beccati questo, facebook
“Le ore in rete sono minuti nel mondo reale” dice Flynn padre a Flynn figlio, ed ha ragione, in rete si invecchia presto, anche questo pezzo è vecchio, ma se ti ricicli come santone zen vagamente jedi puoi essere il più fico del paniere anche se intorno a te la gente gira in tute fluo e combatte ascoltando i Daft Punk.
Tron Legacy parla fondamentalmente delle due anime di Steve Jobs che lottano una contro l’altra. Il nerd geniale degli anni settanta tutto software libero e derive zen contro il business man maniaco del controllo a cui devo obbedienza. Mentre Flynn figlio non capisce per tutto il film ciò che sta facendo e Quorra aka “quel gran tocco dell’Olivia Wilde” passa il tempo sbattere gli occhioni cercando il dottor House, su tutti torreggia quel grand’uomo di Jeff Bridges che tiene la scena praticamente da solo, cercando di salvare la faccia a tutti, interpretando le due anime di un uomo che ha avuto la fortuna di finire dentro un pc senza dover leggere
QUESTO
Caos vs ordine, software libero vs microsoft software a pagamento, storie ben narrate contro dialoghi ridicoli. E se nei primi due casi vincono i buoni, purtroppo non possiamo dire la stessa cosa del terzo, vuoi il doppiaggio, vuoi una storia piena di scelte assurde e deus ex machina che salvano tutto all’ultimo secondo, ma non posso che unirmi al corro di tutti quelli che avrebbero preferito un film muto, visivamente in grado di slogarvi la mascella, accompagnato solo dalla musica dei Daft Punk (perfetta nel film, totalmente priva di mordente se ascoltata sè stante, tranne Derazzed), una specie di moderna corazzata Potemkin dove le moto di luce sostituiscono la carrozzina.