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Recensione a “Figli del regresso” di Federico Fanin

Creato il 01 luglio 2015 da Soleeluna
La recensione

La recensione

Il futuro è in mano ai giovani. Figli soffocati da un’educazione volta a reprimere la loro creatività, a soffocare il bisogno di esprimersi. L’evoluzione ha raggiunto una fase di stallo e i giovani non ci stanno, sono stanchi. È rivoluzione. Gli adulti vengono confinati nel ghetto, ridotti in povertà, privati di ogni diritto. Nelle città, i giovani assumono il potere. Il denaro non conta più nulla. Chiunque abbia meno di vent’anni può prendersi tutto, da un attico nel più lussuoso grattacelo, agli abiti firmati. Non esistono regole e un mondo senza regole è destinato a spofondare. Alcool, droga, perdizione, violenza. Il pianeta non ha mai vissuto una simile decadenza. A godere del caos, una cricca di baby gangsters guidati da una figura misteriosa che mantiene l’ordine seminando terrore. Sarà grazie a un piccolo gruppo di giovani rivoltosi, stanchi di uno stile di vita malsano, che il sistema cadrà.

Nelle prime pagine il narratore dice tutto. Lo scenario è servito. Sappiamo chi sono i buoni, chi i cattivi e cosa è successo. Il gusto di scoprire le cause che condussero all’effetto è perduto. In alcuni passaggi sono le azioni e i dialoghi a costruire la scena. L’autore tuttavia non si ferma. Il desiderio di spiegare, di commentare, di riassumere, lo porta a sovrabbondare.

La storia manca di una componente emotiva fondamentale. I padroni del mondo sono bambini. I più piccoli hanno cinque anni. È oltre la realtà che tutti i bambini del mondo possano odiare i genitori al punto da volerli morti. È plausibile che esistano genitori che rinnegano i figli e viceversa, riservo qualche dubbio sul fatto che possa essere un fenomeno globale.

L’obiettivo della gang, sterminare il mondo adulto, non è credibile. I giovani di oggi saranno gli adulti di domani e se nessuno fa più figli, in realtà sono i giovani stessi a rischiare l’estinzione. L’intera costruzione del sistema in cui opera la gang non è studiata. Chi progetta e costruisce i grattaceli della gang? Sono ragazzini a guidare i jet privati? La gang spinge all’individualismo, a non fidarsi di nessuno, a non avere amici, a non innamorarsi, ma durante l’addestramento viene detto ai nuovi adepti che è necessario diventare una squadra, che l’unione è fondamentale, che il sistema è basato sulla collaborazione, sul gioco di squadra, sull’onore e sulla fedeltà.

Sono molte le incoerenze che ho incontrato durante la lettura. La storia non ha struttura, a questo si deve l’illogicità di alcuni fatti. All’autore è mancato un supporto tecnico fondamentale, che avrebbe evitato molti degli errori comessi.

Tre stelle al romanzo. La terza è perché ho apprezzato il colpo di scena finale. Che questo sia un punto di partenza per questo autore esordiente che ama scrivere.

Angela Gagliano, 30 giugno 2015


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