Sono sempre attratta dai romanzi storici che parlano dei Borgia. D’altronde è una delle famiglie aristocratiche italiane, la cui storia non può che non affascinare. Lucrezia con la sua personalità eclettica, Rodrigo (papa Alessandro) con la sua ambizione, Cesare…beh…Cesare è Cesare. Ma quello che mi ha spinto ad acquistare un ennesimo libro che parlasse di questa famiglia è stato il protagonista di queste vicende. Juan Borgia, Giovanni, il primogenito di papa Alessandro, il figlio sul quale il papa aveva puntato tutta la sua ambizione.
Di Giovanni si parla sempre molto poco, probabilmente perché rispetto ai fratelli, ha avuto una vita più breve e quindi meno densa di scandali. Eppure il suo omicidio resta un mistero ancora oggi.
Chi ha ucciso Juan Borgia e perché l’ha fatto?
Requiem per il giovane Borgia parte con un inizio abbastanza lento. Un incipit che però ci mostra tutta la natura umana di un papa che sembra non avere affetti se non il raggiungimento dei propri traguardi. L’ansia che Rodrigo prova quando i servitori gli annunciano che Juan non ha fatto ritorno a palazzo lo rende da subito umano. Ammetto di non provare una grande antipatia per questo papa. L’ambizione sociale, a quei tempi, caratterizzava tutti e i mezzi con cui ognuno raggiungeva i propri scopi, oggi ci appaiono discutibili, ma allora erano all’ordine del giorno.
È facile puntare il dito su un uomo come Borgia. Uno straniero che si trova a Roma da solo, deciso a innalzare il nome della sua famiglia, una famiglia che lui ama. Di altra natura è la sua condotta morale che però, diciamocelo, diventa un problema solo in riferimento alla religione cattolica che prevede che i servi della chiesa non prendano moglie.
Non entro in merito di questo argomento che non ha nulla a che fare con il romanzo che ho appena letto. Non ce l’ha, ma leggere le prime pagine in cui il dolore di quest’uomo ai vertici della chiesa romana, è così forte e palpabile, fa molto riflettere.
Se ne sono scritte tante sulla perversione di questa famiglia, ma dove stia la verità non lo sapremo mai.
Prendendo come spunto l’assassinio di Giovanni, le sorelle Martignoni ci regalano un affresco storico in cui ogni possibile assassino ci mostra un pezza di avvenimenti storici.
Erano in molti coloro che potevano volere il rampollo della famiglia Borgia morto. Gli orsini, Della Rovere, gli Sforza…e sì, anche il fratello Cesare poteva avere un movente per volerlo morto. Ho apprezzato però particolarmente il risvolto psicologico letto dalle autrici. Cesare poteva sì voler morto il fratello maggiore, ma avrebbe rischiato tanto? Se il padre non avesse retto alla morte di Giovanni, anche lui avrebbe perso tutto.
Tutti i possibili mandanti dell’assassinio avevano un buon movente, causa che le due autrici ci spiegano alla perfezione entrando nella psicologia di questi potenti uomini del passato del nostro paese.
Quando ho iniziato questo romanzo ero certa di potermi accorgere di qualche differenza nello stile di scrittura. I romanzi scritti a quattro mani, se pur ben amalgamati fra loro, mantengono lo stile di ogni autore. In questo non accade, la storia prosegue senza che si percepisca mai lo stacco di narrazione.
Ho letto davvero un buon romanzo e sono sicura che andrò alla ricerca di altri libri di queste brave autrici.