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RECENSIONE A CALDO – The Wolf of Wall Street

Creato il 13 febbraio 2014 da Fabioeandrea

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Antefatto: Jordan Belfort, uno dei più famosi broker della storia di Wall Street (e un avido criminale finanziario… diciamolo pure), scrive un’autobiografia. E fin qui… La produttrice Alexandra Milchan legge il libro e se ne innamora (lo potrete chiaramente capire dal simbolo dei dollari, questo $, che le appare negli occhi, mentre chiude il libro estasiata), così decide che la sua prossima missione sarà quella di ottenerne i diritti cinematografici. Nel suo tentativo, questa gatta coinvolge anche quella volpe dello sceneggiatore Terence Winter che ne scrive immediatamente una possibile sceneggiatura e riesce, tramite la Red Granite Pictures, a beccarseli. A questo punto, non rimane altro che cercare un regista che lo diriga. Lo script viene proposto a Martin Scorsese già ai tempi di Shutter Island che, però, non sembra particolarmente interessato alla cosa e preferiva dare la precedenza al thriller psichiatrico che tutti conosciamo (e che fra l’altro non è niente di che, purtroppo… il libro è molto meglio). Quando però Ridley Scott cerca di allungare le mani verso il progetto di questo film (con il rischio di farla diventare la sua ennesima cagata cinematografica), Scorsese ritorna sul luogo del delitto, scaccia Scott (sciò, via… tornatene ai tuoi prequel di Alien e ai tuoi filmetti ormai stupidi), porta il denaro di Leonardo DiCaprio che, fra l’altro, impone come protagonista. Cominciano i casting. DiCaprio sarà Belfort. Questo è accertato. E che Belfort!!! La migliore performance di questo interprete dai tempi di Buon compleanno Mr. Grape! Finalmente uscito dalla sua fottuta zona comfort, nella quale non faceva altro che cambiarsi d’abito e dire le sue battute senza calarsi veramente nel ruolo, Leo sfodera una miriade di smorfie, gesti, tic e… lascia a bocca aperta lo spettatore e l’Academy che, per premiarlo di AVER CAPITO COME SI RECITA (ed era anche ora che lo ricordasse) lo candida all’Oscar.

RECENSIONE A CALDO – The Wolf of Wall Street

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Ma andiamo avanti con la questione cast. Per scegliere il suo socio leggermente pervertito, quale miglior volto se non quello di un perfetto Jonah Hill?!?

RECENSIONE A CALDO – The Wolf of Wall Street

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Per il ruolo della bella mugliera tutte curve e “biondità”, quale miglior corpo di quello di Margot Robbie (ben inteso, dopo aver passato in rassegna fighe come Blake Lively, Rosie Huntington-Whiteley, Teresa Palmer e Amber Heard)?

RECENSIONE A CALDO – The Wolf of Wall Street

Per scegliere la zia inglese di questa, quale miglior inglese di Joanna Lumley (dopo che Eileen Atkins ha rifiutato)? Per scegliere la madre di DiCaprio quale miglior madre di Christine Ebersole (dopo aver scartato Julie Andrews)? Fatto questo, il film può cominciare e la cosa che stupisce più di tutte è che Martin Scorsese ha 72 anni suonati e riesce a mantenere una freschezza narrativa e visiva che sembra un giuovincello (che manco se mi avesse fatto la break dance qui davanti me lo sarei aspettato un film del genere). A questo punto, propongo anche di togliere la cinepresa a tutti quei mediocrissimi registi americani over 40. Imparate cosa è un Autore. Questo è cinema… non il vostro.

RECENSIONE A CALDO – The Wolf of Wall Street

RECENSIONE A CALDO – The Wolf of Wall Street

Partendo dall’epopea scandalosa di Belfort, il regista con le sopracciglia più grosse del mondo vi dirotterà non solo attraverso l’intricata questione delle truffe a Wall Street, ma anche verso la rappresentazione dei più bassi istinti umani, il tutto senza fare alcun rimprovero ai personaggi, proponendoli nel loro lato più umoristico e grottesco, anche quando sono legati all’infrazione del codice penale, civile, stradale… fate voi, qualsiasi codice prendete in mano, state pur certi che scoprirete che hanno violato una legge o un regolamento. La storia è sicuramente appassionante. Jordan Belfort è un neo-laureato, uno che ha studiato sodo finanza e che vuole fare il broker. Ma per fare questo lavoro devi comunque avere le palle di fregare gli altri, metodo che allora in tanti sconoscevano e che, invece, ora nell’alta finanzia, da quello che leggo sui giornali praticano quasi legalmente. Così da sfigatello appena arrivato in Borsa, seguiamo la sua sgradevole scalata verso la ricchezza, che lui festeggia nelle maniere meno diplomatiche del mondo: orge, droghe pesanti e leggere, pratiche sadomaso, lanci dei nani…

RECENSIONE A CALDO – The Wolf of Wall Street

Ma «per ogni su, c’è sempre un giù, per ogni men, c’è sempre un più», così abbiamo anche la discesa di fronte alla Legge, l’arresto e l’orribile e amaro finale.

RECENSIONE A CALDO – The Wolf of Wall Street

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Nonostante la durata, The Wolf of Wall Street vola davanti ai vostri occhi fino al the last minute, accompagnato dalle musiche di Robbie Robertson e Howard Shore e dal montaggio spedito di Thelma Schoonmaker. Ragazzi, tanto vale che ve lo dica chiaro e tondo (tanto, visto il linguaggio del film, sono pienamente in linea d’onda). A tutti quelli che dicono che il film è una gran cagata, dite pure di succhiarvelo mentre si attacca al tram. Tanto poi, pucci pucci, amici come prima.

Fabio Secchi Frau


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