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«Si può guarire, comincia a guardare le cose in maniera un po’ diversa».
Questo il consiglio che Gioele Dix dà a Claudio Bisio in una commedia non particolarmente travolgente, di fronte alla sua depressione, dovuta a un problema di degenerazione della vista… Un’unica battuta che, per banalità e grossolanità, potrebbe far capire quanto male sia scritta la sceneggiatura di questo film firmato da Massimiliano Bruno.
Non ci si sente avvitati nella trama. Le risate e le gags ci sono ma, confondono i personaggi (e gli spettatori) intrecciandosi con poca maestria e poco pathos. Del resto, il confine fra il divertimento e il ridicolo è molto labile… e, a volte, basta poco per superare l’uno e finire nell’altro. Azione che, disgraziatamente, in questo film avviene molto spesso.
Un banale fattore scatenante di questa caduta nel baratro della ridicolaggine è nell’uso di una certa comicità trita e ritrita, con battute che potrebbero fare presa nell’anima di quelli che hanno meno pretese cinematografiche ma, che si sono sentite in realtà milioni di volte, anche in un contesto non propriamente filmico ma, di vita reale.
Cambia il contesto in cui vengono pronunciate, cambiano i personaggi, ma sono sempre quelle. Il risultato è quindi una pellicola che vorrebbe far ridere ma che è strutturalmente troppo ambigua e fumosa, difficile da seguire, solo apparentemente “normale”.
Peccato, perché Bruno è un bravissimo autore, dotato di un grande talento comico di cui lui forse è poco a conoscenza, e gli sarebbe bastato un po’ più di lavoro sulla carta per portare a casa un altro successo (dopo Nessuno mi può giudicare e Viva l’Italia).
In un crescendo di situazioni e momenti che fanno giusto sorridere, si arriva ad amare e comprendere non la totalità dei personaggi/pazienti che ruotano intorno allo psicanalista Bisio ma, solo alcuni di questi che si svelano con incisività scena per scena (la lamentosa e veemente Caterina Guzzanti, il burbero coatto Marco Giallini e il graffiante Rocco Papaleo). Il resto del cast è appannato, con una vena di follia che si comprende poco e che sprizza fuori solo in alcune inaspettate sequenze. Anche questo è un chiaro sintomo che qualcosa non va in un film che sarebbe stato, invece, tutto da scoprire e che avrebbe dovuto basarsi fondamentalmente su personaggi secondari che (chi più, chi meno) dovevano lasciare un segno in una storia che sarebbe dovuta essere più appassionante.
Insomma, quello che sembrava un rovesciamento dei ruoli, ha solo il malconcio aspetto di una commedia in corsa alla risata facile.
Fabio Secchi Frau