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[Recensione] Alec di Kerry – Lynn Flewellyng

Creato il 12 settembre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Alec di Kerry – Lynn FlewellyngTitolo: Alec di Kerry
Autore: Lynn Flewelling
Editore: Editrice NORD
Traduttore: Annarita Guarnieri
ISBN: 978-8842910220
Num. Pagine: 543
Prezzo: Non pervenuto
Voto: [Recensione] Alec di Kerry – Lynn Flewellyng

Trama:
Mentre si profila l’ombra di un conflitto drammatico, due segreti sconvolgenti mettono a dura prova gli avventurieri più abili del regno. Seregil di Rhiminee e Alec di Kerry sono molto di più che una coppia di amici o di colleghi. Ladri, agenti segreti, un po’ esperti di magia, sono due dei più abili e inventivi avventurieri del loro tempo. Da quando, dopo averne fatto il suo adepto, Seregil ha insegnato ad Alec tutti i segreti del mestiere, insieme hanno messo a segno colpi straordinari e concluso con successo missioni apparentemente impossibili. Furti e spionaggio, travestimenti e raggiri sono il loro pane quotidiano; gli amici sono affascinati, i nemici, frastornati, li odiano. Cosa bolle in pentola, ora, che scuote fino nelle viscere il reame in cui hanno finalmente trovato asilo? Una guerra devastante si profila all’orizzonte, eppure l’attenzione di Seregil e Alec è distolta da qualcosa di ancora più grave. Il mago Nysander ha convocato Seregil per metterlo a parte di uno sconvolgente segreto, che deve essere mantenuto a qualunque costo e il cui disvelamento potrebbe causare addirittura la morte sua e di Alec. Quest’ultimo, a sua volta, comincia a intuire che una verità celata e perturbante si nasconde nel suo passato. Che ne sarà ora dei due formidabili avventurieri? Insieme a un pugno di ardimentosi compagni si troveranno ben presto catapultati al centro di un formidabile intrigo, che li obbligherà a fare ricorso a ogni loro abilità.

Recensione:
Secondo capitolo della saga Nightrunner – la recensione del primo capitolo QUI - in cui ritroviamo Alec e Seregil alle prese con i battaglioni di Plenimar che avanzano conquistando terreni sempre più ampi. I due protagonisti saranno sempre affiancati dal fido Micum e dal saggio Nysander, e troveranno sia in Thero che in Beka dei validi aiutanti, anche se forse non come avevano previsto inizialmente.
Come sempre lo stile della Flewelling è sciolto anche se raffinato e ricercato com’è giusto che sia un fantasy di questo stampo, e tuttavia i dialoghi riescono a essere informali e personali, mai forzati o esageratamente schematici, che rivelano una colloquialità tra i personaggi che li rende tangibili, non solo parole stampate su carta ma evocandoli nella mente del lettore con chiarezza. Punto di forza di questi romanzi, infatti, è il ricorrere a piccoli espedienti quali la descrizione di gesti, carezze, occhiate, movimenti che nella vita reale appaiono normali, ma che spesso nella narrativa vengono sacrificati per una scrittura meno ampliata. Qui invece i dettagli sono importanti, rivelatori di sensazioni e atmosfere che valgono tanto quanto le descrizioni stesse, disegnando avvincenti scenari o situazioni voluttuose o quotidiane, facendo sì che tutto sia permeato di un ammirevole realismo che ovviamente non permette di abbandonare il romanzo per un solo attimo.
In quest’avventura molte vicende avviate nel primo romanzo raggiungono il proprio apice: il peso della magia si fa più potente, le scelte tattiche di guerriglia si districano tra orrori sacrificali e creature senza tempo, nuove alleanze e tradimenti, sorprese e dolori, scoperte e ammissioni che si susseguono con brevi soste tutt’altro che fuori luogo, che anzi stemperano bene la tensione creata dalla fitta trama.
Particolarmente gradevole il finale (sì, lo so, sono una maniaca e ne vado fiera) che fortunatamente non è stato quello che avevo immaginato, bensì si è rivelato più dolce – e più romantico – di quanto avessi potuto sperare, visti gli accadimenti.
Un seguito avvincente, più drammatico e tragico del prequel, che però non ha tradito la vena di ironia e il carattere perfettamente tratteggiato degli eroi che si sono mossi tra le pagine senza mai scadere nell’incoerenza o nella banalità, ma rimanendo fedeli a loro stessi, con estremo gaudio della sottoscritta.


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