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Recensione a “Frammenti quotidiani” di Alessandro Zampieri

Creato il 23 dicembre 2015 da Soleeluna
Frammenti

La recensione

Laureato in Filosofia  e con una tesi a metà strada tra la filosofia e l’antropologia della scienza, questo si legge nel retro di copertina del primo libro dell’autore, Alessandro Zampieri di Novara.

Proprio di discernere l’uomo nel suo mutevole evolversi e predire le variazioni ambientali e di pensiero, sono le prime considerazioni che mi vengono in mente dopo aver divorato il suo libro.

Certo avendo solo ottantatré pagine non è che abbia fatto un’indigestione, ma sono pagine direi barocche. Non il barocco finto, copiato, che parte dal criterio che più si aggiunge e più l’occhio gode; qui è pura ricerca e dettaglio del descrivere.

Potevo iniziare la recensione, più popolarmente, dicendo: affascinante.

Proprio il fascino, cioè quel scoprire a poco a poco che non ti satolla subito come può essere, ai tempi dell’oggi, il D’Annunzio.

Uno scrittore deve osservare i fatti e ricomporre i pezzi del suo vedere, ma questi devono anche assumere una vita diversa, immaginaria e pur comprensibile.

Sono dieci frammenti, miglior definizione non c’è e rimanda al titolo e potremmo dire che denotano l’ironia, velata da un moderato pessimismo, sull’involuzione umana.

I mini racconti sono di tre, quattro pagine ciascuno e raramente ci si può ricordare i nomi dei personaggi, al più rimangono in mente alcuni abbozzi di vita, strampalata ma con al fondo la verità o la proiezione di un domani sempre più banale e inconsapevole.

A metà libro c’è un frammento fra i più brevi ma che al suo apparire mi ha destato curiosità: “Serendipità. O la scoperta mancata”.

Leggendo di crisi, di sviluppo sostenibile, di adattamento, di flessibilità, questi termine, poco noti in altri tempi, mi sono riecheggiati in testa, ma ho fatto sempre fatica a ricordarne i significati. Comunque l’avevo inseriti tra gli atteggiamenti necessari a reagire positivamente agli eventi.

Per chi vorrà potrà leggere la storia di Serendippo tramandatici dalla Persia, qui, con minor enfasi cito il prof. Serendippo, nato dalla mano ricercatrice dello Zampieri che lo inserisce nei tanti convegni di letterati e scienziati più atti a far girare l’economia turistico-gastronomica che nel costruire nuove idee o invenzioni. Ma Serendippo quando arriva trova l’albergo del convegno semi chiuso e dopo aver pronunciato il suo nome ad un arcigno portiere, apprende che il “simposio” è terminato. La reazione è serendipità: meraviglia, atteggiamento di valutazione e accettazione del fatto come un’accidente che può accadere.

Il pezzo è anche simpatico, probabilmente un po’ (maligno io) autobiografico vista la sua appartenenza al mondo accademico, ma in due paginette sazia sia il piacere del fluire del lessico sia la sceneggiatura.

Questa sua dote di cesellatore  rende il libro adatto forse a un target particolare e con qualche passione per l’uso del vocabolo ma come non ammirare questi arricchimenti: “ omissis.. in effetti pareva più l’ossessione di un gruppo di collezionisti, irrazionale e irragionevole come solo le collezioni sanno essere...” dal frammento Meno di uno, ma più di nessuno e centomila.

Ecco le ottanta pagine hanno dentro i dieci frammenti, questi intercalari, mi scusi l’autore, che definirei come parcheggi della mente, senza disco orario, che ti consentono di gustare la sosta e confrontarsi con il pensiero altrui.

Recensione a cura di Stefano


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