Magazine Cultura

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

Creato il 02 aprile 2014 da Fabioeandrea

blog1
O-h-M-y-G-o-d. Una lunga renuntiatio ad amarli totalmente… Poi uno si butta sulle novità, li dimentica per un po’ e tornando li ritrova come prima… con lo stesso brio, lo stesso immancabile e splendido stile dalla sceneggiatura spettacolare (yuppiyayè).

Io sono uno di quelli, che guardando un film dei Coen, si agita sulla poltroncina. Si agita ed è lì lì per cercare un telecomando, con il fortissimo desiderio di cambiare canale di fronte a una scena imbarazzante in cui si trova coinvolto un loro personaggio (solitamente il protagonista). Sapete, una di quelle scene in cui, per empatia, non si riesce a sostenere la vergogna, il disagio e se ne viene travolti… Se ci fosse stato un telecomando nella sala cinematografica in cui ho visto A proposito di Davis… un telecomando che mi permettesse di farlo… lo ammetto, lo avrei usato…

Spiego meglio. Tutto questo discorso non viene fatto perché sono un infame che non capisce niente di cinema ma, ne parla (come qualcuno dei miei “colleghi”… e le virgolette non le metto a caso).

Affatto.

A proposito di Davis non fa affatto schifo, anzi, fa in pieno tutto quello che un film deve fare: DISTURBARE.

E i fratelli Coen disturbano, irritano, infastidiscono in maniera leggerissima con personaggi che fanno cose che noi non faremo mai o parlano in modi in cui noi non parleremo mai agli altri… e, malgrado questo, si inseriscono dentro di te in una maniera così acuta e tenue da dare l’impressione che siano aghi psicologici che ti vuoi levare da sottopelle. Alcuni film… ma non tutti… devono avere l’effetto di non poter essere sorretti (e non è una cosa negativa). Devono darvi delle sensazioni così forti da essere impossibile resistere… persino con la più veemente forza di volontà del mondo. Un effetto calamita sul frigo.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

È il MUST del cinema dei Coen: l’insostenibile leggerezza degli antipatici.

Solo che molte persone che scrivono di cinema proprio non lo capiscono… e non dimostrano anche di non sapere una beata fava di quello su cui scrivono.

Lungi da me polemizzare contro i miei “colleghi” (cosa che faccio comunque con molto piacere… e che farò anche ora) o inserirmi in loro discussioni (mi metto agli antipodi proprio per non sentirli… ma le loro cazzate arrivano comunque fino a qui e quindi sento la voglia di rispondere)… ma, premesso questo e messe le mani avanti: i critici cinematografici che hanno fatto ammerda questo film NON HANNO RAGIONE.

I Coen sono stati accusati di partire da presupposti sbagliati. Io non vedo come la storia di un ragazzo egocentrico che prende troppo sul serio se stesso e la sua musica, un ragazzo che non ha le carte giuste per sfondare, possa partire da un presupposto sbagliato… ogni elemento è lì dove dovrebbe essere… e il fatto che la narrazione segua una linea rotonda ne sottolinea l’assoluta perfezione. Quindi, andatevi a fare un brodo.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

A proposito di Davis è stato accusato di essere un film mediocre e troppo leggero. A questi signori qui, rispondo che una cosa sono i film che vedete nelle sale quotidianamente, che devono rispettare delle regole ferree per una serie di motivi… e un’altra sono i film dei Coen. E bisognerebbe che i critici cinematografici che affermano queste stronzate vadano un po’ a rivedersi tutta la filmografia dei Coen per comprendere quanta dose di sempre presente leggerezza ci sia nei loro titoli che, fra l’altro, è una caratterista peculiare del loro cinema. E poi, scusatemi tanto, non avevo capito quanto foste così tanto seguaci della religione cinematografica ma, con il massimo rispetto per voi, per il vostro ordine e per le regole ferree (che però tanto ferree non sono visto che buttate fango su un film del genere accusandolo di qualsiasi cosa, mentre osannate Checco Zalone), sono proprio questo tipo di atteggiamenti che impoveriscono la critica cinematografica e fanno scappare milioni di persone di fronte a film come La grande bellezza. Quello che sto cercando di dire è che critici cinematografici famosi e meno famosi, ogni tanto, amano tirare fuori regole bigotte e retrograde (oltretutto parecchio superate nella cinematografia attuale) solo per il dovere redazionale di fare i bastiancontrario (mentendo spudoratamente a loro stessi e voltando le spalle a tutto quello che hanno studiato), poi si lamentano quando certi registi propongono al pubblico pellicole come questa. Titoli pieni di buon senso, rispetto e dignità. Ma va bene così, facciamoci del male. Ragazzi, che vi devo dire, se vi servono questo tipo di recensioni che non c’entrano nulla con il cinema e che non si esprimono nemmeno in modo coerente con ciò che vedono, tanti auguri. A me, non serve il parere di queste personalità sapienti del nulla per apprezzare del buon cinema anche estetico e mi consola il fatto di non essere il solo… è che proprio quando leggo robe del genere non ce la faccio… sembra che parlino di film totalmente inventati da loro. È l’incoerenza di questo tipo di giornalismo a infastidirmi. Nelle loro parole non c’è assolutamente volontà di capire. C’è solo la livorosa sicumera di chi giudica senza appello e, cosa più grave, senza sapere di cosa parla. E poi si permettono anche di dare lezioni di cinema a chicchessia. Boh. Quanta arroganza… peccato. Peccato perché lo trovo quantomeno un segno di grettezza grottesca e ridicola. Per fortuna, ho studiato e sviluppato un mio senso critico in cui l’odio immotivato per un autore è assente ma, permane un senso di rabbia verso le incoerenze.

