Vi proponiamo oggi il romanzo “Eredità inattesa”, scritto da Matteo Caffettani.
La trama in breve: Marco nasce a Reggio Emilia, ma da anni vive a Londra dove ne ha assorbito gli usi e costumi. Si ritrova però dalla metropoli inglese a dover far ritorno al suo paese per assistere al funerale del nonno e qui viene a conoscenza di un particolare che cambierà la sua vita: il nonno ha lasciato a lui una cospicua parte di eredità. Marco indagherà circa i motivi della scelta del nonno, e a poco a poco si ritroverà ad affrontare vari e ardui conflitti familiari, i cui esiti saranno travolgenti e inaspettati.
Il libro alterna “molti alti e alcuni bassi”, ovvero periodi ben scritti e comprensibili, ad alcune imprecisioni: un primo dubbio che solleviamo è il perché l’autore non abbia specificato la somma dell’eredità, sostituendola invece con una linea per poi affermare che la cifra è a parecchi zeri.
Marco non capisce perché il nonno abbia deciso di renderlo erede di tale fortuna e se dapprima le cose sembrano andare bene, nel corso del romanzo il nostro protagonista dovrà fare i conti con l’avidità dello zio e con il mistero del motivo per cui si ritrova da un momento all’altro padrone di una fortuna.
In mezzo alle dispute famigliari il nostro protagonista si troverà a dover fare i conti anche con l’amore. Riallaccerà infatti i rapporti con Arianna, una vecchia fiamma dei tempi del liceo. E cosa accadrà al loro rapporto quando tutti i nodi verranno al pettine? L’amore sarà più forte di tutto o no?
Le descrizioni sono semplici ed efficaci, è facile immaginare i luoghi che l’autore ci presenta anche senza averci vissuto.
I personaggi hanno personalità anche se, a volte, le loro reazioni sembrano un po’ forzate.
Un secondo dubbio che ci sentiamo di sollevare è l‘editing. Se da un lato la storia riesce a coinvolgere, dall’altro la mancanza di un’accurata revisione del testo penalizza un po’ la lettura. Tanto per fare un esempio, c’è un uso smodato di punti di sospensione che inframezzano anche i dialoghi. Sarebbe stato più opportuno eliminarli e cercare di rendere il senso di attesa costruendo meglio i periodi o le chiacchierate fra i personaggi.
Un buon libro, quindi, che meritava però un’ulteriore rilettura da parte di qualcuno di estraneo allo scrittore, magari di una persona esperta nella correzione di bozze e nell’editing.
Ci aspettiamo comunque dei validi risultati da questo nuovo scrittore!
Recensione di Dylan Berro e Laura Bellini
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