RECENSIONE A FREDDO – Gloria

Creato il 18 marzo 2014 da Fabioeandrea


Una specialità del cinema cileno (di cui si sente molto poco parlare in generale ma, che ultimamente si sta dando parecchio da fare a livello internazionale con roba di qualità! Si vede che loro ci credono nel loro cinema!!!) firmata da Sebastián Lelio (e scritto dallo stesso in compagnia di Gonzalo Maza) che rischiava di non poter essere gustata nelle sale italiane… e, invece, eccomi qui a scriverne un resoconto. E gli Dei proteggano chi ha curato la sua distribuzione!

Gloria è sicuramente un film da custodire gelosamente nei momenti difficili… Tipo quando in televisione non ci sono altro che vecchie vestite da Carmen Miranda che corteggiano danzando grandi sauri ancora in circolazione e voi siete lì che state meditando il suicidio o una strage del vostro condominio.

Quindi, se la smetteste per un momento di drogarvi letteralmente di AMERICAGATE della serie “Effetti-speciali-grandiosi-pieni-di-rumori-che-fighi-i-combattimenti-cazzo-quello-lì-sì-che-è-pieno-di-muscoli” e “gangster-sempre-ubriachi-che-fanno-soldi-a-palate-con-la-droga-cazzo-ammazzaci-tutto-come-in-scarface” (un mix che io giudico stupendo ma, che molto pochi sanno trattare come si dovrebbe), vi consiglierei caldamente di dedicare qualche oretta a questo film uscito l’anno scorso e che è davvero bello. Bello come poche cose cinematografiche che escono ogni settimana e che ha per protagonista non una fotomodella latino-americana ma, una buzzicona… che però dentro è più bella e più ricca di quelle showgirls latino-americane che si accoppiano con qualsiasi cosa si muova ;-)… a buon intenditor poche parole. R.I.P. showgirl latino-americana, ti ricorderemo sempre con gioia.

La storia è quella di Gloria, una donna di mezza età, divorziata e matriarca di una famiglia che, ormai, non ha più bisogno di lei, che occupa il suo tempo libero a ballare per le balere in cerca di nuove conoscenze (e chi sta meglio di lei?!?). Purtroppo, la situazione cambia quando conosce un facoltoso uomo d’affari cileno, ancora risucchiato dal vortice dell’instabilità della sua ex moglie coordinata alle giovani e ancora non dipendenti figlie. Gloria, a questo punto, si ritroverà chiusa in pieno all’interno di una morsa di bisogni altrui e costretta a subire gli effetti delle torture psicologiche che le tre donne hanno sul suo nuovo compagno.

Gloria, interpretata da Paulina García (che assomiglia pericolosamente a mia madre ma, con i capelli piastrati e gli occhiali che aveva negli Anni Settanta), è un personaggio dall’aria, se non proprio incavolata, estremamente seria ma, non per questo poco viva. Cammina in giro con un bicchiere di alcol vario sempre in mano, ma si fa notare per la sua tranquillità, dentro cui si nasconde una vera e propria tigre da letto (e il regista non ci risparmia nulla del suo corpo, neppure il dettaglio cellulitico più orribile… oh, è l’età!!!). In generale, è ancora una donna piacente che sopravvive in una città fatta di strade piccolissime, edifici ordinati e case dove non manca il senso di accoglienza. Ecco, tutto questo si sfalda di fronte all’amore: una delle macchine più diaboliche che la mente umana abbia mai concepito. Apparentemente, le cose vanno bene e senza sbarramenti ma, questa è solo un’illusoria sensazione di serenità che svanirà con il tempo… Tempo fra alti e bassi che prenderà una brutta piega nel momento in cui vedrà passare solo 5 secondi dall’essere amata all’essere abbandonata per l’ennesima volta e reagirà, senza la minima esitazione, attivando la distruzione della causa di quella morsa letale (forse causando la frattura del femore e la perdita definitiva dell’uso degli arti inferiori… almeno, così lo spettatore spera, perché tifa solo e unicamente per Gloria…). Così innescata la sinistramente innocua Gloria, la nostra protagonista torna alla sua probabile vita di sempre, più vicina all’osteoporosi che mai ma, pur sempre eccezionale!

Non mi so immaginare una trama più pulita e reale di questa… soprattutto nel suo ritratto terrificante e crudo di una donna che non deve più rendere conto a nessuno di ciò che fa… nemmeno ai suoi figli. Mirabile la fotografia di Benjamin Echazarreta.

La pellicola è efficace, senza presunzione e ha la capacità di triturare qualcosa che assomiglia comprensibilmente a una speranza e che invece non riesce a rimanere integra. L’unica cosa che rimane integra sarà comunque Gloria e la sua personalità d’acciaio, di ferro… e potrei continuare all’infinito con altri metalli… Diciamo che è tipo Jeeg Robot. Quasi 60 anni divorziata con figli e voi che ancora giocate a farvi i selfie truccandovi come Barbie.

Tutte le donne vorrebbero essere come lei arrivate a una certa età.

PS. E’ la seconda canzone del 2013 che usa Gloria di Umberto Tozzi nella sua colonna sonora. E quanto se la gode Umberto?

Fabio Secchi Frau


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