Potremmo parlare per ore di Dylan Dog, di come sia stato una ventata d'aria fresca in un mercato, quello dei fumetti italiani, che sembra aver sfornato in 100 anni solo Tex e Diabolik. Un mercato che, dal punto di vista di un lettore profano come me, sembra campare di opere di intrattenimento artisticamente irrilevanti.
L'indagatore dell'incubo è diventato, sopratutto all'inizio degli anni 90, un vero e proprio fenomeno culturale, un supereroe irriconoscibile, l'uomo della porta accanto che non ti stupirebbe veder fare il bucato in lavanderia. Eppure DyD, come ogni eroe, è diventato un personaggio invidiabile per le sue avventure ogni mese più affascinanti, per le sue storie d'amore intense e coinvolgenti.
Insomma, Dylan Dog siamo noi. Noi nei ricordi dei nostri momenti migliori.
Vi ricorda niente?
Come per ogni fumetto che si rispetti, l'atmosfera attorno al protagonista è qualcosa di soggettivo, per tutti diversa. Eppure, a differenza della pessima interpretazione americana, questo lunghissimometraggio amatoriale (nel senso che è fatto da grandi amatori) riesce a rievocare le emozioni provate nella lettura di alcuni albi, soffermandosi più che altro sui personaggi, sulle situazioni e sulle sensazioni scoperte nei primi cento numeri del fumetto.Stiamo parlando di un'opera recitata maluccio, ma con una passione palpabile. Di una storia che non stonerebbe in mezzo alle tavole, fin troppo studiate e omaggiate, del fumetto. Parliamo di citazioni continue a vicende e individui ben conosciuti dai fan. Infine, stiamo parlando di un opera che vive e luccica principalmente grazie all'amore verso il personaggio creato da Tiziano Sclavi.
Si son fatti pure un viaggio a Londra, tanto per!
A migliorare parzialmente il problema della recitazione ci sono i costumi, molto azzeccati e fedeli, e il doppiaggio, con voci che sembrano uscite direttamente da qualche film porno sincronizzato male, ma che tutto sommato non stonano e talvolta elevano alcuni personaggi (come Groucho) che altrimenti risulterebbero pacchiani e inverosimili.A rendere il lavoro di questi ragazzi italiani ancora più apprezzabile ci pensano alcune citazioni e riferimenti ad altri film di sicuro effetto, nonché una bella scena di sesso piuttosto esplicita e atipica per produzioni del genere.
In conclusione, La morte puttana è un fan film che merita di essere visto da tutti i veri amanti di Dylan Dog, molto più di quanto lo sia stato il giocare, e magari portare al termine, le sue incarnazioni videoludiche...
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LA RUBRICA SUI VIDEOGIOCHI DI DYLAN DOG: Incubi di giochi