Pensate che la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo certe bugie che loro spacciano per recensioni è che ormai, per risparmiare, le alte sfere redazionali facciano scrivere ai loro collaboratori solo e unicamente commenti cinematografici negativi (reperti infestanti di saccente ironia e indecorosa presunzione… che è un po’ anche il mio stile… ma almeno io sono SINCERO), così da accattivarsi i pareri opposti e accumulare ulteriori clic, per rendere più vendibile lo spazio pubblicitario. Ma io sono un complottista-dietrologo-schiavo della propria ideologia! E comunque, il film dei Coen non c’entra niente con questa cosa… ma è anche vero che è uno dei tanti che ha subito questo trattamento tristissimo.

Insomma, il film è ganzissimo e la regia dei Coen ti fa venire voglia di urlare: «Così vi voglio, Coen! Ottimo film di contenuto (ma quello, volendo, non manca mai) e straordinaria fotografia. Come ai tempi che furono! E quando fate così, anche il cinema resuscita e viene impreziosito!». Ovviamente, parlo da uno che è figlio del suo tempo, me ne rendo conto. Un fan dei Coen, della loro filmografia e delle loro sceneggiature. Da uno che pensa che se ci fossero più registi così, all’apparenza così allegri e spontanei e pieni di grazia (ma con messaggi molto precisi da dare al pubblico), le sale sarebbero colme di spettatore, il cinema non sarebbe in bancarotta. Sì, lo so, sto esagerando… Coen, se mi leggete, per il prossimo film aggiungete un libricino con delle illustrazioni per quelli che “fingono” di dover parlare male delle vostre opere… o distribuite delle bottiglie di vino… tanto mi sembra che comunque il film non l’abbiano visto. Infatti, non notano la principale cosa positiva dei Coen, vale a dire il sincero e sano entusiasmo nello stare dietro la macchina da presa.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

I Coen rendono il cinema americano meno noioso.

Quando i “critici cinematografici” italiani lo capiranno… sarà troppo tardi.

Quanto alla storia è adorabile. Contiene tutto. Contiene chitarre, musica folk, divani e soprattutto gatti.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

Una pazza meravigliosa caduta in basso alla quale non si può non applaudire (proprio non si può!), che fa ridere come poche cose nella vita (ma questo chiaramente gli idioti sotto mentite spoglie di critici cinematografici nostrani non l’hanno sottolineato). E penso che sia una sceneggiatura perfetta per ogni estimatore del periodo beat americano con una poesia dentro la borsa e una canzone diversa da suonare con uno strumento musicale.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

La vita di un giovane musicista senza reali miti, così pieno di sé e così spontaneo da non poter essere diverso (come gli altri vorrebbero) è una trama alla quale non si può non voler bene. Dopo la morte del suo partner musicale, il ragazzo deve vedersela con una probabile carriera da solista… ma una manciata di giorni gli saranno fatali non tanto per una riflessione, quanto per una comprensione della sua reale musica. Non sarà che Bob Dylan a dargli il colpo finale. Sulle prime pensa: «Ma no, ma dai, figurati… la musica folk è una cosa… con le ballate e il resto…», ma poi arriva la gioventù e assiste personalmente (e in una maniera altrettanto esilarante, nonostante la sua forma drammatica) al primo passo verso l’ascensione di uno dei più grandi musicisti della Storia americana.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

La sceneggiatura è qualcosa di cui Coen devono andare orgogliosi. All’ascolto si sottolineano tutti gli slang degli Anni Sessanta che poi avranno significati più profondi nella nostra moderna epoca. Su tutte le battute, è la musica che vince. Di quella in vinile che amo tanto (so’ vecchio!).

E bravo Oscar Isaac che, nel ruolo del protagonista, Llewyn Davis, è quello più carico. Genuino, opportunista e antipatico… tanto da fare simpatia.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

Poi stima assoluta per una nervosissima Carey Mulligan (ce ne fossero di attrici così…).

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

Justin Timberlake che, per una volta, non interpreta un ruolo becero ma, si trova per la prima volta nei panni di una persona gioiosa, piena di voglia di fare musica e, soprattutto in grado di trasmettere comicità in poche battute.

E poi abbiamo John Goodman, un caratterista per il quale si può sempre fare un’eccezione, anche quando recita un ruolo negativo… come in questo caso.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

Chiudo con qualche pensierino sulla colonna sonora di T Bone Burnett. Canzoni che andrebbero bene per un natale invernale a New York. Mai fuori luogo e sempre dentro le scene almeno all’80%.

RECENSIONE A FREDDO – A proposito di Davis

Fabio Secchi Frau


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :