Sentivo che il miracolo non poteva durare per molto e che qualcosa, dopo, sarebbe avvenuto rovinando tutto. E infatti, puntuale come la morte, arriva il secondo capitolo della pellicola Insidious: Oltre i confini del Male – Insidious 2 di James Wan. Un sequel che non colpisce nel segno, perché meno orrorifico del primo film e molto più investigativo… ma soprattutto, enormemente più caotico. Senza andare troppo nello specifico, il film inizia precisamente dove avevamo lasciato la povera famiglia Lambert: con un figlio scampato dalle mani del demonio che danzava al suono di Tiptoe Through the Tulips di Tiny Tim, ma con un padre che, invece, è posseduto dal fantasma di una signora velata. Da qui in poi, tutto quello che lo spettatore pensa che dovrà succedere, immancabilmente, succederà, ma finché non succederà continua a chiedersi se succederà davvero. Sapete come si chiama questo meccanismo che si nasconde dietro il mio gioco di parole? Prevedibilità… e non va per niente a favore del film.
E così il tanto atteso Oltre i confini del Male – Insidious 2, dopo poche ore, si perde in una ghost story zoppicante, fiacca e appesantita da alcune forzature che impediscono di creare un’atmosfera lugubre e minacciosa. Tutto questo malgrado l’impareggiabile numero di attori che danno il loro meglio sul set, i buonissimi movimenti della cinepresa, un ottimo montaggio e una discretissima colonna sonora.
A meno che non sei mia cugina Francesca.
Mia cugina Francesca che conta sulle dita della sua mano i film horror che ha visto, che aveva giurato al mondo che non avrebbe mai più visto un film horror in vita sua dopo Insidious e che aveva ipotizzato che, forse, solo in un giorno remotissimo nel tempo avrebbe potuto trovare il coraggio di risentire la canzone di Tiny Tim senza avere la pelle d’oca…
Mia cugina Francesca che era lì con me, a saltare a ogni rumore e a stringermi il braccio, impaurita come se non ci fosse un domani.
Fabio Secchi Frau