Eccoci tornati a parlare di questa straordinaria autrice!
Vi avevo lasciati con le mie impressioni sulla sua saga dedicata a Roma, oggi invece voglio accompagnarvi verso il tramonto della Serenissima, quando Venezia, al massimo del suo splendore, subisce l’arrivo di Napoleone Bonaparte e perde la sua fama.
“Il gioco dell’inganno” inizia in Francia quando uno sconosciuto salva la vita a un giovane Napoleone Bonaparte che ancora non ha raggiunto la fama che avrà in futuro. Da quel momento fra i due nasce un forte legame che non può definirsi amicizia, ma forse nemmeno rispetto. È un rapporto che appare quasi esclusivamente “lavorativo” per cui Napoleone si fida ciecamente del suo salvatore, tanto da affidargli importanti incarichi di spionaggio, mentre Jacopo, il suo salvatore, sa di conoscere alla perfezione Bonaparte, ma è consapevole di non poterne influenzare le scelte, nemmeno quando si troverà a voler salvare la sua città: Venezia.
Qui Jacopo fa ritorno per fuggire all’orrore che si vive a Parigi, dove la ghigliottina miete più vittime di quanto si fosse pensato. Torna nella città che l’ha visto nascere, nella dimora di famiglia. È un uomo ricco, molto ricco, e soprattutto solitario. Di lui la gente di Venezia conosce poco e per questo parla molto inventando cose terribili sul suo conto.
Conosciamo poi Lorenza, figlia di un nobile che non naviga più nell’oro e che per salvaguardare la sua tenuta, si lascia convincere a dare in moglie Lorenza a un giovane rampollo veneziano. La ragazza però è stata allevata libera da vincoli, il padre le ha permesso di istruirsi e di essere libera, per questo motivo non vede di buon occhio il matrimonio che le appare come una gabbia nella quale verrà chiusa. Convince la sua cameriera ad accompagnarla in un’ultima pazzia. Vuole passare una giornata a Venezia e partecipare al Carnevale. Lorenza non sa che dietro ogni maschera potrebbe nascondersi un mostro ed è proprio ciò che incontrerà girovagando fra i vicoli della città. Due uomini dal volto coperto che tentano di violentarla e un solo ricordi di uno di loro: un anello.
La forza di Lorenza non può niente contro i malviventi, solo qualcun altro può evitare che le accada il peggio. È la Baùta, la maschera più spaventosa di tutto il Carnevale.
Lorenza ne resta affascinata, il contatto con quella maschera le trasmette sensazioni mai provate, ma non sa che gli incontri non saranno ancora terminati perché, di ritorno alla sua tenuta, un forte temporale, impedisce alla carrozza di proseguire e la ragazza, ferita, verrà salvata e accudita proprio dal temibile Jacopo Barbieri.
Cosa nasconde l’uomo dietro il suo volto deturpato?
Lorenza è una ragazza curiosa che non si fermerà alle apparenze, ma saprà guardare oltre le cicatrici che ricoprono il corpo e il volto di Jacopo.
Se Rufo e Aquilato erano personaggi che entravano direttamente nel cuore, con Jacopo l’amore nasce più lentamente. È un personaggio davvero molto complesso che nasconde un passato di grandi violenze, non solo subite, ma anche compiute. Azioni che hanno fatto perdere al nostro personaggio la capacità di amare, o almeno questo è quello che crede finché non conosce Lorenza e non sente il bisogno impellente di proteggerla. Questa protezione, non si estende solo alle minacce che incombono sulla ragazza, ma comprendono anche se stesso. La allontana con cattiveria, quando l’unica cosa che vorrebbe è tenerla vicina. La vita di Jacopo, al servizio di Napoleone, è un susseguirsi di rinunce e sacrifici. Rinuncia a se stesso in nome di un ideale e rinuncia all’amore per paura di non essere in grado di darne abbastanza.
Non ho vissuto invece Lorenza come un personaggio positivo. Mi spiego meglio, con lei non è nato un forte, i suoi comportamenti mi hanno spesso irritata e allontanata dall’empatia che speravo di provare come mi era accaduto con Ishold e Livia. Ho trovato spesso che si comportasse come una ragazzina viziata che pensa solo a se stessa. Avrei preferito vederla combattere per il suo amore invece di scappare sempre, di fronte alle difficoltà. Ho avuto la sensazione che fosse merito solo di Jacopo se alla fine la vita di Lorenza non si è rivelata un continuo di sofferenze.
Trovo però che sia un grande pregio di questo romanzo. I personaggi devono saper suscitare emozioni, non importa se esse siano positive o meno. Molte volte avrei voluto prenderla a schiaffi e farla ragionare!
Anche in questo romanzo la storia non è un accessorio delle vicende, ma uno dei perni del libro. I fasti della Serenissima stanno finendo. Quella che per secoli era stata una potenza indipendente dalla terraferma, una città capace di ribaltare le sorti delle controversie fra le nobili famiglie d’Italia, si appresta a vivere il suo declino.
Ho adorato ogni pagina di questo romanzo. La storia cattura e coinvolge come pochi altri romanzi fanno.
Se non conoscete quest’autrice, io vi consiglio di scoprirla al più presto, ma con un’avvertenza.
Non potrete più fare a meno delle sue storie!
Recensione a cura di Laura Bellini e Dylan Berro