Titolo: Aethra
Autore: Michalis Manolios
Editore: Kipple officina libraria
Anno: 2011
Voto:
Trama:
Dal vincitore del premio internazionale Aeon Award, un racconto tanto intenso quanto inquietante che parte come un’indagine investigativa sull’omicidio di un critico d’arte per arrivare a toccare i temi della clonazione umana e della responsabilità individuale. La Villa di Aethra infatti non è soltanto il luogo del delitto, ma anche la fucina dove si creano oggetti d’arte al cui interno è intrappolata una copia “senziente” della padrona di casa. Spetta al commissario Costas stabilire chi è il colpevole, cosa è realmente accaduto e soprattutto perché…
Recensione
Il commissario Costas deve indagare sull’omicidio di un critico d’arte e per farlo, si reca nella Villa di Aethra, un’artista dalla bellezza suprema.
Nella casa perversamente arredata con cloni sparsi ovunque e adibiti a mobilia, l’arte si mescola a un insano senso estetico, tale da provocare un disagio nel commissario che lo distoglierà, a tratti, dal suo compito. Figure femminili vegetano al cospetto dell’uomo scrutandolo e mettendo a dura prova i suoi istinti maschili. Aethra si rivela una creatura inquietante, le sue opere sono copie fedeli ma cerebralmente inibite di lei stessa. La casa è una vetrina di arte viva nella quale ogni clone è imprigionato in una condizione che turba i sensi, un’aberrante e prepotente alterazione del potere umano a dispetto di quelle povere creature che sembrano costrette a inscenare ogni attimo della loro miserabile esistenza un macabro teatrino degli orrori. L’indagine condurrà il commissario a una sorprendente e inaspettata risoluzione del caso…
Aretha, custode di arte e mistero, attraverso gli avvenenti cloni appaga il desiderio morboso di essere al mondo. Ritrovando in ogni dove le immagini che la ritraggono in improbabili pose, lei diviene parte integrante della sua dimora, specchio di un visionario bisogno di apparire, pur rimanendo lei l’unica e sola matrice originale. Nonostante le molteplici copie, infatti, la donna non ha creato che un’idea di se stessa, abilmente privata dell’intelletto che consentirebbe alle creature di spingersi oltre la linea che separa l’umano dall’artefatto, riservandosi senza pudore la prerogativa della propria incomparabile esistenza.
L’autore firma un racconto interessante e ben scritto; il personaggio di Aretha si presenta come una squisita sintesi della ben nota contraddizione dell’animo umano sospeso, come spesso accade, tra verità e finzione.