L’ultimo film di Gianni Amelio è bello bello e lo so che questa mi espressione talmente aulica e professionale è un po’ difficile da comprendere, ma sforzatevi. Mi è piaciuta:
1) La performance del protagonista Antonio Albanese che delinea molto bene il suo personaggio surreale inserito in un contesto spaventoso che è quello della precarietà lavorativa e che è costretto a fare delle “supplenze” di qualsiasi mestiere gli capiti a tiro.
2) La grande sapienza di regia del grande maestro Amelio.
3) Il montaggio di Simona Paggi e la fotografia di Luca Bigazzi che rendono l’aria di quello che effettivamente stiamo vivendo e che non vorremo mai desiderare.
Fabio Secchi Frau