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Recensione ad “A-mors”, l’ultimo libro di Laura Bellini

Creato il 19 febbraio 2015 da Soleeluna
Recensione di Dylan Berro

Recensione di Dylan Berro

Ed eccomi qui a recensire il quarto? quinto? ho perso ormai il conto di tutti i romanzi che Laura ha pubblicato e che io ho letto, ma questa ragazza procede spedita come un treno (senza i ritardi cui ci ha abituati Trenitalia) e nessuno la può fermare, e devo ammettere che è piacevole per noi lettori, perché possiamo sempre attingere ai suoi piacevoli libri e, quindi, avere ogni volta qualcosa di suo da leggere.

Veniamo all’ultimo libro pubblicato, A-MORS, che in realtà è uno dei primi se non addirittura il primo che ha scritto! La sinossi è perfetta, non svela troppo (come spesso invece capita con tanti romanzi) e invoglia alla lettura.

Il libro parla della fine della vita sulla Terra (o meglio del genere umano) e strizza l’occhio ad alcuni elementi fantasy, che però alla fine sono solo il contorno di varie vicende molto reali.

I protagonisti sono diversi e comprendiamo le vicende dal racconto di ciascuno di loro (è un romanzo corale).
All’inizio conosciamo Amelia, che nasconde un segreto molto grande e importante e che lascia ai suoi vecchi amici (Vittoria, Sara e Federico) un casolare in eredità, un luogo dove essi possano rifugiarsi e continuare la loro esistenza quando avverrà la fine del genere umano, messo gravemente in pericolo da un gruppo di uomini venuti sulla Terra per conquistarla. Essi, tuttavia, hanno un grande difetto: non comprendono i sentimenti degli umani, non sanno provare emozioni.
Nel frattempo si susseguono le vicende di Vittoria, Sara e Federico, che dovranno mettere in pratica le loro abilità ed esperienze per continuare a vivere, ma si ritroveranno attanagliati anche da molti dubbi e rimorsi e pure dalla loro vecchia vita. E allora in che modo le vicissitudini passate possono ancora influenzare il presente?

Il romanzo affronta temi interessanti, mi ha soprattutto colpito il paragone che si può scorgere tra le righe: l’egoismo dell’uomo contrapposto alla sua solidarietà. Quanto l’uomo, in punto di morte o comunque in un momento in cui rischia la propria vita, pensa a se stesso? E quanto è incline alla filantropia? Be’, per Laura la maggior parte degli individui sarebbe più volta a tutelare il proprio interesse, ma c’è una piccola parte che invece è disposta al sacrificio, che farebbe qualsiasi cosa pur di mostrarsi d’aiuto.

Questo è un buon romanzo che ha il sapore di una fiaba, non è molto lungo (finisce troppo in fretta, ogni volta Laura mi lascia con l’amaro in bocca, perché potrebbe scrivere altre pagine) ed è capace d’intrattenere fino alla fine.
Superflua la spiegazione del titolo, bello  e malinconico l’epilogo!

Dylan Berro


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