La recensione
Glosbe è un pianeta popolato da due razze di uomini, i Pypidici e gli Ipa. I primi sono capaci di provare ed esprimere emozioni, mentre i secondi sono apatici e freddi. L’appartenenza a una piuttosto che all’altra razza è marcata dalla presenza di un’aura energetica. Rossa per i Pypidici e blu per gli Ipa. Pypidici e Ipa convivono civilmente, ma non vanno oltre le linee di demarcazione imposte dal governo. Unioni sentimentali tra i membri delle due razze opposte sono vietate e punite dalla Legge. È un sistema rigido, che garantisce a Glosbe un equilibrio millenario. Ma qualcosa accade e un’improvvisa e misteriosa epidemia priva gli uomini del pianeta della loro aura. Sorge una nuova stirpe, quella dei s’ayuté, né Pypidici né Ipa. Tra gli abitanti del globo scoppia il caos. Il governo chiede aiuto alla scienza, affinché il fenomeno venga interrotto e l’equilibrio ripristinato. Ma la situazione sfugge di mano.
In questa storia la contrapposizione tra cuore e mente è onnipresente. Dando vita a due razze umane differenti, l’autore scinde istinto e meccanica. Ci riesce bene con i Pypidici, gli istintivi, quelli che si emozionano, che non hanno paura di sperimentare, scoprire e rischiare. Fallisce con gli Ipa. L’errore commesso dall’autore è quello di non aver considerato che si tratta pur sempre di uomini e non di automi. E succede che gli Ipa dal cuore di ghiaccio si arrabbiano, odiano, amano, soffrono la perdita di un genitore e supplicano di essere risparmiati se messi di fronte alla morte. Tutti atteggiamenti che non fanno pensare a un individuo incapace di emozionarsi.
A un certo punto della storia, una misteriosa epidemia priva gli uomini dell’aura, dando vita a una nuova razza, i s’ayuté. A mio parere, manca l’effetto catalizzatore. Perché succede e perché proprio in quel momento? L’autore tenta di dare una spiegazione divina alla fine del romanzo, facendo entrare in scena i Maestri. La volontà dei Maestri è indiscussa. L’Era è finita e bisogna distruggere tutto per ricominciare. Deus ex machina.
Il linguaggio è scorrevole a tratti. L’utilizzo di termini poco comuni sembra voglia camuffare le debolezze della trama. (Es: Oggetti aberranti, Fece tacitare, Lui si divertiva a farle notare questa dicotomia, Era chino in posizione ossequiosa).
Non mi hanno convinta le motivazioni scientifiche che l’autore ha dato ad alcuni fatti. Utilizzare dei termini tecnici non è sufficiente a rendere credibile un processo. La domanda è alla base di una ricerca e dare una risposta a questa domanda è lo scopo dello scienziato. Alla storia di Siani mancano domande, ipotesi, processi e risposte.
Ho trovato poco credibili coloro che nella storia sono definiti scienziati. Per fare un esempio: Un famoso e stimato medico psichiatra terrestre afferma, durante una conferenza, d’essersi limitato per anni a imbottire i propri pazienti di farmaci, poiché nessuna scoperta scientifica ha mai trovato altro modo di curare la psicosi. Annuncia con zelo d’aver fatto una strabiliante scoperta, inviando messaggi al proprio inconscio. Trascorre giorni di meditazione all’interno di una camera insonorizzata. Il risultato è un viaggio extracorporeo che lo ha condotto a incontrare parti del proprio io a spasso per un altro pianeta. Lo scienziato sostiene che influenzando gli stati d’animo di tali parti l’uomo terrestre non avrebbe più avuto problemi di psicosi. Afferma inoltre d’aver scoperto (proprio lui) che la psiche è influenzata dalle esperienze e dall’ambiente socio culturale in cui un soggetto vive. In conclusione, lo yoga è la risposta. Il fatto che ho trovato più sorprendente è quando, dopo estenuanti ricerche (viaggi extracorporei e incontri extraterrestri), il dottore decide di mollare tutto, poiché troppo rischioso. Sconfinare con la mente può alterare gli equilibri dell’universo, riducendo tutto alla non-esistenza.
I personaggi mi sono piaciuti. Dimenticata la separazione razziale tra Pypidici e Ipa, che a mio avviso è debole, ho apprezzato la caratteristica degli abitanti di Globe di possedere un’aura energetica che avvolge i loro corpi e che muta d’intensità in relazione agli stimoli emozionali.
In conclusione, non mi ha convinta. Troppe volte mi sono chiesta perché? E la risposta divina che ho attenuto alla fine della lettura non mi ha soddisfatta.
Angela Gagliano