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Recensione a ‘Il furto dei Munch’ di Barbara Bolzan

Creato il 10 febbraio 2016 da Soleeluna

cover barbaraSinossi

Il 5 aprile 2004, un commando mette a segno una spettacolare rapina alla banca di Stavanger, in Norvegia. Il 22 agosto 2004, dal Museo Munch di Oslo vengono sottratti i celebri dipinti L’Urlo e la Madonna. Due fatti apparentemente non correlati, ma che trascineranno il lettore in una vertigine di intrighi, pericoli e misteri, portandolo nel cuore del mondo del mercato nero dell’arte e della musica.Quando i dipinti scompaiono, infatti, lasciando dietro di sé una scia di morte, Agata Vidacovich, coinvolta nel traffico d’arte, tenterà di venire a capo dell’intricata vicenda, mettendo a dura prova le proprie certezze.

Sposata con un pianista di fama internazionale che ha ormai rinunciato alla propria carriera e a cui ha sempre mentito riguardo alla propria vera vita, Agata si ritroverà costantemente sul filo del rasoio, costretta a mettere a repentaglio tutto quello che ha di più di caro per venire a capo di questo mistero. Dove sono finiti i quadri?

Un thriller avvincente, che si snoda tra Milano, Oslo e Trieste e che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Ho letto questo libro attirata dalla copertina e dalla sinossi, una cover semplice che presenta una cornice di un quadro vuota e una sinossi che racchiude in poche righe l’essenza del libro, incuriosendo il probabile lettore e portandolo all’acquisto. La storia è basata sul vero furto dei due dipinti di Munch, dal museo di Oslo il  22 Agosto 2004, nel dettaglio “La Madonna” e “L’urlo”, quadri di un valore inestimabile, che fanno gola ai trafficanti di opere d’arte, i quali ne commissionano i furti o per venerarle nei loro salotti privati (nascoste agli occhi del mondo) o per metterle in commercio, guadagnando cifre da capogiro.

La protagonista indiscussa è Agata Vidacovich, la storia è tutta scritta dal suo punto di vista, quindi si vive in simbiosi con lei, coi suoi pensieri, coi suoi ragionamenti. È una donna  forte, determinata, amante dell’arte e del suo lavoro, coraggiosa, impavida, non si ferma, continua la sua indagine, nonostante questo la porti a mettere a repentaglio la sua vita e quella delle persone che ama. È nativa di Trieste e lungo il suo racconto abbiamo scorci della sua vita in questa città che viene menzionata con amore e nostalgia, l’autrice intervalla presente e passato, senza mai perdere il filo e cercando di farci conoscere meglio la protagonista, per farci capire come ha fatto a diventare la donna che è oggi.

Giulio è suo marito, un pianista di fama internazione, che al momento si è ritirato dalla vita pubblica e insegna nei migliori atenei, il loro matrimonio sembra spento, sono arrivati al punto di essere due estranei, Agata non capisce le scelte del marito, lei amava quando suonava in pubblico, quando si sedeva sul seggiolino del pianoforte e le sue dite davano vita a musiche meravigliose, non era solo suonare uno strumento, era una magia, la divisione di un dono col mondo intero, ora lo sopporta appena e ovviamente ha creato intorno a loro un mondo di bugie. Giulio è un’artista, innamorato di sua moglie e della musica, alla quale dedica la sua vita, ci sono dei passaggi bellissimi che Barbara riesce a valorizzare e a intensificare con la musica classica, è come un film per aggiungere atmosfera alle scene bisogna saper mettere la musica giusta ed è questo che ha fatto lei. A un certo punto Giulio si rende conto di non conoscere veramente sua moglie:

“Ma cosa sei?” domanda Giulio. La voce trema più della mano. “Una falsaria, una ricettatrice, una trafficante d’arte…?” Prendo un profondo respiro. Rivelo: “Appartengo a un’organizzazione che si occupa esattamente di tutto questo.”

In questa storia non ci sono loro due, non si tratta di un romance, quindi non è incentrato sulla storia tra Agata e  Giulio, ma di un vera e proprio indagine sul furto dei quadri, Barbara è molto precisa nei dettagli, descrizioni molto minuziose, che a un lettore attento possono dare molti indizi e aiutarlo a comporre il puzzle, fino alla rivelazione finale del vero responsabile del furto.

Trovo che l’autrice sia stata geniale, ha gestito con maestria tutta la storia, mischiando verità e finzione, in modo da portarci esattamente dove vuole, per poi stupirti e lasciarti a bocca aperta. Ha creato dei personaggi affascinanti, non meno importanti di Agata e Giulio, tra i quali: Lui, compare spesso, è il capo di Agata, al quale lei deve rendere conto delle sue azioni e scelte per recuperare i quadri; un uomo freddo, calcolatore che in più di un occasione la mette in difficoltà e la reputa responsabile di tutto. Badelli, è un signore anziano, anche lui Triestino, possiamo definirlo il suo mentore, l’ha cresciuta lui, professionalmente parlando, un uomo che ha la sua importanza e del quale Agata cerca sempre la collaborazione e l’approvazione. Sevastian Fyodorov, un russo, ex agente del KGB, in passato ha avuto un certo spessore nella vita di Agata, un amore che lei non ha permesso di  crescere, in un certo senso anche il suo antagonista, ma che accetterà di aiutarla, come ultimo gesto di amicizia. Max, suo appoggio nel traffico di opere d’arte, un uomo sagace, buon intenditore di opere e con un buon fiuto, Agata non ha una grande amicizia per lui, ma lo ammira sul lavoro. Benedetta, una sua collega, una rag

azza giovane, molto intelligente, senza una vita, senza libertà, prigioniera negli ingranaggi dell’organizzaione, la protagonista rivede se stessa agli inizi della sua carriera. Ho trovato Barbara molto professionale nelle descrizioni di perizie, di falsificazioni, di musica classica, di approfondimenti sulle opere d’arte, nelle descrizioni di luoghi e persone, sullo svolgimento delle indagini e sul mondo dei trafficanti d’arte. Personalmente non mi sono mai soffermata molto a pensare ai furti d’arte, perchè non me ne intendo, ma dopo aver letto questo libro, non nascondo di essermi appassionata a questi quadri e alla loro storia, alle varie ipotesi di dove sono stati per due anni, prima di essere ritrovati. Un giorno, spero di poterli vedere dal vivo e credetemi mi verranno in mente le parole di Babarta, cercherò i dettagli da lei menzionati  e nel mio piccolo mi sentirò una critica d’arte. Ringrazio l’autrice per aver dato vita a questa storia, ricca di suspense, phatos e azione, con inseguimenti, agguati, furti riportati nei minimi dettagli, prova di tanta ricerca e approfondimenti sul posto, un modo di scrivere billante e anche se non mi piace ripertermi, non posso fare a meno di dirlo di nuovo, geniale.

Vi aspetto ad Oslo, 22 Agosto 2004 in Toyengata, nr. civico 53, ore 11.20, davanti al Munch Museet, due uomini scendono da un Audi A6 ed entrano nel museo, dopo quaranta secondi lasciano le sale correndo, hanno appena rubato due tele complete di cornice ….

Buona lettura.

Patrizia Braggion

Patrizia Braggion


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