Al netto di altre considerazioni su questo film, Molière in bicicletta è un titolo che mischia quattro elementi in tutto in 104 minuti: l’amore per il cinema, l’amore per Molière, l’amore per le donne e l’amore per la recitazione.
Il punto non è tanto Perché fare un film su Molière, ma Perché non farlo?
La trama parte da un attore di fiction Gauthier Valence (Lambert Wilson) che si mette in testa di portare a teatro la commedia di cinque atti Il misantropo di Molière ma, per farlo, ha bisogno di qualcuno che faccia il ruolo di Philinte… e sceglie Serge Tanneur (Fabrice Luchini), un suo vecchio collega e amico che però vive ormai confinato in un’isoletta, da anni ritirato dalle scene. Fra i due, ovviamente, nascono fin da subito gli attriti belli acidognoli (gli attori, si sa, son tutti primedonne), principalmente dovuti al fatto che Tanneur non vuole fare Philinte e preferirebbe, invece, avere il ruolo del protagonista Alceste. Di mezzo, oltrettutto, c’è una donna (Maya Sansa).
Scritto dal regista Philippe Le Guay e dallo stesso Luchini, quello a cui lo spettatore assiste è l’inseminazione della fiducia e della sfiducia che sconvolge le vite dei due protagonisti, portandoli, per l’appunto, alla misantropia, quindi a essere socievoli come Olindo e Rosa Bazzi con i vicini.
Fabio Secchi Frau