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Recensione a: “Luoghi oscuri” di Miriam Palombi

Creato il 26 gennaio 2015 da Soleeluna
copertina luoghi oscuri -

La recensione del Sole e Luna Blog

Buongiorno, lettori del Sole e Luna Blog.
Oggi recensiamo un’opera che era in priorità da molto tempo, ci scusiamo subito con l’autrice per averla fatta attendere diversi mesi, ma eravamo oberati da tante altre letture e soprattutto abbiamo deciso di scambiarci questo libro – era in cartaceo – per una più attenta e completa recensione.

Quella che vi presentiamo oggi è una raccolta di racconti horror scritta dalla giovane autrice Miriam Palombi. Una serie di racconti che sono intrisi di suspance e inquietudine come si richiede a dei testi horror. Ogni storia ha un “mostro” da svelarci, una paura che ci fa compagnia attraverso luoghi e cose comuni che scesa la luce del sole, appaiono nella loro spaventosità.

Nei racconti troviamo tutti i temi dell’horror classico, filone che l’autrice ha cercato di seguire scrivendo il suo libro. C’è riuscita?

In parte, ma non sempre la tensione regge il filo narrativo rendendo la lettura scontata. Anche l’evolversi delle vicende, o addirittura la loro fine, sembra spesso poco curata, scritta senza una vera logica. Il lettore si trova di fronte a fatti senza capire attraverso cosa ci sia arrivato. Oppure, accade che la storia non possa essere goduta a pieno poiché le scelte dei personaggi e la descrizione degli ambienti appaiono tanto scontati da non destare stupore quando poi l’orrore si manifesta.

Sicuramente apprezzabile l’dea di trasformare dei luoghi apparentemente sicuri in luoghi oscuri.

A nostro avviso l’autrice avrebbe potuto, però, spendere meno parole per “avvertirci” di quello che ci si troverà davanti.
Tanto per fare un esempio, in un racconto un ragazzo decide di sfidare la sorte e scendere nei pericolosi cunicoli di Parigi per cercare qualcosa. Bella l’ambientazione, permette di far salire l’adrenalina a mille se ci si riesce a immedesimare nel personaggio, ma poi ecco che il protagonista si trova di fronte a un cartello in cui lo si avverte di non proseguire e lui cosa fa? Naturalmente va avanti! Se quel cartello non ci fosse stato e le voci spettrali fossero arrivate all’improvviso, la storia ne avrebbe guadagnato.

Lo stile dell’autrice risulta non molto esperto. Un buon editing avrebbe potuto alleggerire il testo da parole superflue che descrivono le vicende. C’è una regola che ogni scrittore dovrebbe seguire, quella del show, don’t tell quindi, quando si vuol rendere qualcosa “agghiacciante” non c’è bisogno di scriverlo più volte, si potrebbe addirittura non farlo mai, ma farlo vedere al lettore, far sì che gli si accapponi la pelle al ricordo di quello che gli abbiamo mostrato.

Forse il genere scelto dall’autrice è molto difficile da gestire. L’horror, per essere un buon horror deve contenere elementi di originalità superiori a qualsiasi altro genere per non risultare una storia trita e ritrita. Originalità che la si può trovare anche nei luoghi comuni della letteratura del terrore. E poi, il genere è volto a spaventare, a terrorizzare il lettore. Sicuramente suscitare in lui questo tipo di reazioni non è semplice, bisognerebbe aver letto molti horror, aver visto molti film (notiamo che l’autrice lo fa), essersi informati sul genere: ci sono degli schemi da seguire in questo genere? Dei consigli utili?

In sostanza, questa raccolta risulta ancora acerba, priva degli elementi che potrebbero renderla gradevole agli amanti del genere.
Le idee ci sono, manca solo il loro adeguato sviluppo.


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