Pur subendo una morbosa fascinazione per tutto ciò che è stato partorito dalla mente di Leji Matsumoto (del quale sono insospettabile ammiratore, tanto da arrischiarmi in pericolose maratone delle anime da cui sono tratti i suoi manga, malgrado mi manchino i magici momenti liberi), devo dire che guardare questo Capitan Harlock, in versione 3D, diretto da Shinji Aramaki e scritto da Harutoshi Fukui, mi ha lasciato indifferente. Penso che purtroppo, sia un (oh non riesco nemmeno a dirlo senza versare qualche lacrimuccia) puro film commerciale calcolato per sfruttare l’amore smodato che i fans come me hanno per il personaggio.


Insomma, una volta accertati che gente come me spenderebbe un botto per vedere una nuova avventura del pirata-tutto-nero-che-per-casa-ha-solo-il-ciel al cinema, ecco che spunta fuori il film-carrello che i produttori non aspettano altro che vedere riempito di incassi. Grafica a parte, non supera il fascino dell’originale (classe 1976… roba antica come le fondamenta della Terra e come me!). E malgrado mi offrano una dispensa audio-visiva che spieghi come Harlock è diventato un pirata (corruzione dei potenti, divisioni fra ricchi e poveri, la Terra che è sempre rovinosamente sul punto di andare all’aldidlà, lui che si rompe i coglioni e decide che mo’ basta, fa guerra a tutto e a tutti), il risultato è una roba altalenante, poco complessa e che non vedi l’ora che finisca per ascoltare nel tuo lettore mp3 la canzone cantata dalla Banda dei Bucanieri, perché sarà l’unico rimborso (emotivo) che avrai.
Fabio Secchi Frau