RECENSIONE A CALDO – Cattivissimo Me 2

Non mi ha deluso affatto, anzi. Ma forse è proprio questo il punto.

Cattivissimo me 2 di Pierre Coffin e Chris Renaud dà allo spettatore quello che lo spettatore vuole vedere e lo dà secondo dopo secondo.

Come avrete letto in giro e, se non lo avete letto ecco un bignami, la storia riprende dalla strana famiglia che il protagonista, il cattivissimo Gru, si è creato, adottando le tre orfanelle Margo, Edith e Agnes. A loro si uniscono i fantastici minions, lo scienziato pazzo che lo aiuta nel compiere imprese malvage e la sua arcigna madre che diventa una soddisfatta nonnina delle tre nuove nipotine. Ma qualcosa trama nell’ombra e c’è l’arrivo di un nuovo personaggio, l’agente della Lega Anti Cattivi, Lucy Wilde che, ovviamente, farà breccia nel cuore delle bambine e in quello di Gru. Costruendo, nel prevedibile finale, una vera e propria famiglia tradizionale.

Non ci sono miglioramenti di risoluzione o nella qualità di immagini e movimenti. La tecnica di animazione è la stessa del film precedente.

Ciò che fa un po’ meditare è il fatto che il primo episodio ci aveva mostrato una famiglia un po’ atipica, ma comunque una famiglia che agevolava l’idea “dove c’è amore, c’è casa… anche se sei un minion, un cattivo, una bambina che è stata adottata da un single”.

Una FIGATA!

Poi però, quando torni al cinema per questo secondo episodio, inforchi gli occhialini e aspetti di vedere il cattivissimo Gru alle prese con un altro nero nemico (che per carità, è presente), ma man mano che i frame si seguono, ti viene tolta tutta la curiosità per il film e per quelle atipiche sfumature narrative e di significato, per un più nitido e brillante ideale di una famiglia “normalizzata”, ma evidentemente falsata rispetto alle intenzioni del capitolo precedente.

Colpa, in larga parte, di chi vuole spremere il prodotto e che ovviamente, per fare un incasso migliore del primo film si chiede «Cosa può succede in un episodio numero 2?». Chiaramente la risposta è: «Gru deve innamorarsi».

E non magari un’altra imprevedibile risposta.

Pareva gay, quel povero Gru. Né più né meno che gay.

Il suo abbigliamento scuro, quel look così casual, quella parlata di Max Giusti un po’ leccata… alcuni hanno pensato seriamente che potesse essere uno stereotipo dell’omosessuale. All’inizio, effettivamente, pareva anche a me, ma poi con l’arrivo di Lucy anche l’ultima strizzatina d’occhio ambigua scompare…

Rimangono i minions che non hanno sesso e che parodiano un po’ Benny Hill con buonissimi risultati.

In parecchi, ultimamente, si sono lamentati di una certa prevedibilità dei cartoni animati. A qualcuno non è ancora entrata in testa e a chi, come me, invece, l’ha già colta, comincia a dare la nausea. Il risultato finale di tutti questi titoli fatti con lo stesso stampino è purtroppo quella di vedere per circa tre ore un film che non ha alcuni tipo di sbandamento, ma che ci sta dentro la sua strada e non vuole andare oltre quella. Lo spettatore non avverte neanche la necessità di una variabilità e si lascia condurre con rapidità in un adattamento che ha dovuto subire già in altre pellicole. Il film va veloce, in due o tre occasioni riesce a farti ridere, raramente vedi qualcosa di sfocato (e se la vedessi boh, forse neanche te ne accorgi) e ti lasci sedurre dal tatto che tutto è ciò che deve essere, e pure di meno.

Altro sorriso te lo strappano le grandi prove vocali degli attori e i nuovi personaggi ben caratterizzati (in Italia Lucy era doppiata da Arisa, ma in America dalla superlativa Kristin Wiig… che ve lo dico a fare).

Solo il villain El Macho non dice granché.

Un po’ deludente la colonna sonora di Heitor Pereira e Pharrell Williams… E vista la presenza di Williams, mi spiego anche il perché della delusione.

Fabio Secchi Frau