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RECENSIONE A FREDDO – Giovane e bella

Creato il 10 gennaio 2014 da Fabioeandrea

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Bella e giovane, così la fece madre natura che, però non la fece battona, come invece si fece lei stessa.

La minorenne Isabelle (Marine Vacth), dopo aver perso la verginità con un tedescone durante le vacanze estive, decide di diventare una prostituta d’alto bordo, malgrado non le manchi assolutamente nulla. Non sta morendo di fame, tanto per farvi capire… Abita in una bella casa, ha una famiglia culturalmente elevata e molto affettuosa, a scuola va bene, il suo cellulare è sempre carico… i ragazzi intorno non le mancano… Solo che a lei piace così, piace essere pagata.

RECENSIONE A FREDDO – Giovane e bella

Il film di François Ozon (uno dei registi più talentuosi in Europa… e che se non vi piace, ciao, non rivolgetemi più la parola), diviso in quattro tempi secondo le quattro stagioni, è tutto qui e non c’è nulla da obiettare in merito a scelte registiche alla sceneggiatura e a tutto quel che di solito si analizza in un film. Ogni elemento è lì dove dovrebbe stare espletato al suo massimo e il film scende già che è una bellezza come quando si beve un bicchiere d’acqua fresca.

RECENSIONE A FREDDO – Giovane e bella

Lo scandalo principale è però dovuto che in mezzo a quell’acqua fresca è disciolta l’aspirina: l’argomento scottante della prostituzione minorile operata da ragazze di famiglia benestante (a Roma pare che sia diventata una moda… saranno contente le madri di queste ragazze).

Certamente, come diventare battona a 17 anni è una cosa che potrebbero spiegarvi benissimo molte delle amanti di Silvio Berlusconi, ma non in una maniera così raffinata e, soprattutto, non con le musiche di Philippe Rombi. Al massimo, ve tocca Apicella.

RECENSIONE A FREDDO – Giovane e bella

Chiudo spiegandovi una cosa fondamentale di questo film: le sue tre anime femminili.

Infatti, se da un lato abbiamo la mignottadolescente Isabelle che incarna l’irrazionalità sessuale di ogni donna, dall’altra abbiamo il suo opposto, sua madre (Géraldine Pailhas) che rappresenta la razionalità ma, anche l’ipocrisia morale. È fra questi due accesi spiriti che il film trova la sua scintilla primaria, scintilla che poi si spegne con l’entrata in scena, nella parte finale, dell’onirica Charlotte Rampling (il mio idolo, guai a chi me la tocca, potrei mordere) che, dal canto suo, rappresenta il romanticismo sessuale.

Comunque, parlando di gente che andava ad Arcore… Che fa Belèn? È tanto che io e Andrea non la sentiamo. Ah, è stufa del gossip? Ha ragione, è una ragazza così riservata…

Fabio Secchi Frau


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