorare la realtà?

Beh, in Giappone ci sono delle catene di negozi che invece permettono di fare proprio questo: i camerini sono dei cubicoli virtuali/scanner prossemici dove le clienti entrano, con i touch screen controllano i “provini” e procedono direttamente all’acquisto dei capi, che volendo possono farsi spedire direttamente a casa. Niente coda alle casse, nessun “fastidio”, solo il divertimento di sentirsi parte del “videgioco”.

Ancora le ADV parlano di “social Shopping da casa”. Altro bel paradosso.

Io faccio shopping virtuale, condivido con la mia cerchia di amici sui social vari (si perché con QR code, codici a barre, ometti intelligenti che ci raccontano la storia dei vestiti e altri begli aggeggini ci permettono già di postare le nostre preferenze sui profili dei social, commentando, condividendo e consigliando agli amici), ma senza muovere un solo muscolo dal divanetto di casa …e senza incontrare nessuno di loro. E allora dove sta il social? Dov’è, ancora, il divertimento?

Non è spaventevole che il nostro futuro si stia indirizzando verso due direzioni completamente diverse fra loro, ma dandoci l’impressione invece che si tratti di una sola (la più giusta?).

Non andremo più alle sfilate di moda? Agli happening, agli eventi del dopo sfilata? Non andremo più a toccare con mano gli abiti delle nuove collezioni, a sentirne la fabbrica e consistenza, a bearci del peso dei fili ricamati, dei bottoni e delle cerniere? Ci fideremo delle macchine che ci rivolteranno come calzini e alla fine ci diranno cosa ci sta bene e cosa no, cosa comprare e cosa no, chi incontrare e chi no? Finiremo per passare la nostra vita chiusi in un sicuro, coloratissimo, virtualissimo, interattivo bozzolo di seta, a un passo di distanza dai nostri “amici”, tutti interconnessi fra noi ma senza alcun  rapporto vero, reale?

oppure andremo in giro come tante scimmie a puntare il nostro cellulare sul nulla, a parlare da soli come matti per le strade, e a ridere di battute che possiamo capire solo noi. E rimpiangeremo i tempi in cui queste cose le facevano solo i turisti, o i matti patentati… 

Insomma, è un po’ come il gioco delle 3 carte: aumentare la realtà e arricchirla, per nascondere in realtà quanto sia povera e triste. Come mettere tutta quella panna sopra una banale tortina  chiamarlo Cupcake… o, meglio ancora, come tanti anni fa, quando ancora non esistevano le creme commestibili e lo zucchero plasmabile e si mettevano i fiori di polistirolo sulla torta, e noi bambini cercavamo di mangiarli… una realtà da prendere con le pinze, insomma, e qui sta il mio avvertimento: divertitevi, sperimentate, ci sono alcune cose che valgono veramente la pena di essere viste perché non crederete ai vostri  occhi ma… non credete a tutto quello che vi fanno vedere. Siate sempre critici, attenti, e con i piedi ben saldati a terra. Non lasciatevi infinocchiare dalla novità e dalle belle apparenze.

E ricordate cosa succede certe volte, quando uscite con una “realtà” truccatissima e con il Wonderbra Push Up: si, fichissima da vedere e portare a spasso  ma poi, quando togli tutto, e la natura torna al suo posto…. cosa ti resta in mano?

Il Wonderbra Push Up. … Bell’affare, eh??

BONUS TRACK: Per sapere come va a finire con la realtà aumentata… guardate qui…

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