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Recensione a: “Giù all’Ammeriche” di Coralba Capuani

Creato il 13 febbraio 2014 da Soleeluna

51IUgoyRJxL__AA258_PIkin4,BottomRight,-47,22_AA280_SH20_OU29_Teresa e Filomena, due ragazze in un porto che aspettano la partenza di una nave. Non sono lì per salutare qualcuno, ma per imbarcarsi nella speranza di cambiare vita. Davanti a loro l’oceano e l’America, terra di sogni e speranze. Filomena è dubbiosa, ha paura, mentre l’amica si sente più sicura, è sfrontata e non china la testa di fronte a nessuno. Un viaggio lungo quaranta giorni che le vede costrette a fare i conti con la diffidenza e lo sprezzo che l’alta società mostra nei confronti dei meno abbienti. Filomena, la vera protagonista di questo romanzo, parte dal suo paese di origine piena di dubbi. Non vede nell’America la terra dei desideri, ma lo riconosce come un posto ignoto di cui ha timore.

L’arrivo nel continente non è dei migliori per la nostra ragazza che prima viene messa in quarantena a causa di un’infezione agli occhi, in seguito l’incontro con il lavoro tanto agognato dall’Italia, non si rivela all’altezza dei suoi desideri. E questo non perché Filomena sia una ragazza difficile, tutt’altro, ma la realtà è che in America gli immigrati vengono sfruttati e maltrattati, considerati poco più che bestie. Il senso di malinconia che l’aveva accompagnata fin dalla partenza, diventa oppressione. Vorrebbe poter scrivere ai genitori di farla tornare a casa, ma non lo fa, non ne trova il coraggio. Detesta sentirsi una fallita e Teresa non è un’amica sulla quale poter affidamento.

“Mi trovo molto bene in questo paese, gli americani sono tutti gentili e simpatici con noi italiani. Il lavoro alla fabbrica è così facile che le giornate passano in un momento. Io e Teresa, poi, siamo diventate molto amiche e ci aiutiamo l’una con l’altra.”

Sarebbe difficile non affezionarsi da subito a questa ragazza. Il lettore è portato a condividere con Filomena le difficoltà che incontrerà durante il corso del romanzo. Ѐ stata molto brava l’autrice a presentarci due ragazze tanto diverse facendo così in modo di dare un’immagine globale di come si sentissero gli immigrati in quel periodo. Ѐ vero che molti nostri connazionali facevano fortuna attraversando l’oceano, come per Teresa, una donna determinata capace di prendere in mano la propria vita e raggiungere gli obbiettivi prefissi. Purtroppo per altri però, la nuova vita, non portava miglioramenti, tutt’altro. Si sentivano strappati dalla propria terra, incapaci di proseguire un cammino  che non avevano forse nemmeno voluto intraprendere. E qui la figura di Filomena la fa da padrone. Non vi svelerò altro sulla trama perché questo romanzo va gustato pagina dopo pagina.

Non è il primo lavoro che leggo di Coralba, ma questo libro è sicuramente il mio preferito, per una serie di motivi.

Si legge molto bene perché lo stile di quest’autrice è diretto e semplice, ma allo stesso tempo è curato nei minimi dettagli. Un lavoro ben fatto si riconosce dopo poche pagine e vi assicuro che accadrà la stessa cosa anche voi. Vi innamorerete di Teresa e Filomena tanto che vorrete sentirle parlare più spesso. Il libro narra una vicenda seria, ci presenta una situazione difficile, ma Coralba riesce in qualche modo a rendercela anche divertente. Alcuni dialoghi, scritti in un misto di inglese-italiano, sono esilaranti. E poi si piange, vi avverto. Non pensate di avere fra le mani un romanzo che vi farà sorridere, perché di punto in bianco la nostra autrice ribalterà la situazione, tanto che persino il lettore penserà di aver saltato qualche passaggio, almeno questo è quello che è capitato a me!

Ho suggerito tanti libri nell’angolo delle nostre recensioni, ma questo non voglio consigliarvi di leggerlo, DOVETE farlo. Non annoverarlo fra le vostre letture sarebbe un po’ come mangiare le ‘goste senza avere le pinze per aprire le loro chele!


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