Governo al lavoro sui canoni per le frequenze tv dopo la presentazione dell'emendamento al decreto milleproroghe che ha provocato tensioni tra Pd e Forza Italia: gli uomini di Berlusconi hanno visto nella mossa una ritorsione contro Mediaset proprio mentre si consumava la rottura del patto del Nazareno. Tesoro e Sviluppo Economico stanno studiando alcuni ritocchi al testo, che non cambierebbero nè la sostanza della norma che riporta la materia sotto il controllo ministeriale dopo la contestata delibera Agcom dello scorso settembre, nè la scadenza per il pagamento degli oneri fissata al 30 giugno prossimo.
Le modifiche riguarderanno la parte relativa all'invarianza del gettito complessivo rispetto al precedente regime: occorrerà stabilire se andrà calcolata sommando solo i canoni per le frequenze o tutti gli introiti del comparto televisivo, compresi quindi ad esempio i diritti amministrativi, non contemplati nella normativa applicata fino all'anno passato. L'emendamento al milleproroghe dovrà essere riformulato entro mercoledì prossimo, quando poi si passerà al vaglio della normativa.
Il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha ricordato ieri che il governo era da tempo al lavoro sulla materia e che le misure erano state preannunciate in tempi non sospetti. Forza Italia con Augusto Minzolini continua però ancora oggi a ribadire che si sarebbe dovuto intervenire in un altro momento per non gettare sulla decisione «l'ombra obliqua di un avvertimento». Il senatore in un tweet aveva parlato di una stangata da 50 milioni per Mediaset, cifra contestata da Michele Anzaldi del Pd: «Mediaset pagherà la stessa cifra dello scorso anno, 17,5 milioni circa, e non avrà lo sconto».
Tenuti a pagare con il nuovo regime saranno gli operatori di rete, mentre nel precedente erano le emittenti a dover versare l'1% del fatturato. Il totale dei contributi nel 2013 ammontava a poco più di 44 milioni: quelli dovuti da Rai erano poco più di 26 milioni, quelli dovuti da Mediaset oltre 17. Tutte sotto al milione le quote di Persidera (ex Timb), Rete A e Mtv. La delibera approvata non all'unanimità dall'Agcom lo scorso settembre aveva decisamente cambiato il quadro, rimettendo gli oneri sugli operatori di rete con una riduzione del gettito complessivo almeno in una prima fase (da un minimo di 9 milioni a un massimo di 48 a regime) e delle quote per Rai (Raiway avrebbe pagato da 3 a 13 milioni a regime) e per Mediaset (Elettronica Industriale avrebbe pagato da 3 milioni a 13 milioni).
Sarebbe stata tenuta a pagare una quota analoga anche Persidera (da 1 milione e mezzo a 13 milioni), mentre Rete A, Prima Tv, Borghini-Rete Capri, Tre e Europa Tv avrebbero pagato somme decisamente superiori (da 1 a 5 milioni di euro) rispetto al passato. Così come le tv locali. Compito del Mise sarà ora dividere gli oneri tra questi stessi operatori con una ripartizione che tenga conto delle forze effettive in campo. Il compito dovrebbe essere espletato entro qualche settimana, in modo - come stabilisce l'emendamento - «trasparente, proporzionato allo scopo, non discriminatorio». Intanto, in base ad un decreto ponte varato il 29 dicembre, gli operatori sono tenuti a versare come acconto il 40% di quanto dovuto nel 2013: 10 milioni e mezzo per la Rai, 7 milioni per Mediaset.