“Stringevo a me quel fagottino con estrema tenerezza: ero davvero felice di aver ricevuto in regalo un compagno di giochi. Allora non potevo sapere che mamma e papà mi avevano regalato un giocattolo rotto”
Edoardo è un bambino come tanti, ha una bella famiglia, una vita serena e aspetta l’arrivo del fratellino con ansia. Ha solo tre anni e quando nasce Nazario nessuno sa ancora che presto quella gioia si tramuterà in un incubo. Il piccolo infatti cresce apparentemente sano, almeno finché, all’improvviso, non inizia a manifestare strani tic nervosi che si fanno sempre più insistenti.
La vita di Edoardo cambia radicalmente, niente più feste di compleanno, nessun amichetto da invitare a casa. Lui si vergogna, non vede il fratello come un diverso, ma sente se stesso in quella maniera. Non è più come i compagni, in casa sua Nazario non può usare bicchieri di vetro, ogni cosa è volta a preservare l’incolumità del fratellino.
Sono poche pagine quelle che ci presenta Ismaela con il suo romanzo. Poche, ma davvero intense, scritte con la mano esperta di chi conosce i disturbi della personalità. Questo romanzo non è una denuncia, non vuole nemmeno essere un racconto della sofferenza di Nazario, tutt’altro. Il vero protagonista in queste pagine è il dolore di Edoardo. E’ lui a sentirsi in colpa, a provare vergogna per desiderare una vita normale. Lui che perde il sorriso e la voglia di stare con gli altri, che cresce sentendosi sempre un passo indietro.
La scrittura di Ismaela è fluida e diretta, non troverete termini medici perché a raccontare la storia è un ragazzo e il linguaggio usato è consono al protagonista. Non ci sono grandi ambientazioni, ma vi assicuro che ci sono immagini della casa che vi rimarranno impresse anche dopo giorni che avrete finito il romanzo.
Non c’è un lieto fine, o meglio, immaginate la vita con tutti i suoi possibili e mutevoli finali. ognuno di essi porta con sé del buono e del cattivo e questo è ciò che troverete in questo romanzo.
I personaggi sono molto forti. Edoardo lo conoscerete a fondo, in ogni aspetto della sua personalità, ma non aspettatevi di trovare altre presenze che possano rubargli la scena, perché la mia impressione è stata che anche Nazario sia passato in secondo piano nei confronti del fratello maggiore e credo che questa sia una scelta voluta e ponderata dall’autrice.
Ne esce un romanzo diverso dal solito, dove non si parla tanto dell’handicap e delle privazioni che questo comporta in chi ne soffre, ma i veri protagonisti sono gli altri, coloro che vivono accanto a un portatore di handicap.
Un esordio che non potete perdere, un romanzo dolce e allo stesso tempo molto duro che vi resterà nel cuore.