La recensione
Il romanzo “Cinque ore”, del giovane Marco Merisia propone un frammento, abbastanza verosimile, della vita di un uomo (anagraficamente maturo) segnato da vari avvenimenti angosciosi nel suo passato; disilluso e scettico, che, pur subendo una vita incolore riesce a contrastarla unicamente vivendo in una sorta di mondo parallelo e fantastico: quello delle sue divagazioni letterarie.
Il protagonista è uno scrittore, Federico, formatosi negli inevitabili condizionamenti di un piccolo paese conservatore, da cui avrebbe voluto tanto affrancarsi totalmente, tanto desideroso di realizzare un capolavoro librario (e vivere di libri!), quanto sfiduciato di riuscire mai in quell’intento. Un uomo strutturalmente solo, consapevole del limite stesso ma incapace di valicarlo. Per quanto l’uomo sia nevrotico, malinconico, cinico, la sua fantasia ancora non finisce ingabbiata nel meandro delle possibili limitazioni del suo essere. E si libra veloce e articolata, tra le brume di una Milano deprimente e le nuvole francesi di una Parigi dai tratti per lo meno ottimisti, nel breve spazio di un viaggio in treno, che dura, per l’appunto, cinque ore. E mentre il tempo scorre, a volte lento e insopportabile, altre volte veloce e sfuggente, Federico proietta la sua coscienza come sullo schermo di un film, guardandola in disparte e giudicandola. E nel labirinto dei suoi ragionamenti irrompe il “caso” (il destino? cui tutti anelano?) che smargina i propri malinconici pensieri.
Spesso frammezzato con le interferenze di un novello grillo parlante, che spezza il ritmo degli avvenimenti con irriverenti meditazioni, peraltro interessanti, valide e consigliabili per ogni lettore, il romanzo “Cinque Ore” ha un ritmo narrativo magnetico, obbligandoti ad avanzare nella lettura senza sosta, come il treno su cui viaggia il protagonista, desideroso di scoprirne gli imprevedibili sviluppi.
A un tratto cala nella storia anche un personaggio femminile, Giulia, l’opposto di Federico. Ma è sempre il viaggio interiore dell’uomo ad essere sotto i riflettori. La donna giovane e sensuale è come un test per lo scrittore: lui, da buon pessimista e musone, non ama donne spavalde e sicure come la dirimpettaia di scompartimento. Eppure sembra nascere una sorta di alone magico, una fine alchimia tra i due. Precursore un amore? Di una possibile storia? Eppure Federico, teoricamente, non considera neppure ammissibile il classico “coup de foudre”. E la zavorra pesante di sfortunati amori passati lo allontanano orgogliosamente dall’aprirsi ad uno nuovo.
L’autore del romanzo riesce abilmente a creare scintille emotive notevoli e persino una discreta suspence (che in una storia d’amore può sembrare improbabile), preludio di un finale a sorpresa. In una sorta di rinnovato “Sliding doors” all’italiana il lettore potrà persino decidere se farsi coccolare da un finale bifronte, optando tra realtà e fantasia.
Recensione a cura di Giancarlo Chiarenza